Giovedì 12 ottobre 2017, alle ore 19:30 presso la Parrocchia Maria Madre della Chiesa,
Padre Chavez, sacerdote messicano, presenterà alla città di Matera e ai fedeli il Mistero della Tilma (mantello) di Juan Diego, indigeno messicano, su cui si impresse in modo misterioso, l’immagine della Madonna di Guadalupe.
“Lo aveva chiesto come un favore personale (Papa Francesco), alla vigilia del viaggio (in Messico): poter restare qualche momento solo davanti all’immagine della Vergine di Guadalupe. Sabato pomeriggio, al termine della messa celebrata nel santuario mariano, Papa Francesco è stato accontentato. E così per circa venti minuti è rimasto in preghiera da solo nel Camarín, davanti alla tilma di Juan Diego con impressa la miracolosa effige” (da Osservatore romano del 15/2/2016).
I MISTERI DELLA TILMA
dal libro di Antonino Grasso: “GUADALUPE” – Gribaudi, Milano
L’IMMAGINE
La tilma (mantello) su cui è impressa l’immagine della Vergine di Guadalupe, è costituita da due teli di ayate, un ruvido tessuto di fibre d’agave, usato dagli indios poveri per coprirsi. Le due parti sono unite da un filo molto sottile. L’immagine è di 143 centimetri, di carnagione un po’ scura, per cui il popolo messicano affettuosamente la chiama Virgen Morena o Morenita. Essa è circondata da raggi solari, ha la luna sotto i suoi piedi, ed è sorretta da un piccolo angelo, le cui ali sono ornate di lunghe penne rosse, bianche e verdi. I tratti del volto sono tendenti al meticcio, per cui anche oggi, a distanza di secoli, la Vergine di Guadalupe appare tipicamente “messicana”. Sotto un manto regale dal colore verde-azzurro coperto di stelle dorate, la Vergine indossa una tunica rosa coperta di fiori dorati e stretta sopra la vita da una cintura viola scuro che, presso gli aztechi, era il segno di riconoscimento delle donne incinte e, indica, quindi, la divina maternità di Maria.
IL DIPINTO E LA TILMA
In base ai risultati di approfondite analisi scientifiche, iniziate già nel 1666, sarebbe stato assolutamente impossibile dipingere ad olio o tempera un’immagine così nitida sull’ayate e conservarla così bene fino ad oggi. Secondo Miguel Cabrera, che condusse diversi esperimenti sulla tilma a partire dal 1751, l’immagine in sostanza non è un dipinto, essendo i colori come incorporati alla trama della tela e lo stesso tessuto dell’ayate avrebbe dovuto disgregarsi in breve tempo nelle pessime condizioni climatiche della radura ai piedi del Tepeyac. L’impossibilità a resistere in simili condizioni da parte di una pittura eseguita senza preparazione del fondo, è testimoniata dall’esperimento condotto dal medico José Ignacio Bartolache, il quale tra il 1785 e il 1787, fece realizzare da filatori e tessitori indigeni, diversi ayates, il più possibile simili a quello di Juan Diego. Dopo diversi tentativi e scelti quelli che sembrano più vicini, all’occhio e al tatto, all’originale, incaricò cinque pittori di eseguire copie della Morenita sulla tela non preparata, adoperando i colori e le tecniche di pittura in uso al tempo delle apparizioni. Una delle copie, precisamente quella dipinta nel 1788 da Rafael Gutiérrez, viene collocata il 12 settembre del 1789 sull’altare della Capilla del Pocito, da poco eretta accanto al santuario, ma ci rimane solo pochi anni: nonostante fosse protetta da due spessi cristalli, dovette essere rimossa dall’altare già nel 1796, perché completamente rovinata.
L’armonia perfetta della Madonna di Guadalupe
Durante il convegno sull’attualità della Chiesa cattolica in America Latina, si torna a discutere dell’immagine della Vergine morena.
ANDRÉS BELTRAMO ALVAREZ
Si tratta di un’armonia perfetta. Musica celestiale creata dalla sovrapposizione fra le stelle e i fiori dell’immagine della Madonna di Guadalupe sul pentagramma. Una spettacolare scoperta matematico-scientifica che sarà presentata nella Santa Sede durante un convegno sull’attualità della Chiesa cattolica nel Continente americano. «Splendore della bellezza nell’immagine della Nostra Signora di Guadalupe» è il titolo della conferenza in programma martedì 11 dicembre presso l’auditorio San Pio X. Il sacerdote messicano Eduardo Chávez, direttore dell’Istituto Superiore di Studi Guadalupani, spiegherà le ultime ricerche sulla “tilma”, il panno di stoffa vegetale sul quale, miracolosamente, è rimasta impressa l’immagine di una Madonna meticcia nel 1531.
Negli ultimi 481 anni, l’immagine ha attirato l’attenzione di milioni di persone: ecco perché il santuario che la custodisce, nel cuore della Città del Messico, è il luogo sacro cristiano più visitato al mondo. Con un numero di pellegrini superiore a quelli che si recano presso la Basilica di San Pietro. Lungo i secoli, artisti e scienziati hanno cercato di svelare i segreti dell’immagine che non è stata dipinta, perché non ci sono i tratti delle pennellate. Nel 1666 diversi chimici avevano affermato che una stoffa vegetale di quelle caratteristiche non poteva durare a lungo. Sono passati quasi 5 secoli e la stoffa è ancora intatta. Con il passare del tempo, le ricerche sulla Madonna hanno permesso di scoprire alcuni aspetti sorprendenti di questa immagine di “fattura divina” . Viene considerata tale perché, diversamente da quanto successo con le apparizioni di Fatima e Lourdes, nessuna mano è intervenuta nella sua creazione. Si è stampata miracolosamente, dice la tradizione, quando l’indigeno e veggente, San Juan Diego, stese il manto in presenza del vescovo fra Juan de Zumárraga, nel dicembre del 1531. Nel 1929 alcuni studiosi hanno scoperto che gli occhi della Guadalupe riflettono delle macchie, come se fossero umane: un fatto che è stato confermato da oftalmologi specializzati. Nel 1979 sono cominciati gli studi computerizzati. Poi si è scoperto che i fiori e le stelle presenti nell’immagine corrispondono alla perfezione con la localizzazione dei vulcani del Messico e alle costellazioni che si vedevano nel cielo al momento dell’apparizione. La disposizione degli stessi elementi ha creato anche una melodia perfetta. Classificata come “celestiale”, perche proviene dalla posizione delle stelle. Il sacerdote messicano Eduardo Chávez ha inoltre spiegato «come sia stato possibile la sopravvivenza del manto nonostante alcuni incidenti: come il versamento dell’acido o l’esplosione di una bomba in un attentato del 1921, che non avrebbero provocato alcun danno. Inoltre, dimostrerò – dice ancora il presule – che è impossibile dipingere con inchiostro fatto di acqua e uova su una superficie porosa, come quel tessuto. “Sarebbe come voler dipingere con vino su una tovaglia: pasticci ma non dipingi. La Madonna di Guadalupe è così, e si trova lì 481 anni dopo”, ha spiegato a Vatican Insider Eduardo Chávez. Il sacerdote messicano ha infine smentito “le leggende” come quella riferita ad una ricerca della Nasa sulla stoffa o l’esistenza di una temperatura corporea simile a quella di un essere umano. Tutte teorie fantasiose che sono il risultato dell’immensa pietà popolare verso la “Virgen morena”. L’unica creata, sempre secondo i fedeli, dalla mano di Dio.