“La storia generalmente va riscritta dopo 150 o 200 anni: se invece ciò avviene immediatamente dopo vuol dire che viene scritta dai vincitori. È un valore l’unità d’Italia o lo è il brigantaggio? Sono differenti le posizioni che vengono fuori da tanti organismi, come la Deputazione di storia patria, o dallo stesso Consiglio regionale che ha approvato una mozione con la quale è stata istituita una giornata in memoria delle persone morte per il brigantaggio. Una cosa che non poteva passare inosservata tant’è che è stata presentata anche una mozione che propone di cancellare la prima e che riapre il dibattito. L’incontro che svolgiamo a Rionero, il paese di Carmine Crocco, rappresenta la prima tappa di un percorso di ‘riscrittura’ della storia utile a far ripartire la ricerca scientifica e storica al di là dei differenti punti di vista. Un percorso che deve essere portato con il necessario supporto scientifico ed in collaborazione con l’Università della Basilicata. Il nuovo regionalismo è in fase di discussione ed è proprio in questo momento che dobbiamo rivedere la questione meridionale, per non tornare ad essere nuovamente briganti”.
Così il presidente del Consiglio regionale Francesco Mollica ha motivato l’idea del convegno su
“L’unità d’Italia e il brigantaggio: opinioni a confronto” che si è svolto ieri seranella sala “Nino Calice” di Palazzo Fortunato a Rionero in Vulture. Dopo i saluti del sindaco Luigi Di Toroe di Rachele Verrastro, vicepresidente della locale Pro loco e dopo l’intervento di Serena Carrano, autrice del libro “Maria Rosa Marinelli – Un fiore di bellezza tra i briganti”, è intervenuto Antonio Lerra, presidente della Deputazione di storia patria per la Lucania.
“Credo sia ormai chiaro a tutti – ha detto Lerra – che l’Unità d’Italia sia un bene prezioso che va tutelato, salvaguardato e ulteriormente valorizzato. Abbiamo avuto modo negli anni scorsi e in particolare in occasione del 150° dell’unità d’Italia, di evidenziare tra l’altro come il Mezzogiorno d’Italia e la Basilicata siano stati protagonisti di prima fila del processo di costruzione dell’unità del Paese. Altra è la questione del brigantaggio post unitario che va rapportato alle politiche seguite dai primi governi dell’Italia unita che attuarono provvedimenti che piovvero uguali su realtà differenti. I riflessi negativi che ne conseguirono accentuarono le delusioni nelle popolazioni che avevano pensato che con l’unità d’Italia si potessero risolvere una serie di problemi. Dunque non è da sottovalutare la dimensione politica, come strumento per tornare indietro rispetto al processo unitario, che il brigantaggio ha avuto e la sottovalutazione di questa dimensione a livello nazionale e locale”. “Come Deputazione lucana di storia patria – ha aggiunto Lerra – stiamo portando avanti un’intensa operazione di scavo archivistico e di rilettura di testi e documentazioni in senso critico e senza schemi precostituiti e ideologizzati. Abbiamo messo su uno specifico cantiere di ricerca e abbiamo in programma di organizzare, per il prossimo anno, un convegno scientifico nazionale proprio per una rilettura rigorosa e seria della questione brigantaggio in rapporto al periodo post unitario e quindi alle scelte di parte governativa che furono fatte. Questo perché su una questione come questa che costituisce un elemento caratterizzante il profilo storico del Mezzogiorno e della Basilicata, si possano evitare finalmente facili strumentalizzazioni e disinvolte letture spesso ancorate non nella storia ma in letture romanzate che danno del Mezzogiorno pre-unitario una lettura e una visione da paradiso che assolutamente non risponde alla realtà storica”.
E’ seguito un confronto a due voci fra Giovanni Perrino (M5s), promotore, con il collega Leggieri, di una mozione approvata in Consiglio regionale il 7 marzo scorso, per l’istituzione del “Giorno della memoria per ricordare gli eventi e i caduti del risorgimento italiano” e Vito Santarsiero (Pd) che ha presentato una mozione di contenuto diverso non ancora discussa in Consiglio regionale.
“La mozione approvata in Consiglio regionale – ha detto Santarsiero – si presta a molti equivoci: ricordare il 13 febbraio equivale a ricordare il momento in cui, con la caduta di Gaeta, Francesco II fu costretto ad abbandonare definitivamente il Mezzogiorno e quindi dare una lettura negativa di quell’evento. Invece il Mezzogiorno aveva bisogno di liberarsi da una dominazione borbonica che, soprattutto nelle aree interne e in Basilicata, è stata molto nefasta. Nel 1860 la nostra regione viveva una condizione spaventosa di miseria, di abbandono e isolamento, per cui quella mozione andava in una direzione che assolutamente non condivido. C’è un tema che viene giustamente sollevato e riguarda la condizione del Mezzogiorno e delle politiche dello Stato unitario che non sempre sono state adeguate alle sue esigenze. Una inadeguatezza che purtroppo ha portato il Mezzogiorno a vivere condizioni di grande difficoltà e di mancato sviluppo, ma tutto ciò non ha nulla a che vedere con rigurgiti neo borbonici di cui non abbiamo assolutamente bisogno. Quello di cui oggi abbiamo bisogno – ha concluso Santarsiero – è di tornare ad un grande protagonismo del Mezzogiorno rispetto ai processi di crescita che lo interessano. Non possiamo vivere di una rivendicazione identitaria di tipo consolatorio ma dobbiamo far sentire la voce nelle classi dirigenti rispetto a molte storture che riguardano le politiche nazionali nei riguardi del Mezzogiorno”.
“Nella mozione che abbiamo presentato e che è stata approvata lo scorso 7 marzo – ha detto Perrino – non c’è alcun sentimento anti unitario e quindi nessuna volontà di minare l’unità d’Italia. Non ci sono richiamami ad una volontà di questo tipo in nessuna parte del testo della mozione.Non si tratta di riscrivere la storia ma di rileggerla, analizzando tutti gli avvenimenti e tutte le prospettive.Nel mio percorso formativo sono arrivato ad un’età molto avanzata prima di conoscere specifici episodi come quelli di Pontelandolfo, di Casalduni, di solito completamente ignorati. Non credo sia uno scandalo che si sappiano certe cose ed è giusto che ci sia una rilettura più attenta della storia: non abbiamo alcuna pretesa di riscriverla tout court – ha aggiunto Perrino – ma siamo convinti che quel processo di unificazione che è nato dal Risorgimento sia stato piuttosto un processo di annessione e lo si vede anche da quelle che sono ancora oggi le condizioni economiche e sociali in cui versa il Sud del Paese rispetto a quelle della restante parte dell’Italia.Ma oggi è proprio l’Italia ad essere in affanno rispetto alla politica internazionale. La falsa Europa dei popoli dei nostri tempi è come l’annessione del Sud per l’unità d’Italia”.