Gianni Perrino, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle: “Cementifici di Matera e di Barile si trasformano in inceneritori: l’economia circolare della monnezza bruciata”. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Dopo le scontate e poco convincenti rassicurazioni di ARPAB sull’incidente del 17 ottobre scorso nella cementeria di Matera (località Trasanello) caratterizzato dalla fuoriuscita di una enorme nube bianca che Italcementi ha definito eufemisticamente “farina”, composta da una “miscela di calcare e argilla macinati finemente”, giunge la pessima notizia, purtroppo preannunciata da qualche settimana, dell’inserimento tra i punti all’ordine del giorno della seduta di giunta del 7 novembre, del parere favorevole al rinnovo e ampliamento dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) alla multinazionale tedesca Italcementi che gestisce l’impianto di Matera. Il testo completo della delibera di giunta non è ancora disponibile e, quindi, non è ancora possibile capire se la Giunta Pittella abbia autorizzato Italcementi S.p.A. a moltiplicare addirittura per 5 (passando dalle attuali 12 mila a ben 60 mila tonnellate/anno) la quantità di rifiuti da bruciare come combustibile nella cementeria. Si tratta di monnezza triturata (c.d. “Combustibile Solido Secondario” CSS) che, insieme agli altri “combustibili” ancora in uso, quali pet-coke, pneumatici, materiali plastici ed altro, servirebbe per fornire energia al forno nel quale Italcementi produce il “clinker”, ovvero il componente base per la produzione del cemento, al cui interno vengono inserite anche le ceneri rivenienti dal processo di combustione degli stessi rifiuti (con i potenziali problemi ambientali legati alla presenza del cromo esavalente).
Sempre nella stessa seduta di giunta è stata inserita all’ordine del giorno un’altra delibera relativa alla cementeria Costantinopoli di Barile (Potenza) e al “progetto per la costruzione di un capannone, interventi di riclassificazione e riorganizzazione dei flussi, ed ottimizzazione dell’uso di css e css combustibile” nel medesimo sito.
Qualora venissero approvate queste delibere si verificherebbe l’ennesima capriola amministrativa in barba alla strategia “Rifiuti Zero” inserita nella normativa regionale con l’art 47 della L.R. 4/2015 approvato a gennaio 2015 cui, complessivamente, si ispira lo stesso nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti. Non solo: sarebbero del tutto ignorate le forti preoccupazioni del mondo scientifico sulle conseguenze sanitarie e ambientali della combustione dei rifiuti e la volontà di migliaia di cittadini materani (espressi con manifestazioni, marce e una petizione popolare) nonché dell’amministrazione comunale di Santeramo, più volte dichiaratisi contrari a qualsiasi incremento della quantità di rifiuti inceneriti nell’impianto di Trasanello a Matera.
Tornando all’episodio verificatosi il 17 ottobre scorso, da una prima lettura della documentazione resa pubblica dall’ARPAB si riscontra una certa superficialità nelle conclusioni della relazione, che appaiono apodittiche e non suffragate da alcuna seria analisi della situazione. L’apice del grottesco lo si oltrepassa abbondantemente con la pubblicazione di una foto che ritrae qualche arbusto circondato da erbacce che non si comprende cosa intenda documentare o attestare. Per non parlare, poi, dei dati delle emissioni al camino E21 che dalle 8,00 alle 15,00 del 17 ottobre risultano in gran parte non validi, e che anche lo fossero stati non avrebbero alcuna pertinenza, a nostro giudizio, con il monitoraggio degli effetti imputabili all’episodio verificatosi, visto che le polveri sono fuoriuscite da un’altra unità dell’impianto. Noi, dal canto nostro, oltre a seguire attentamente l’evolversi della situazione, continueremo a sostenere la lotta di associazioni, comitati e cittadini che si battono per la difesa dell’ambiente quale preminente prevenzione primaria a tutela della salute.