Ancora una volta le cronache di questi giorni, grazie a una puntuale informazione della stampa regionale, si stanno occupando di diversi “incidenti di percorso” che riguardano i collegamenti ferroviari da/per la Basilicata lungo la dorsale basentana e appenninica. E’ storia vecchia, ormai. Una storia che i Lucani conoscono molto bene e che adesso sta superando ogni limite ragionevole. Tra l’altro, si tratta di situazioni che vengono da lontano, che penalizzano oltremodo i viaggiatori e rendono chiara anche l’idea di una regione dove il treno sembra ancora un “oggetto sconosciuto”. Una regione che evidentemente vuolemantenere ancora alto il suo livello di isolamento, di arretratezza infrastrutturale e di ritardi. Pertanto, anche qualche segnale di modernità, come l’apprezzato Frecciarossa che rende sicuramente più agevoli i collegamenti con il Centro-Nord del Paese, in questa situazione viene vanificato da una gestione e da una organizzazione complessiva dei trasporti carenti e inadeguati, anche rispetto a quanto si registra nelle regioni meridionali. E questo al di là dello stato delle ferrovie in Basilicata, dove negli ultimi decenni sono mancati investimenti e innovazioni che adesso pesano enormemente.
In queste condizioni parlare di sviluppo e di rilancio significa solo pronunciare parole al vento. Così come effimere e pretenziose risultano alcune cerimonie con tagli di nastri tricolori, promesse di velocizzazioni, protocolli d’intesa, gemellaggi e conferenze in giro per l’Italia e per il mondo per esaltare le nostre bellezze e le nostre risorse. Iniziative che in questo clima rimangono spesso senza seguito e con potenzialità della regione non valorizzate adeguatamente, fino a sfiorare l’autolesionismo. Tutto questo in una realtà in cui i paesi si spopolano e i giovani vanno via per non farvi più ritorno.
I fatti di questi giorni, dunque, sono ancora una volta inquietanti e allontanano l’utenza. Inoltre, generano tanta rabbia perché si assiste inermi all’ennesimo treno con “ritardo imprecisato” o alle prese con “problemi tecnici” per via di materiali vetusti, locomotori logori ancora utilizzati e una manutenzione forse non proprio all’altezza. Ci troviamo,di conseguenza,di fronte a treni soppressi e con poche informazioni utili, a bus sostitutivi “improvvisati” che a tarda ora non consentono ai viaggiatori di arrivare a destinazione; oppure di bus sostitutivi nei quali gli autisti non conoscono itinerari, fermate e orari da rispettare per le successive coincidenze. In queste situazioni di grandi disagi, incertezze e paure (come quelle che si provano quando ci si ritrova di notte in una stazione deserta!), a farne le spese sono spesso donne sole, persone anziane, malati, bambini, handicappati e persino turisti sventurati e disorientati. Se tutto questo si verifica, nonostante non pochi soldi pubblici impiegati per espletare tale servizio, significa che probabilmente i contratti tra le istituzioni preposte e le aziende interessate sono stati redatti in maniera poco chiara e superficiale. Oppure significa che non si è attrezzati per le emergenze e che nessuno si preoccupa di assicurare assistenza e organizzazione adeguate di fronte alle difficoltà.
In questo scoraggiante scenario che penalizza chi viaggia (con un biglietto che dovrebbe garantire qualità ed efficienza), è evidente che ogni discorso che riguarda l’attrattività, gli investimenti industriali, il turismo e il rilancio della nostra economia risulta fatuo e inutile. E se tutto ciò si ripete con una certa frequenza significa che ci troviamo di fronte a persone o uffici che non svolgono con responsabilità il ruolo che sono chiamati a ricoprire.
Inoltre, nell’apprendere le notizie circa i recenti ritardi e le soppressioni di Intercity e Frecciarossa di Trenitalia nella stazione di Ferrandina-scalo Matera sono state esternate alla nostra Associazione lamentele e preoccupazioni da parte di diversi cittadini che ci hanno chiesto di intervenire. Rimostranze che il nostro sodalizio, impegnato a promuovere la “cultura del viaggiare in treno”, ha condiviso in pieno. Così come risultano condivisibili alcune perplessità e domande rivolteci in questi giorni, che di seguito sintetizziamo: “Di fronte a questi ripetuti disservizi, come si deve interpretare il silenzio del Comune di Matera,di quelli dei paesi limitrofi e della Regione Basilicata?”; “Può una città d’arte, meta di visitatori e ormai alle prese con un turismo internazionale, trascurare aspetti così importanti circa gli unici collegamenti con la rete ferroviaria nazionale effettuati attraverso le stazioni di Ferrandina-scalo Matera e Bari Centrale?”; “Quale immagine di Matera e della Basilicata conserveranno i turisti che in questi giorni hanno vissuto le difficoltà raccontate?”.
Ci sembra tanta materia su cui riflettere e operare. E non a caso l’Associazione “Matera Ferrovia Nazionale” si propone di incontrare prossimamente le diverse parti interessate.