Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata dall’ambientalista materano Pio Abiusi per conto di Città Plurale Matera
Le mani sui rifiuti
Le recenti indagini hanno portato alla luce ed in maniera sistematica quanto denunziavamo da oltre due anni. Le intercettazioni hanno permesso di mettere in chiaro quello che erano solo fondati sospetti sia sulla gestione dell’Arpab sia su quello che accadeva intono a Fenice. Tutto è accaduto perchè sul circuito dei rifiuti si è creata una rete di affari finalizzata ad incanalarli verso le discariche, gli inceneritori e le centrali a biomassa. In tutto questo il ruolo avuto dalle consulenze universitarie, ben retribuite, è stato determinante. Il DIFA dell’Università di Basilicata ha avuto ed ha in Regione un peso determinante nella Caporetto dei rifiuti ed anche su tutta la vicenda Fenice non è risultato estraneo. La sospensione dell’attività dell’inceneritore è stato un grosso contrattempo perchè Fenice, malgrado l’inquinamento in corso era pronta a lavorare 39 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani alla luce del sole, sistemando così i propri conti e tenuto conto che l’abbruciamento dei rifiuti industriali non tira più; per tale fine,la scorsa estate ha provveduto ad adeguare il forno a griglia. Per Fenice S.p.A., che nel 2010 ha chiuso con una perdita di 116 Milioni di Euro, l’aumento della lavorazione dei rifiuti urbani è fondamentale per fare quadrare i conti ed allora bisogna che il circuito lucano potenzi la materia prima da inviare ad incenerimento a discapito delle discariche che non tirano più. La procedura V.I.A.- Valutazione di impatto ambientale- giace in Regione ma è solamente accantonata appena il momento diverrà di nuovo opportuno verrà concessa. Gli uomini che hanno permesso i disastri ambientali ed hanno concesso le dovute autorizzazioni alla bisogna sono sempre lì. Le discariche non sono più accorsate sia perchè più visibili e sia perchè occorre assicurare la manutenzione per un lungo periodo dopo averle dismesse. Ci si riconverte e si punta sull’incenerimento di rifiuti mimetizzandolo il più possibile. Un inceneritore ha un livello di salvaguardia molto alto, Fenice fa eccezione, le centrali a biomassa mimetizzate sul territorio hanno controlli ambientali pressoché inesistenti e costi di gestione molto bassi. E’ li che bisogna far confluire i rifiuti; per fare funzionare le cinque centrali progettate nel materano: Ferrandina, Stigliano, Tricarico, Pisticci e Bernalda, per un totale prossimo ai 100 MW occorrerebbero 600 mila tonnellate di paglia pari a 70 mila ettari messi a coltura oppure 1 milione e duecentomila tonnellate di legname pari a 400 TIR al giorno Appare evidente come tutto questo sia insostenibile specie se parliamo di materia prima di prossimità: raggio 70 Chilometri.Molto più agevole è utilizzare il Cdr che è equiparato dal legislatore alla biomasse; anche in questo caso la produzione lucana è insufficiente ma importarlo da altre regioni è facile e poi più se ne produce in loco e più si risparmia sul trasporto.Fatta questa premessa dire che nel piano provinciale dei rifiuti non è previsto un inceneritore è vero ma solo perchè non ce n’è bisogno in quanto i rifiuti verrebbero trattati nelle centrali a biomassa previste. Italcementi, al momento, punta sul Pet-coke e gli pneumatici che hanno un potere calorifico ben individuato. L’aggiornamento del piano provinciale di Matera fu visto come cosa positiva meno è apparso quando a metterci le mani è stato il Difa ed infatti è evidente che il piano non punta al riutilizzo dei rifiuti ma all’abbruciamento.Fissare al 40% il livello di raccolta differenziata per il 2014 è estremamente riduttivo, tutto dipende dal tipo di raccolta che si intende fare. Il d.Lgs 152/06 prevede il 65% di raccolta differenziata entro il 2012, meta chiaramente irraggiungibile ma il 60%, partendo con una raccolta qualificata “porta a porta” si raggiunge in breve tempo e poi via via la percentuale aumenta. Conai lo scorso anno presentò un buon programma di raccolta differenziata per tutta la Provincia di Matera; la Regione declama la raccolta differenziata come pratica virtuosa poi l ‘Assessore Mancusi nega ai cittadini di Tricarico di effettuarla ; i progetti “pilota”, risalgono al 2004 e non sono stati tutti avviati, i comuni hanno dovuto fare da soli. Con la raccolta del multimateriale, come si usa fare a Potenza e dintorni, si raggiunge un massimo del 40% che è quello che DIFA ha proposto per la Provincia di Matera. Possiamo parlare di “le mani sui rifiuti” sicuramente si. Mancusi ed il suo Dipartimento varano un programma di primo investimento per realizzare centri di compostaggio e sono finanziati impianti per 36,5 mila tonnellate mentre il fabbisogno stimato, al ribasso, dal Dipartimento stesso è di 80 mila tonn. Perchè, ci si domanda, non viene dato disco verde all’impianto di compostaggio richiesto dai comuni della fascia jonica e che è di solo 5 mila tonnellate? Certo quell’impianto diverebbe un cavallo di Troia attraverso quello i comuni ricicloni della provincia di Matera, guarda caso tutti amministrati dal centro- destra, chiuderebbero il loro circuito virtuoso ed il Difa con le sue discariche ed inceneritori camuffati potrebbe andare in soffitta. In conclusione dire niente discariche non basta perchè è nei fatti, dire niente inceneritori è inutile quando si prevedono 5 centrali a biomassa che per funzionare hanno bisogno del CDR, puntare alla raccolta “porta a porta” ed al riutilizzo dei rifiuti è il circuito virtuoso che si deve adottare. Quel impianto previsto a Colobraro finanziato nottetempo dalla Regione che compost produce? Sicuramente grigio pronto per essere avviato ad incenerimento. E’ possibile conoscere il progetto? Le parole dell’Ass. Mancusi di certo non sono sufficienti tenuto conto che in quasi 18 mesi di gestione dei rifiuti a lui affidata la situazione è notevolmente peggiorata e si sono persi punti nel ciclo del riutilizzo dei rifiuti.
Pio Abiusi – Città Plurale Matera