Dopo i referendum svolti in Veneto e in Lombardia il consigliere del Pd chiederà a Pittella e Mollica di mettere all’ordine del giorno “la discussione sul cosiddetto ‘regionalismo differenziato’, previsto dal comma 3 dell’art. 116 della Costituzione”.
“L’esito del referendum in Veneto e in Lombardia e le scelte del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna impongono una riflessione per tutti. Le ragioni che ci hanno portato a combattere l’art. 38 dello Sblocca Italia e a schierarci per il no alla riforma costituzionale sono la premessa per dire oggi che le Regioni ed i territori devono rifondare, nell’ambito dell’unità nazionale, la loro missione, definire meglio le funzioni e i poteri”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale del Pd Piero Lacorazza. A suo parere “non si tratta di invocare un’indipendenza o un’autonomia pasticciata, di cavalcare il sentimento ‘padroni a casa nostra’ poiché le piccole patrie non sono la risposta per ridurre i rischi e far crescere le opportunità della globalizzazione. Non si tratta di ritornare all’Italia pre unitaria in un contesto europeo con sempre maggiori fragilità e neanche di dare una risposta semplicistica alla crisi della politica. Al contrario si tratta, dopo la sconfitta del referendum costituzionale, di interpretare il sentimento e la voglia di ‘RiScatto’ di ricostruire dal basso l’Italia nuova e un’Europa, dentro la moneta unica, con meno burocrazia e più ‘popolo’”.
“Cogliere la sfida di innovazione, di efficienza, di fabbisogni e costi standard – aggiunge il consigliere regionale del Pd – deve essere anche la scommessa di una classe dirigente del Mezzogiorno nella consapevolezza che non c’è un’Italia senza Sud e non c’è un Sud senza Italia. Tutto ciò fu compreso dal ministro leghista Calderoli che con la legge 42/2009 si accorse che senza strumenti e risorse perequative il federalismo fiscale non sarebbe andato da nessuna parte. Tra i parametri per la determinazione del fondo perequativo c’era la dotazione infrastrutturale. Penso che la Basilicata dovrebbe essere protagonista di questa fase non solo per la presenza di risorse strategiche nazionali sul nostro territorio ma anche perché ha saputo guidare la importante stagione referendaria (art. 38 Sblocca Italia) contro un centralismo sbagliato e dannoso e che oggi ha portato ad una reazione autonomistica”.
“Nel grande quorum dei lucani del referendum del 17 aprile c’erano anche questi temi.
Porterò questa discussione in Consiglio Regionale, chiederò ufficialmente ai presidenti della Giunta e del Consiglio regionale Pittella e Mollica di farlo mettendo all’ordine del giorno la discussione sul cosiddetto ‘regionalismo differenziato’, previsto dal comma 3 dell’art. 116 della Costituzione. L’idea – conclude Lacorazza – non dovrà però assumere le caratteristiche di un neo centralismo regionale ma della riscrittura di nuovo patto democratico, di una rinnovata democrazia lucana che parta dall’attuazione dello Statuto, approvato dopo anni di attesa, sino ad un contesto normativo che contempli la nuova legge elettorale, un nuovo assetto delle funzioni dei diversi livelli istituzionali accompagnato da risorse come il fondo unico per gli enti locali. Questa è una strada che concretamente ho proposto portando al centro del confronto politico tre proposte di legge: legge elettorale, assetto dei poteri e fondo unico per gli enti locali”.
Nota del Consigliere regionale Aurelio Pace (Alternativa Popolare) sul referendum in Lombardia e Veneto e sulle giuste rivendicazioni dei lucani
Mentre le regioni del Nord, a colpi di referendum, fanno a gara a chiedere dal governo più risorse alle autonomie locali, il Sud continua ad avere un alto senso dello Stato e delle Istituzioni. Chi dovrebbe pretendere maggiori attenzioni ad uno governo che troppo spesso è stato a trazione nordista, compresi i vertici imprenditoriali, bancari e produttivi, per ragione di Stato e serietà sembra non voler creare ulteriori problemi tanto alle casse pubbliche e all’impianto istituzionale entrambi alquanto traballanti. La stessa Basilicata offre al sistema Paese acqua e petrolio, mentre le stesse grandi aziende (dalla Fiat-Fca alle multinazionali delle acque minerali, dalla Ferrero alla Barilla) si limitano a garantire posti di lavoro, evitando accuratamente di lasciare al fisco locale le imposte che invece, nella migliore delle ipotesi, trasferiscono nelle sedi lombarde, piemontesi, emiliane o, peggio, in Usa, Olanda o Inghilterra. Se poi sono i governatori di Lombardia e Veneto, seguiti in modo pedissequo e acritico da quasi tutti i partiti e parlamentari, a chiedere con arroganza di concedere più autonomia finanziaria e legislativa alle proprie regioni, allora non si comprende perché la Basilicata debba passivamente subire. Che l’anacronismo delle Regioni a Statuto Speciale fosse ormai superato dalla storia è lampante, ma non vorremmo che anziché ritornare ad un contesto istituzionale più consono ai tempi, si acuissero ulteriormente le disuguaglianze e differenze. I dati, purtroppo, non sono incoraggiati: negli ultimi anni il gap tra il Nord e il Sud del Paese è costantemente, sia pur lentamente, aumentato tanto da far richiedere a tutti con determinazione un ritorno ad una legislazione “speciale”. Nessuno chiede una Cassa per il Mezzogiorno anni ’50, ma non è auspicabile che si rovescino le priorità a tutto vantaggio di chi si trova oggettivamente in condizioni migliori. La Basilicata che garantisce petrolio e acqua al resto del paese, con grandi sacrifici in termini ambientali e di impatto sul territorio, forse ha sbagliato a tacere ed accontentarsi di qualche royalties (tra l’altro utile solo a coprire i buchi di bilancio per garantire ai cittadini università, borse di studio, sanità e trasporti) o compensazione ambientale per tenere in ordine le dighe e invasi. Avremmo dovuto e potuto alzare il tono e, noi sì, pretendere una legislazione realmente speciale per i nostri territori. Invece, ora rischiamo di dover accettare le pretese di chi chiede di essere “padroni a casa propria”. Come se noi lucani –basta chiederlo ad Eni e Fiat- finora fossimo riusciti a negoziare alla pari, con uno Stato amico e non neutrale, con i colossi dell’economia garantendoci quello sviluppo economico e quel ritorno finanziario che invece in questi decenni sono stati solo accennati o lasciati intravedere. Briciole e contentini a cui, forse per apatia più che per convinzione, stiamo rischiando acriticamente di abituarci. E quando qualcuno (sindacati compresi) qualche anno fa propose una organizzata e simbolica “marcia su Roma” per far sentire la voce dei lucani, considerati a ragione un popolo serio, lavoratore e rispettoso delle istituzioni, ma spesso bistrattato quando si tratta di garantirne servizi e infrastrutture, forse avremmo dovuto spingere affinchè il nostro grido di dolore arrivasse realmente nei palazzi romani e non si fermasse alle macchinose e silenziate intermediazioni parlamentari. Una più marcata autonomia finanziaria e legislativa per le regioni –con un occhio anche a ciò che sta accadendo in altre parti dell’Europa- non deve diventare l’anticamera della secessione e la fine dello Stato unitario, anzi, è cosa necessaria per responsabilizzare popolazioni e classe politica ad un uso più appropriato delle risorse pubbliche, ma non venga usata dai “ricchi” per minacciare e indebolire i “poveri”. L’Italia è una ed è indivisibile. Il Sud e la Basilicata in particolare hanno documenti e coscienza in ordine per chiedere di potersi amministrare in modo più autonomo, ma per rispetto di quell’unità nazionale ottenuta nei secoli ad un prezzo altissimo in termini di vite umane, continueranno a garantire il proprio sostegno all’Italia e alle sue Istituzioni. Senza voler più passare come palla al piede o esaltare un vittimismo di cui non si sente più la necessità. A Lombardia e Veneto, a questo punto, non può che aggregarsi anche la Regione Basilicata e il presidente Pittella, per chiedere al governo (come hanno fatto anche altre Regioni) di sedersi al tavolo del confronto per rivedere l’intera materia delle autonomie locali, senza minacce o fughe in avanti di chi ha già avuto molto da uno Stato, per loro, quasi mai patrigno e accondiscendente. E’ il tempo dell’unità e della discussione.
Referendum Veneto e Lombardia, nota di Antonio Cappiello, Segretario Regionale di Noi Con Salvini Basilicata e Adriana Domeniconi di Noi Con Salvini Basilicata
Noi Con Salvini Basilicata esprime e manifesta soddisfazione e gioia per la vittoria del referendum in Lombardia e in Veneto, una vittoria non solo della Lega, ma degli italiani che desiderano il cambiamento. E da domani in quelle regioni si potrà lavorare su questa base per avere ed ottenere delle risposte concrete: meno sprechi, meno tasse meno burocrazia, meno vincoli dello Stato e dell’Unione Europea “Abbiamo superato largamente la soglia del quorum e abbiamo dimostrato che i veneti quando vengono chiamati all’appello, prontamente rispondono” dice il governatore del Veneto Luca Zaia commentando l’esito del referendum per l’autonomia che ha scandito la lunga giornata politica. Un plauso ai milioni dei cittadini lombardi e veneti che hanno scritto una pagina importante della storia di questo Paese e ora bisogna spingere sull’acceleratore per l’autonomia della nostra amata e bistrattata Basilicata! Il referendum serve, e non è la consultazione della Lega o di altri partiti. Appartiene a tutti i cittadini, secessione e indipendenza non c’entrano nulla. Qui parliamo di Costituzione, ovvero dell’articolo 116, secondo il quale: “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” su determinate materie possono essere attribuite alle Regioni a statuto speciale con la legge dello Stato. Per questo la consulta ha dichiarato legittimo il referendum. Con l’autonomia della Basilicata si potrebbe esercitare un’energica azione politica al fine di ottenere un’ancora più ampia competenza da declinare sul proprio territorio in materia di istituzione di infrastrutture, di incrementare il turismo, di ridare dignità al popolo lucano che versa in condizioni precarie e di assoluta povertà, di bonificare tutto il territorio contaminato dall’inquinamento e ripristinare l’ordine pubblico e la sicurezza nelle città. Una regione, la Basilicata che è una perla, una meraviglia, di una bellezza” ove per poco il cor non si spaura”. Il giallo dei campi arsi dal sole, il grigio delle torri e delle mura normanne, l’ocra dei paesi ormai abbandonati, il verde dei boschi che furono rifugio di briganti, il bianco delle abitazioni scavate nel calcare. Ciò che colpisce della Basilicata è l’immensa varietà di anime che la compongono.
Dai paesaggi alla Sergio Leone nella zona dei calanchi, alle colline verdeggianti che profumano di Medioevo a ridosso del Vulture, dal mare cristallino di Marinagri, del Metaponto, di Maratea fino agli antichi pini loricati sulle vette del Pollino. Cambiano i colori, cambiano soprattutto le storie che questa terra racconta e i segreti che è capace di rivelare all’ascoltatore paziente. Quindi la Basilicata” esiste” con enormi potenzialità! Chi non la rende trasparente, purtroppo, è sempre la disgraziata amministrazione politica regionale e centrale che sono la faccia della stessa moneta, che l’hanno affossata, affamata, fiaccata da una “architettura istituzionale e amministrativa” che crolla sotto i gravami che su di essa sono stati poggiati per saziare le avidità politiche e di altri centri di interessi. Quindi il movimento Noi Con Salvini, plaudendo al successo del Veneto e della Lombardia, auspica che tale modello possa essere esportato anche per la regione Basilicata!
Antonio Cappiello, Segretario Regionale di Noi Con Salvini Basilicata e Adriana Domeniconi di Noi Con Salvini Basilicata