“Cambiare paradigma, questa è la strada per declinare un futuro sostenibile per la nostra regione. La biodiversità deve tornare ad essere parte dell’agricoltura che vuole caratterizzarsi sul mercato con elementi chiave come la tipicità e la salute, per i quali la Basilicata tutta e l’area del Pollino in particolare sono uno straordinario esempio.
Celebrare tutto questo a Rotonda, in occasione dei 10 anni della sede Alsia e in coincidenza con la decima giornata regionale della Biodiversità, è una occasione unica per confrontarci sul tema.”
Lo ha dichiarato l’assessore alle Politiche agricole e forestali Luca Braia intervenendo ai lavori del convegno in cui sono stati presentati gli itinerari della biodiversità agricola e alimentare a Rotonda.
“Biodiversità non solo come indicatori di caratteristiche territoriali e sociali – ha proseguito l’assessore Braia – ma che diventeranno sempre più elementi centrali per lo sviluppo di un nuovo modello economico che ruota attorno alle tre direttrici Agricoltura, ambiente e turismo, su cui la Basilicata deve orientare il suo percorso, basato su vocazioni territoriali e tradizione da tutelare ma soprattutto implementare con le comunità sino a diventare sistema virtuoso e sostenibile.
Abbiamo il dovere di tutelare e valorizzare un territorio dalla biodiversità incredibile paragonata alle dimensioni regionali, dove insistono 58 siti di interesse comunitario, 2 parchi nazionali e 3 regionali (con il nuovo nato Parco del Vulture), 8 riserve statali e 7 regionali, 19 aree protette per una superficie di oltre 200.000 ettari, ovvero il 20% dell’intero territorio lucano.
Se esiste un Made in Italy è perché esiste una straordinaria biodiversità nella nostra Italja, in cui la Basilicata è regione di riferimento per ricchezza e qualità.
La produzione agroalimentare che una regione come la nostra esprime si certifica con numeri di rilievo, nell’elenco del Mipaaf sono infatti 114 i prodotti tradizionali della Nostra regione.
Dopo aver recuperato, conservato e tutelato le produzioni animali e vegetali facendole diventare tipicità territoriali ed ambientali, la strategia giusta per i nostri tempi è quella di provare a renderle anche economicamente, culturalmente, socialmente sostenibili.
Per questo con il Psr Basilicata 2014-2020 attraverso il bando destinato agli agricoltori custodi sarà dato sostegno ad ulteriori 50 di loro, mentre con la misura 10.2 a ben 11 progetti di ricerca per la conservazione e l’uso sostenibile di risorse genetiche in agricoltura presentati da soggetti pubblici e privati sia per le specie vegetali come ad esempio i fagioli di Sarconi o le varietà di frumento duro, che per razze animali quali suini nero o ovini e caprini autoctoni.
La Biodiversità non è solo relativa al prodotto ma anche a chi il prodotto lo produce, una biodiversità anche umana e quindi sociale che deve sapersi fondersi in un sistema attrattivo ed accogliente in grado di generare sviluppo ed occupazione oltre che di generare reddito agli agricoltori.
Chi mantiene la biodiversità deve essere premiato dai consumatori e dai turisti che approcciano il nostro Agroalimentare, proprio perché quello che si coltiva fa anche bene alla salute: il mercato oggi si orienta sempre più in questa ottica.
Ecco perché la rete istituita, da una parte degli agricoltori custodi e dall’altra della comunità del cibo, ci proietta a riconoscere come propulsori di futuro le 54 – ad oggi – aziende che costituiscono l’itinerario della biodiversità agricola ed alimentare. Tradizione e innovazione andranno incontro, tramite bacheche informative ma soprattutto app e sito dedicato, oltre che all’orgoglio per gli agricoltori custodi di esporre la targa davanti all’azienda per essere riconoscibili e riconosciuti tra gli altri, ai turisti e visitatori che cercano sempre di più l’autenticità dei nostri prodotti straordinari.
Sarà approvata nei prossimi giorni la delibera di presa d’atto della istituzione della comunità del cibo (prima in Italia a costituirsi nel novembre 2016) e della biodiversità di interesse agricolo ed alimentare dell’area Sud della Basilicata, per avviare le azioni congiunte che saranno coordinate con tutti i soggetti coinvolti, in ottemperanza alla L. 194/2015
Mappare, conservare e preservare biodiversità, valorizzare ma anche certificare il materiale genetico, filiere, animazione con tutti i soggetti del territorio, trasferimento di conoscenza agli agricoltori perché possano continuare la loro missione, coinvolgimento degli agriturismi e delle fattorie sociali, legare le iniziative agroalimentari ai prodotti locali.
La sostenibilità del mondo sarà legata alla produzione di cibo locale, che le istituzioni devono aiutare con ricerca e innovazione, pratica che può assicurare maggiore quantità ma anche minore inquinamento.
Qualità, sicurezza e salute devono caratterizzare presente e futuro dell’agroalimentare soprattutto quello della Basilicata, terra predisposta e vocata.
La politica deve assumere con profondità maggiore un atteggiamento più attento e moderno verso l’agricoltura perché la stessa possa produrre economia e reddito agli agricoltori, presupposto fondamentale per scongiurare abbandono delle terre e lo spopolamento delle aree rurali, puntando sulla riscoperta di tradizioni, territorio e della relazione vincente tra cibo e salute.
Andare verso la realizzazione di microfiliere per valorizzare produzioni autoctone e verso la realizzazione del marchio della Biodiversità lucana – conclude l’assessore Braia – dovrà essere il passaggio successivo, a corollario del lavoro portato avanti in questi dieci anni da Dipartimento Agricoltura ed Alsia. Si rende sempre più necessario ricostruire, inoltre, una governance della biodiversità agricola in modo da evolvere da progetto a vero e proprio processo territoriale e sociale che, partendo da questa area del Pollino, il cui Parco Nazionale oggi ha anche una certificazione di salubrità ambientale per l’aria, possa allargarsi all’intero territorio regionale.”
Nov 23