Spingere su bonifiche e riperimetrazione dove è possibile e, dopo le bonifiche, realizzare e promuovere un ecosistema favorevole alle imprese: queste sono le due azioni da intraprendere per ripristinare l’ambiente e per creare nuove occasioni di sviluppo per le storiche aree industriali di Tito e Pisticci, secondo il vicepresidente alle Politiche energetiche e ambientali di Confindustria Basilicata, Francesco Somma, che ieri è intervenuto al convegno che si è svolto a Tito, dal titolo “Sin Tito e Valbasento: dopo la bonifica, verso il recupero delle aree”.
Cinque gli asset principali individuati da Somma per creare condizioni favorevoli agli investimenti: servizi consortili efficienti, innovativi e a costi competitivi attraverso una improcrastinabile riforma dei Consorzi Industriali, in uno alla risoluzione definitiva della debitoria di quello della provincia di Potenza; un’offerta di lavoro più rispondente alle esigenze odierne e future delle imprese protagoniste e non vittime della quarta rivoluzione industriale e per questo Confindustria punta molto sulla costituzione degli ITS insieme al potenziamento degli strumenti di alternanza scuola lavoro e dall’apprendistato di primo livello; individuazione quale Zes della direttrice Taranto – Metaponto – Policoro – Pisticci – Ferrandina in cui logistica, turismo-agricoltura-industria siano collegati in un unico asse retroportuale; valorizzazione del CNR di Tito e dell’Università di Basilicata quali centri di eccellenza che operino nella ricerca applicata e nel trasferimento tecnologico alle imprese a bocca di impianto. Infine, ma non certo per importanza, infrastrutture esistenti quali i viadotti di Balvano e la superstrada Basentana da mettere definitivamente in sicurezza e facilmente percorribili in tempi rapidi.
Il vicepresidente di Confindustria Basilicata ha infine riconosciuto l’impegno della Regione ed in particolare dell’assessore Pietrantuono ad individuare strumenti di aiuto a quelle imprese , nell’area di Tito, che sebbene incolpevoli dell’inquinamento dei loro terreni, devono per legge avviare – e in alcuni casi hanno già avviato – le attività di caratterizzazione a proprie spese.