Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata da Angelo Stagno alla Direttrice del Polo Museale di Basilicata, Marta Ragozzino con cui si chiede l’inserimento di un giardino delle erbe officinali nel chiostro di Palazzo Lanfranchi a Matera. Di seguito la nota inviata alla nostra redazione e il testo integrale della lettera inviata alla Ragozzino.
Intervento “minore” per dimensione, ma non di minor significato rispetto alle proposte di alberatura di Via Roma, Via Lucana, Via Don Minzoni e Piazza Matteotti, l’allestimento per il “Giardino delle erbe” all’interno del chiostro di Palazzo Lanfranchi a Matera rappresenta un ulteriore elemento di recupero d’ identità dei luoghi e di riqualificazione architettonica degli edifici più rappresentativi del centro storico materano. Il pregevole spazio di raccolta dell’ irradiazione solare nella corte interna del Palazzo seicentesco, oltre ad alloggiare sulla parete orientata a Sud-ovest un orologio solare dismesso, ma di rimarchevole funzione informativa per gli utenti del chiostro, contiene circa 80 mq. di aiuola, luogo di coltura delle erbe officinali in uso presso la dispensa curativa della comunità ecclesiastica residente nell’ edificio sin dalla metà del Seicento e per i duecento anni successivi. L’ impianto di un tale orto medicamentale è arricchito da essenze selezionate di rosa e tralci di vite classica del territorio (Uva fragola , Malvasia, Aglianico) ad inghirlandarne il perimetro. Questa installazione verde impreziosisce l’ atmosfera sobria e meditativa delle volumetrie barocche di questo edificio ed il loro rigore formale attraverso il sottile ma intenso diffondersi degli aromi di erbe officinali e agrumi fioriti, simbolo della funzione essenziale svolta da queste piante nelle attività quotidiane dei religiosi. Al centro del chiostro insiste ulteriormente la botola oramai da anni chiusa di una cisterna per la raccolta delle acque pluviali provenienti dalle gronde dell’ ampia copertura dell’ edificio. Un tempo sovrastata dalla bocca di un pozzo, così come è facile dedurre dal basamento esistente, la cisterna dismessa potrebbe costituire, se ben recuperata con un’ opera di adeguato restauro conservativo, un primo intervento di recupero funzionale, secondo un ritrovato principio di sostenibilità architettonica applicata, del più importante patrimonio cittadino, oggetto del riconoscimento UNESCO per Matera: le cisterne ed il loro complesso sistema di raccolta ed approvvigionamento idrico per la Città. Le acque così raccolte potrebbero dunque costituire una riserva idrica utile ad irrorare il giardino , garantendo continuità colturale alle essenze impiantate e decoro qualitativo per questo esclusivo luogo di condivisa fruibilità e dal carattere contemplativo della pregevole struttura museale materana.
Gentile Signora Ragozzino,
Le scrivo al seguito di un’ iniziativa di cui mi sono fatto promotore, unitamente al Dott. Giuseppe Bianco e noti protagonisti della scena gnomonica nazionale, tesa a rivalutare ambiti e caratteristiche insite in alcuni edifici storici della nostra Città di particolare contenuto architettonico e di significativa rappresentatività.
Il Progetto condotto con la partecipazione dell’ ASI – Agenzia Spaziale Italiana – presso il Centro di geodesia spaziale “Giuseppe Colombo” di Matera e la supervisione scientifica del suo Direttore Dott. Giuseppe Bianco, consiste nella riscoperta quindi nel restauro e riattivazione delle antiche meridiane e di orologi solari distribuiti nel centro storico della Città nonché negli antichi Rioni Sassi quindi dello stesso Palazzo Lanfranchi, nel cui chiostro insiste, sulla parete rivolta a Mezzogiorno, un orologio solare ormai da tempo dismesso ma ancora percettibile e quale preziosità decisamente recuperabile.
In ragione di questo intento, saremmo lieti di poter donare ulteriormente alla pregevole Struttura museale materana ed a questo edificio di particolare riferimento per l’ arte e la struttura urbana del nostro Centro storico, due giovani piante di Arancia amara (Citrus aurantium , portainnesto rustico dell’ Arancio domestico. Tale essenza arborea è infatti presenza ricorrente in questi ameni spazi luminosi di conventi e complessi ecclesiastici del periodo tardo rinascimentale e Barocco, sia per la loro preziosa funzione nutrizionale che per il carattere altamente decorativo, assumendo quindi ruolo di caratteristico quanto esclusivo elemento di distinzione per questi edifici. I giovani alberi si aggiungerebbero così ad essenze arboree simili ma decisamente più anziane, già presenti in sito, contribuendo a coronare esteticamente l’ intervento di recupero dell’ antico strumento di lettura dell’ ora solare, attribuendo decoro ed ulteriore qualità rappresentativa al chiostro di Palazzo Lanfranchi.
Lieto/i in una Sua cortese considerazione alla presente ed in attesa di un Suo gentile riscontro, La saluto/iamo cordialmente.
Angelo Stagno, Giuseppe Bianco e Giuseppe Zuccalà
Proposta di inserimento di un “erbolario” nel chiostro di Palazzo Lanfranchi a Matera.
Le specie più caratteristiche conservate nel giardino sono: l’angelica, la calendula, la camomilla romana, l’echinacea, il dragoncello, l’issopo, il finocchio, la lavanda e il lavandino, la melissa, la menta, l’origano, l’ortica, la passiflora, il rosmarino, la salvia, la santoreggia annua, la santoreggia montana,il tiglio, il timo. Quasi tutte le piante sono presenti in più varietà.
Nel giardino sono ospitate sia piante officinali che aromatiche: piante che vengono usate in cucina, per esempio come l’erba cipollina, la pimpinella, il dragoncello, il rabarbaro, la borragine, lo zafferano, il levistico e la nepetella, e piante contenenti principi attivi associati da secoli a proprietà curative: per esempio, la camomilla, il biancospino, le digitali, il giusquiamo, l’atropa belladonna, la salvia, la valeriana, l’echinacea.
Sono inoltre presenti esemplari di piante mellifere, ossia che favoriscano la raccolta di polline e nettare da parte delle api presenti negli alveari del giardino, e degli altri insetti pronubi: per esempio, il marrubio, la cardiaca, la nepeta, la sulla, la grindelia la cephalaria, la ruta e il coriandolo.
Ho sempre desiderato avere a Matera un orto botanico al posto di uno dei tanti parchi pubblici….abbandonati all’incuria! Lo so! Sono pazzo a volere una cosa simile nella nostra città…È un sogno…