Nell’articolo pubblicato da “La Nuova del Sud” Vincenzo Folino, uno dei leader lucani di Mdp-Articolo 1 avverte il Pd: “No ad altre primarie fraudolente”. Di seguito la nota integrale e la replica di Vincenzo Viti (PD) alle dichiarazioni di Vincenzo Folino.
Regionali 2018, Folino (Mdp Articolo 1) avverte il Pd: “No ad altre primarie fraudolente”
Con o senza il Pd aprire il cammino per una coalizione di centro sinistra in vista delle Regionali 2018. “Il Pd non è indispensabile alla Basilicata”. Con il Pd solo se quest’ultimo decide di rompere con l’atteggiamento portato avanti dalle istituzioni dem negli ultimi anni: “Un modo di intendere politica e governo come asservimento delle istituzioni alle persone”.
Un’ampia compagine partitica da mettere su partendo dallo strumento delle primarie, “purché si tratti di un mezzo civile e non fraudolento come è accaduto in passato nello scontro Pittella-Lacorazza”, primarie che facciano misurare la forza dei rispettivi consensi delle due probabili candidature. Un confronto interno che veda Bubbico contro Pittella. Inaccettabile al contrario, un’alleanza che muova dalla riconferma tout court della premiership dell’attuale presidente, come pure in ambito renziano del Pd si immagina possa accadere qualora Pittella si renda disponibile per un secondo mandato. Ma l’apertura a sinistra per l’onorevole Vincenzo Folino, da noi intervistato in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’evento “Fondamenta: energie pe la Basilicata” (promosso da Articolo Uno-Mdp a Potenza il 22 e il 23 settembre prossimo) non deve guardare alle singole persone. Ma partire dai valori e se ci deve essere una convergenza con il Pd, allora deve trarre spunto proprio da una nuova rottura, un “ravvedimento operoso, una volontà alla discontinuità con il passato”.
Regionali 2018, Viti replica a Folino
Leggo il succo del pensiero di Vincenzo Folino (che ho conosciuto bene nelle virtù e negli eccessi) alla vigilia della Festa del suo nuovo partito. Una requisitoria,quasi un Armageddon,un giudizio di Dio,infervorata di legittime ambizioni quali quella di “ricostruire” dalle Fondamenta una casa madre corrosa dalla corruzione nei metodi e nei fini,ma anche da riflessi di cattolicesimo penitenziale quando chiede al Pd (o a ciò che ne resta) un “ravvedimento operoso”. Da affidare magari alla assoluzione e benedizione di un Abate di antico mestiere.
So che andrebbero rispettate tutte le opinioni, anche quelle incendiarie e perciò provocatorie che mirano ad impaurire le guarnizioni insediate nei provvisori accampamenti eretti da un Pd in attesa, per estenuazione o per bancarotta,della Weimar prossima ventura.
E ciò vale per Folino come per chiunque avverta la difficoltà di frequentare ambienti della politica che considera refrattari ad ogni indizio di rinnovamento.
Ma una qualche domanda tuttavia appare utile e doverosa, se posta con spirito amichevole e costruttivo.
Davvero quel “ravvedimento operoso”, quindi non intimistico ma amministrato dalla ragion pratica,dovrebbe riguardare solo il PD o il suo Fantasma dell’Opera? Tenendo conto di “quanto”PD rimane assiepato dietro speranze e bandiere tuttora non ammainate ?
È giusto immaginare o sostenere che tutto sia andato rovinando all’indomani della diaspora che ha segnato la rottura e quindi la scissione? Possibile che i nodi del cosiddetto fallimento della Impresa Regionale nella sua storia pluriennale e plurigenerazionale non portino tracce, sagome, reperti o impronte che ognuno di noi ha seminato e di cui,per alzheimer,non serba coscienza né memoria ?
Il ravvedimento,soprattutto se operoso, deve perciò intendersi come pratica universale e collettiva o come penalità da infliggere solo a quanti non accettano di seguire la antica cometa che pretende di illuminare il mondo nuovo?
Mi era parso di comprendere da una persona di sicuro equilibrio e di provata intelligenza,qual’e’ Bubbico,
che il PD più che un avversario da ravvedere mediante un’opera,problematica,di evangelizzazione, fosse da considerarsi un interlocutore da chiamare al confronto,ad una verifica leale delle contrapposte ragioni e possibilmente ad un nuovo approdo e a un nuovo inizio. Quindi ad una radicale rigenerazione culturale, ideale e morale : quella che ispirò, forse non a sufficienza,i costituenti del Lingotto. E che ha manifestato e manifesta debiti di ossigeno.
Concludo con una piccola ma amara verità. Se il PD è esploso, e da noi con una singolare partitura che ha ridisegnato i confini di vecchie agglomerazioni sentimentali e correntizie, è perché è saltato il compromesso,fra generazioni , fra sensibilità politiche e fra storiche appartenenze,che illuse potesse valere una più lunga durata.
È mancata quella contaminazione, questa si operosa, che creasse quelle Fondamenta che oggi si pretende di ricostruire, a partire da innocenze che non esistono se non a prezzo di una conversione collettiva.
Vincenzo Viti
Regionali 2018, Folino controreplica a Viti
Caro (zio) Vincenzo
apprezzo la grande forza d’animo che ti spinge ad interloquire con me, (incendiario infervorato) e la tua consapevole ammissione del drammatico disastro della politica lucana (del centrosinistra in particolare che chiami “fallimento”), per la quale interroghi anche la mia coscienza e la mia memoria, ricorrendo nella tua solita retorica alla evocazione di una patologia (Alzheimer) che colpisce tante persone (tra cui mia madre).
Devo dire (chiedo scusa per la nota personale) che mia madre resiste positivamente al progredire del male proprio grazie all’esercizio della sua memoria e della sua forte coscienza, e in attesa che i progressi della scienza leniscano le nostre ansie per il futuro,con la coscienza e la memoria ben salda proverò a replicare nel solco complicato (per me esistenziale) tra vicenda politica e personale che tu hai tracciato.
Comincio con un ricordo della prima volta che ti ho ascoltato: era il 1977 a Castelmezzano e da assessore alle attività produttive ponesti nella discussione sulla istituzione del Parco naturale di Gallipoli-Cognato tutto il peso del tuo potere contro il giovane Sindaco di Pietrapertosa, con una minaccia di baratto (la tacitazione del dissenso contro il finanziamento di un albergo). La risposta di quel sindaco fu orgogliosa e dignitosa, ma quell’opera non si è mai più fatta, sono passati 40 anni ed ora come allora i tuoi amici esercitano ancora così il proprio potere, i finanziamenti si assegnano se sei amico, se “appartieni”, senza programmazione e senza regole.
Ragioniamo sulle tracce e sulle impronte, le mie, le nostre, quelle dei comunisti lucani ci sono tutte, da un giudizio equo e comprensivo sulla classe dirigente lucana della prima repubblica, in particolare quella democristiana, che ci portò a costruire ilscondo centrosinistra (per parte nostra senza arroganza e senza subalternità) ad una costante apertura anche a coloro che in una prima fase non scelsero il Ppi di Martinazzoli ma il campo avverso berlusconiano, compreso te, esponente di rilievo nazionale.
Invochi una riflessione collettiva, io sono totalmente d’accordo e allora interroghiamoci sui percorsi di formazione e di valutazione delle classi dirigenti successive alla tua, messe in campo con grandi responsabilità dopo i primi dieci anni del nuovo centrosinistra, su come hanno gestito i governi, sulla relazione tra politica e istituzioni, tra potere e consenso. Vorrei ricordare le sfumature e spesso le differenze nella concezione e nella gestione, tra chi ha nominato i propri “amici” e chi si è aperto alla società civile, anche valorizzando competenze culturalmente differenti dalle proprie, forse è su tutto ciò che bisogna riflettere e individuare le cause e le ragioni della rottura di quello che tu chiami “compromesso fra…”.
Ma quel compromesso salta anche per le sconfitte a Matera città, quella del 2007 e quella recente del 2015, sconfitte nelle quali alla problematicità interna e ad una dialettica confusa ed entropica si risponde con il classico trasformismo meridionale. La seconda sconfitta è ancor più drammatica e devastante, sia perché segue il grande risultato dell’attribuzione del titolo di Capitale della cultura per il 2019, con la conseguenza di impantanare quel percorso fino al rischio di un totale e drammatico fallimento, sia per il coinvolgimento (anche qui fraudolento) di importanti personalità di livello regionale, a cui segue il pasticcio finale di questi mesi. Eppure i Ds lucani, con Luongo prima e con me dopo, hanno sempre dato prova di apertura, dialogo, ricerca dell’equilibrio plurale e di grande limpidità politica. Non mi sfuggono ovviamente le ragioni complesse alla base degli accadimenti, ma le responsabilità vanno attribuite e valutate con equità e con profondità di analisi e non con “accrocchi” di potere.
Tutto ciò prosegue anche con la gestione raffazzonata delle relazioni istituzionali, come abbiamo visto l’altro giorno a Matera con la visita di De Vincenti (del merito e della presa in giro sulla vicenda ‘Ferrandina – Matera’parleremo in seguito), le esibizioni di un potere discriminante verso talune importanti associazioni come la Confapi ci riportano molto indietro non solo sul piano della politica ma anche su quello della civiltà.
Non intendo pormi al di sopra di nessuno, assumo da sempre la mia parte di responsabilità (oggettiva e soggettiva) e degli errori inevitabilmente compiuti, ma non posso sottacere la particolarità delle mie posizioni, dalla vicenda della crisi industriale, alla vicenda petrolio a quella relativa ai costi della politica e dei cosiddetti privilegi, posizioni assunte pubblicamente in maniera chiara e limpida, trovandomi spesso in minoranza, talvolta isolato e bersagliato perché fuori dal coro.
Sono nato e vissuto nella politica e con la politica, non intendo rivolgere lo sguardo al passato (se non per l’analisi), avendo ricevuto sempre fiducia e consenso che mi hanno portato a svolgere ruoli molto rilevanti, intendo ricambiare questa fiducia accompagnando ancora una volta pezzi di classi dirigenti a ritrovare una funzione e un progetto per la Basilicata: con lo sguardo rivolto al futuro intendo solo affermare quei valori progressisti e della sinistra che alcuni hanno portato nella polvere.
Non intendo esprimere giudizi sulle persone, bensì sugli atti e sulle politiche e non mi pare che il governo di questa regione brilli per efficienza, risultati e qualità (in senso lato) del governo, né si può sottacere sulle gravi conseguenze per la vita politica e democratica della nostra comunità regionale a causa dello stato di fatto del principale partito politico e della sua attuale classe dirigente e quindi porsi l’obbiettivo di rifondare il centrosinistra lucano (con o senza il Pd) con una giusta e necessaria discontinuità di metodi, relazioni e progetto politico attraverso un confronto civile, aperto, inclusivo tanto con le forze produttive e sociali quanto con il mondo ambientalista e quello del volontariato, nonché con i territori e con tutte le variegate famiglie politiche di questa terra con le quali un Pd chiuso in se stesso, nel proprio blocco di potere e attraversato da lotte intestine, ha rotto ogni relazione provocando emarginazione, rassegnazione e frustrazione in vasti ceti e in particolare nelle giovani generazioni.
In questo contesto Filippo Bubbico, che rimane una risorsa per questa parte della politica lucana, un uomo delle istituzioni, ben relazionato al governo nazionale, super partes molto più di me (come tu dici) può svolgere una funzione di garanzia e di dialogo, al di là di ruoli o incarichi che sono sempre materia di confronto dialettico collettivo.Ma nello scenario lucano la forza di tante donne e uomini della sinistra, i loro valori, le loro posizioni sono determinanti e non possono essere piegate da un postumo “Caf”, per giunta di poco valore. E’ forse il caso che una persona di grande cultura politica come te ne prenda atto e per una volta si comporti in modo conseguente e coerente.
Con affetto, Vincenzo Folino
Le accuse di Folino appaiono molto gravi quando parla di “amici”, così’ come quando riporta qui (https://www.youtube.com/watch?v=Res-ncMvFKg) pubblicamente dal minuto 10:57 in poi (es. … vantaggi dall’art. V per Marcello Pittella e la sua famiglia ……): ma gli inquirenti, apprendendo tali pur velati fatti dai media, non dovrebbero agire d’ufficio?