“In poco più di 18 mesi abbiamo attivato tutto quello che in questa materia non si era fatto per decenni. Il fenomeno è ancora allarmante ma oggi abbiamo sicuramente un ampio ventaglio di strumenti per combatterlo e alcuni contesti organizzati virtuosi, pur rimanendo sempre nell’ambito di una normativa nazionale che, purtroppo, ci limita nell’azione.
“E’ un segnale politico forte e un punto di svolta per il comparto, a dimostrazione di un senso di responsabilità collettiva che si sta determinando in questi mesi per affrontare ed arginare, senza lasciare nulla di intentato, l’emergenza cinghiali.”
Lo comunica l’Assessore alle Politiche Agricole e Forestali, Luca Braia.
“In poco più di 18 mesi – prosegue – abbiamo attivato tutto quello che in questa materia non si era fatto per decenni. Il fenomeno è ancora allarmante ma oggi abbiamo sicuramente un ampio ventaglio di strumenti per combatterlo e alcuni contesti organizzati virtuosi, pur rimanendo sempre nell’ambito di una normativa nazionale che, purtroppo, ci limita nell’azione.
Accolgo pertanto favorevolmente l’avvio della filiera certificata per la carne di cinghiale da parte di imprenditori che si mettono in gioco per trasformare un problema, quello degli ungulati che mettono a rischio agricoltura e persone, in possibilità che genera reddito ed economia. Oggi abbiamo strumenti in più per operare. I cacciatori formati conferiscono gli animali abbattuti nei centri autorizzati al macello e ricevono un corrispettivo economico a seconda del peso.
Sono rimborsi – sottolinea Braia – che soddisfano il cacciatore e lo stimolano ad emergere dal sommerso, guadagnandoci come collettività in sicurezza e controllo. Le carcasse, infatti, controllate sanitariamente, vengono poi commercializzate. Auspichiamo che presto si possa aggiungere anche il tassello della trasformazione per completare la filiera.
L’accordo con l’istituto Zooprofilattico per il quale la regione si accolla i costi delle analisi obbligatorie è una grande vittoria in tema di sicurezza alimentare e tracciabilità. Nostro dovere oltre che impegno politico è continuare ad agire, secondo norma, attraverso tutte le azioni che ci consentano di tenere in equilibrio il sistema ambientale ed agricolo.
Nei prossimi giorni partiranno i corsi riservati ai cacciatori che intendono specializzarsi e abilitarsi nella conduzione di cani da traccia e di cani limiere e per l’abilitazione al controllo della specie cinghiale.
E’ utile ricordare che le azioni messe in campo dal Dipartimento Politiche Agricole e Forestali per il piano di contenimento della specie cinghiale sono oramai molteplici e vedono incessante il lavoro degli uffici, da quando le competenze sulla caccia ci sono state trasferite nel 2015. Da subito è stato ampliato il periodo di caccia a 3 giorni comprendendo il sabato e approvato l’utilizzo dei chiusini.
Premesso che l’attività venatoria è ancora in essere, i capi abbattuti per la stagione 2016/2017 ammontano a 7617, in crescita rispetto agli abbattimenti degli anni precedenti. In attività di controllo, su tutto il territorio libero ed a caccia programmata (escluse le aree protette) siamo passati da circa 150 abbattimenti complessivi del 2016, con la sola tecnica dell’appostamento, a 733 in soli 4 mesi del 2017, con circa 600 siti per appostamento. Dal 24/10 al 9/11 presso l’IZS di Tito sono stati analizzati oltre 119 capi destinati al mattatoio ed è un dato più che positivo rispetto all’emersione dei capi realmente abbattuti.
In corso interlocuzione forte a livello nazionale per modificare la legge 157/92 e mettere a disposizione di ogni Regione strumenti adeguati per affrontare il problema dei danni da fauna selvatica, diventato tema di sicurezza per il quale è doveroso garantire l’incolumità pubblica, legittimando innanzitutto i selecontrollori, con modifica dell’art. 19, perché vengano abilitati per l’abbattimento in attività di controllo.
Con l’Istituto Zooprofilattico Speciale di Puglia e Basilicata c’è l’accordo che prevede totale costo a carico della Regione per le analisi obbligatorie della trecchinellosi e di smaltimento delle carcasse, in modo da aumentare il livello di controllo e la garanzia di sicurezza pubblica nel consumo della carne di cinghiale su territorio regionale. La costituzione di una filiera è l’auspicio e anche l’obiettivo che vogliamo perseguire.
Con la convenzione con Enci, sono state avviate le attività per formare e certificare cani limiere e conduttori al fine di utilizzare anche la tecnica della girata in maniera più capillare e abbattere molti più capi. La Basilicata insieme alla Toscana è tra le prime regioni ad attivare modalità per regolamentare di formazione e certificazione dei cani, indispensabili per le attività di caccia, di controllo faunistico e di monitoraggio di alcune specie. Abbiamo disciplinato i corsi, entro il mese di dicembre avremo abilitati un buon numero di conduttori e cani limiere.
Congiuntamente al Dipartimento Sanità stiamo individuando i luoghi sul territorio che andranno a comporre la rete della consegna del prelievo. E’ in preparazione un avviso per individuare soggetti organizzati in grado di gestire il prelievo dei cinghiali catturati.
Abbiamo formato 400 selecontrollori qualificati, e altri se ne formeranno, che si aggiungono ai 1856 già formati in questi anni che potranno utilizzare le oltre 700 postazioni oggi a disposizione e il cui numero va ulterioremente potenziato. Sono risorse umane che comuni e agricoltori hanno a disposizione, attraverso lo strumento dell’intervento a chiamata per il tramite delle ATC di riferimento.
Infine, recentemente – conclude l’Assessore Luca Braia – sono stati ripartiti e trasferiti 460mila euro ai 5 Ambiti Territoriali di Caccia della Regione Basilicata (AA.TT.CC), per ristorare i danni subiti dagli agricoltori, nel periodo 2011/2016, cercando di recuperare il ritardo accumulato in questi anni.
Un atto doveroso, che dobbiamo in futuro continuare a perseguire, a partire dall’utilizzazione dei proventi legati al tesserino, come la legge regionale prevede.”