Selvaggia Lucarelli ha pubblicato sul suo profilo facebook una nota in cui fa riferimento ad un episodio avvenuto venerdì scorso a Potenza in occasione della presentazione del libro “Dieci piccoli infami”. L’episodio ha coinvolto la giornalista della redazione di Potenza della Gazzetta del Mezzogiorno, Maria Grazia Zaccagnino. Di seguito la nota integrale e il messaggio di solidarietà
Sono andata a Potenza a presentare il mio libro e la stampa locale (la Gazzetta del Mezzogiorno) è riuscita in un’impresa piuttosto rara: farmi orrore. E non uso giri di parole perché dentro questo piccolo aneddoto personale c’è tutto quello che disprezzo in chi fa male quel meraviglioso lavoro che sarebbe scrivere sui giornali. Quello che disprezzo in certe donne. Quello che disprezzo in chi anziché allearsi nella lotta contro hater e cyberbullismo, fa pure da spalla agli odiatori.
Tutto insieme. Un record.
Vado a riassumere i fatti.
Premetto che sto vivendo un periodo di incastri faticosi di lavoro. Sono continuamente in viaggio, ho scadenze continue e nuovi lavori che mi attendono a breve e essere gentile con le persone che mi bussano alla spalla chiedendo questo e quello mi costa un’ulteriore fatica. Però mi sforzo perché odio non esserlo per sfinimento, come capita. Però ci provo, giuro. (e chiedo scusa se non sempre ci riesco) Morale: da una paio di mesi avevo fissato delle presentazioni del libro che ho in parte annullato, in parte spostato. Il fine settimana Potenza/Matera/Bari l’avevo spostato già e sebbene fosse in un mese infernale (ho preso 10 treni e due aerei in 12 giorni) , l’ho mantenuto. Perché ci tenevo, perché lo organizzavano delle persone perbene, perché erano tre città al sud in cui non avevo mai presentato il libro.
Il giorno prima della partenza mi contatta via Messenger una giornalista della gazzetta, MariaGrazia
Zaccagnino, e mi chiede se a Potenza potrà intervistarmi. Le rispondo “certo”. Lei mi chiede dove. Trovo la domanda superflua, visto che quando si presenta un libro i giornalisti si presentano dove c’è l’evento, e le dico “a teatro, dopo o prima”. Lei, non ancora soddisfatta, mi risponde testuale: “Potrei raggiungerti nella hall dell’albergo? Ho una bimba piccola e venire in teatro mi porterebbe via troppo tempo.”.
Cioè, io da Milano arrivo in aereo a Bari, faccio due ore di macchina per arrivare a Potenza e lei non vorrebbe perdere tempo. Non le rispondo più (porterebbe via tempo pure a me) e arrivo a Potenza venerdì sera, provando l’ebrezza delle strade per Potenza, tra deviazioni, dossi, voragini e curve a gomito. Col buio. Mi dicono che si tarda un po’ perché c’è un cambio sala a causa del pubblico numeroso, non riesco a mangiare nulla per la fretta (sono stata digiuna tutto il giorno fino a cena), sono in un b&d in campagna fuori città. (quindi comunque la giornalista avrebbe perso più tempo a venir lì) Mi cambio e preparo in 20 minuti, vado in teatro. Qui faccio un’intervista con la Rai, poi dico “iniziamo, c’è gente che aspetta”.
In quel momento arriva la tizia che si presenta come quella che mi aveva contattata e le dico “devo iniziare, l’intervista la facciamo dopo”. Lei mi insegue mentre scendo le scale e mi fa: “che hai da dire su Francesca Messina?”. Francesca Messina è un avvocato potentino che si diverte a darmi della vacca su fb. Il suo ruolo finisce qui. Le rispondo che se non è a teatro a ribadirmi il concetto (ovviamente non c’era) è solo uno dei tanti tristi leoni da tastiera. Fine. Entro in sala, bellissima presentazione, pubblico affettuoso. Alla fine ci sono dei giornalisti ma non la tizia molto impegnata, rilascio le interviste che mi chiedono, firmo i libri, sto un’ora buona lì. Vado a cena. Bella serata col presidente del Potenza calcio, con amici vari. Era pure il compleanno del mio fidanzato a cui ho dato il regalo con due giorni di ritardo per non perdere l’aereo per arrivare in Basilicata…
L’articolo sulla Gazzetta del mezzogiorno dal titolo “Potenza serata da vip” (e già c’è da piangere) del giorno dopo a firma dell’impegnata MariaGrazia Zaccagnino è così strutturato:
l’incipit è “tacchi alti”. Poi “40 minuti di ritardo” (magari potrebbe farsi un giretto per le strade attorno a Potenza e dare un’occhiata all’asfalto, ma è troppo impegnata). Poi “lei che ha già esperienze di processi” e una serie di inesattezze sul mio libro (non ho mai conosciuto alcun cantante nel capitolo di cui parla lei), ma vabbè. A corredo, scartate tutte le belle foto posate che avevo fatto, una foto di merda, rubata con doppiomento in primo piano, ma ok anche questo. Il bello però è a metà pagina, sulla destra. Due colonne più lunghe del pezzo sulla presentazione del libro dal titolo:
“Che si occupi di Belen e rossetti” e “Il comune la invita ma lei lo aveva denigrato”.
Penso: uh mamma, il sindaco non mi voleva. Sarà un assessore a cui non sono simpatica. Chi è il riferimento culturale cittadino a cui sto così sulle palle?
I due riferimenti potentini, le due stelle polari dell’opinionismo lucano scomodati dall’impegnatissima giornalista che non ha avuto il tempo per intervistare me ma loro sì, sono l’avvocato Messina che mi dà della vacca su fb con tanto di foto del ruminante e udite udite, quel Mimmo Leccese dipendente della regione Basilicata che anni fa mi diede dell’inutile tettona su fb e poi balzato di nuovo alle cronache per aver offeso Santamaria di recente.
Nelle due colonne, ribadiscono le offese a me. Questa volta però, offese promosse a contenuto di un giornale, come accoglienza ufficiale per il mio arrivo in città.
Capito? Gli hater promossi a interlocutori.
Come se la Boldrini arrivasse che so, a Bolzano, per un convegno e i giornalisti locali chiedessero cosa ne pensi della sua visita in città a un operaio di Bolzano che su fb le aveva scritto “zoccola”.
Geniale. Giornalismo, lotta all’odio online e cortesia per l’ospite in un solo colpo.
Fatto sta che incredula scrivo alla giornalista sempre più impegnata che evidentemente mi ha ripagata così della mia scarsa gentilezza ad assecondare le sue esigenze di tempo e lei mi risponde testuale:
“Gentile Selvaggia, la decisione di dare spazio a Messina e Leccese è una scelta redazionale per legare l’evento al territorio. Avrei voluto intervistarla, come ben sa, ma non è stato possibile. Da parte mia, e sicuramente anche del giornale, piena disponibilità a una sua eventuale replica.”.
Cioè, i due potentini che scrivono vacca e tettona o puttana sono il legame tra eventi e TERRITORIO. Mimmo Leccese non è qualcosa di cui Il territorio si deve vergognare, no, è un riferimento quando si parla di Potenza. Una gloria locale.
E in più io dovrei pure replicare al giornale perché lei non ha avuto tempo per intervistarmi. (“perderei troppo tempo”)
Ora, potrei aggiungere molte considerazioni a questo racconto ma mi limito a dire che dovete solo vergognarvi, dalla giornalista al responsabile della redazione locale Sammartino che autorizza roba così sulle sue pagine e lo dico con una nota amara in più perché era pure il giorno per la lotta alla violenza contro le donne. Il giorno in cui bisognerebbe ricordare ai lettori che i vacca, i puttana, i tettona inutile a una donna sul web sono parte del problema culturale che poi diventa schiaffo, violenza psicologica, violenza fisica, umiliazione, non il giorno in cui chi lo scrive diventa pure star locale.
Infine, il torto non è solo a me, perché alla fine a me un articolo sulla cronaca locale potentina non sposta una virgola nell’esistenza, ma è un torto a voi stessi, alla vostra città, ai vostri concittadini e a chi porta presenze, dibattito, cultura, intrattenimento in una città scomoda da raggiungere, spesso snobbata, in cui le persone perbene devono fare i conti con questo becerume.
Detto ciò, ringrazio Sergio Ragone per avermi organizzato le due belle presentazioni a Potenza e Matera (grazie davvero Eva Bonitatibus, grazie Simonetta Sciandivasci, a Matera sei stata grandiosa), grazie a Ivana del Cai a Matera e Daniele Pratolini per l’entusiasmo e il bagno di folla ieri a Bari!). Grazie Simona Cavallari per aver commosso tutti ieri con la lettura.
Grazie, ma tanto. Siete persone gentili in un mondo popolato da gente che deve sempre provare a rovinare la festa.
Di seguto la nota di solidarietà alla “giornalista potentina bullizzata da Selvaggia Lucarelli” inviata da Francesca Messina, responsabile regionale dipartimento immigrazione e integrazione di FdI-AN.
Esprimo massima solidarietà a Mariagrazia Zaccagnino, la giornalista beceramente attaccata da Selvaggia Lucarelli per avere la colpa di non voler mettere la professione al servizio di una serata gossippara e priva di ogni valore culturale.
L’attacco alla giornalista potentina è la dimostrazione di quanto sia pericoloso il metodo che Selvaggia Lucarelli utilizza: cercare continuamente lo scontro per accreditare la sua immagine, provocare ogni giorno un certo numero di persone e poi mettere alla gogna virtuale tutti, non solo gli zoticoni che lei quotidianamente va a solleticare in rete con le sue dichiarazioni estreme (magari, sperando che la insultino, così da scriverci un saporito libretto), ma anche chiunque non sia d’accordo con le sue discutibili divagazioni su politica, filosofia etc.
Lo ha fatto anche con me, provocando di continuo la mia presenza al suo evento dell’altra sera, facendomi arrivare messaggi e sfide di ogni genere, sperando di avermi lì non certo per un chiarimento (…ne sarebbe capace? Il problema tra noi era l’analisi della crisi Siriana e il giudizio sul presidente Assad…), ma per potermi abbaiare contro in numero di cento (i suoi “follower” locali) contro una (cioè io), e così dare una nota di pepe alla sua esibizione.
Una nota particolare di demerito va, per quanto mi riguarda, a coloro che hanno invitato a Potenza questa persona, strano incrocio tra una showgirl al tramonto e un’opinionista di terza categoria, che vive suscitando odio, di odio si nutre e dall’odio guadagna (certo, chi pagherebbe mai Selvaggia per una sobria relazione sulla situazione politica, o sulla poetica di Leopardi?); la cultura non è questo. Selvaggia appartiene al mondo del gossip, non parla di problemi reali. I suoi problemi sono il regalo in ritardo al fidanzato (ma chi se ne frega!) e il suo doppio mento sui giornali. Con una persona così, non si deve parlare di cultura. A meno che non inizi a mostrare meno tette e più cervello.
Che ti aspetti da quelle capre di paese..