Deputata Mirella Liuzzi: “Movimento 5 Stelle scopre tassa sui rifiuti gonfiata per errore”. Di seguito la nota integrale.
Un’interrogazione parlamentare del M5S a prima firma Giuseppe L’Abbate, svela un errore nel calcolo della Tari da parte di diversi Comuni italiani: a causa dei conti inesatti molte famiglie per anni hanno pagato fino al doppio del dovuto.
«Negli ultimi cinque anni almeno, diversi Comuni avrebbero sbagliato il calcolo della Tari: un errore nel computo della quota variabile del tributo che ha fatto lievitare a dismisura il prelievo, a spese di milioni di famiglie. Un errore sollevato anche da “Il Sole 24 ORE” ma che ha avuto un chiarimento solamente dopo la risposta all’interrogazione del mio collega Giuseppe L’abbate data dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta» dichiara la parlamentare lucana Mirella Liuzzi.
La Tari, infatti, si compone di due quote: una fissa, in funzione dei metri quadri degli immobili, e una variabile che dovrebbe cambiare in funzione del quantitativo reale di rifiuti prodotto ma che, in mancanza di strumentazioni adeguate, i Comuni calcolano in rapporto ai componenti dell’utenza. Quel che è accaduto è che, per quanto concerne le pertinenze (ovvero i garage, i box, le cantine, le mansarde, le soffitte, etc..), tanti Comuni hanno inserito nel conteggio anche la quota variabile per ognuna di esse: quindi una famiglia composta da 4 persone diveniva magicamente di 5 se possedeva un box, di 6 se deteneva anche una cantina, di 7 se vi era anche una soffitta nella propria utenza domestica. Il Sole 24 Ore ha stimato una diffusione del caso del 10% a livello nazionale e ha verificato che a inciampare sono state anche grandi realtà come Milano, Genova, Napoli, Catanzaro in modo trasversale da Nord a Sud.
Cosa possono fare i cittadini lucani per verificare se hanno pagato correttamente la TARI? «Per verificare se nel Comune la Tari è stata calcolata in maniera errata basterà prendere una bolletta della tassa rifiuti e controllare se oltre all’utenza “domestica” principale sono presenti altre voci “domestica – accessorio” e se è presente il valore “tariffa variabile”. Qualunque cifra riportata è, dunque, illegittima. Per fare ricorso, sarà sufficiente protocollare o inviare per raccomandata a/r, al Comune che ha richiesto il pagamento in eccesso in questi anni, un modulo con la copia delle bollette pagate ingiustamente. Trascorsi 90 giorni, se non si è ottenuta risposta o se è stato esplicitato un diniego, è possibile fare ricorso alla Commissione tributaria locale. Sul mio sito internet mirellaliuzzi.it è possibile scaricare il fac-simile per chiedere il rimborso» conclude la parlamentare lucana.
L’Esecutivo ha condiviso la preoccupazione del M5S ed ha dichiarato che invierà una nota formale all’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, per far comprendere che è necessario quanto prima sistemare la situazione in quei paesi, dove si è perpetrato l’errore.