Sulla progettazione del Teatro temporaneo per Matera 2019 nella Cava del Sole interviene nuovamente l’Associazione ALPIA (Associazione Liberi Professionisti Ingegneri ed Architetti). Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione
Progettazione del teatro temporaneo per Matera 2019 nella Cava del Sole : procedure dubbie!
Fino alla nota di chiarimenti dell’1 -12-2017 che la Presidente della Fondazione Matera 2019 ha affidato alla stampa, ALPIA aveva potuto registrare solo il silenzio assordante della Fondazione su aspetti procedurali, non irrilevanti, che questa Associazione aveva posto all’attenzione sia della stessa Fondazione che dell’opinione pubblica.
Finalmente però con la nota dell’1-12-2017 la Fondazione Matera 2019 dichiara il “modus procedendi” con cui sta amministrando la cosa pubblica, evidenziando però i reiterati “vizi” procedurali adottati negli atti fino ad ora prodotti. Evidentemente ci si riferisce agli atti inerenti incarichi professionali od ad essi collegati.
Forse pressata dal malumore di tanti cittadini e professionisti ha ritenuto di pubblicare sul proprio sito istituzionale alcuni elenchi di incarichi affidati, questo solo in data 29 novembre.
Sull’elenco del periodo settembre/ottobre 2017 compaiono una serie di nominativi incaricati per un gruppo di attività assimilabili a progettazione, ma nulla si chiarisce in tal senso sul sito, del Teatro Temporaneo nella Cava del Sole.
L’impressione è che il tentativo di riparare e giustificare, da parte della Fondazione, sia addirittura più “problematico”, volendo usare un eufemismo, degli atti posti già in essere. Sicuramente si è ottimisti nel ritenere le procedure viziate!
Andando con ordine. C’è una prima mancanza, da parte della Fondazione, che può definirsi veniale. Sorprende e sgomenta però, e non poco, che questa mancanza venga da un organismo pubblico che gestisce fondi pubblici e che ha annunciato, sin dalla sua istituzione, che la partecipazione e la trasparenza avrebbe contrassegnato il suo operato.
Nessun avviso pubblico “in chiaro”, cioè di facile visibilità, è stato prodotto non solo per il presunto elenco di professionisti istituito presso la Fondazione solo a settembre 2017, ma anche per l’incarico in questione; secondo i molti che hanno consultato il sito nei giorni scorsi questo avviso per la formazione dell’elenco non era facilmente rintracciabile.
Poco veniali sembrano, invece, altre due rilevanti mancanze!
La prima: emerge, dai dati forniti dalla stessa Fondazione, che prima dell’affidamento dei vari incarichi, non sia stato determinato il livello di progettazione e soprattutto il corrispettivo complessivo degli onorari professionali delle prestazioni richieste.
Senza alcun commento si riporta quanto contenuto nelle linee guida n°1 in attuazione del codice degli appalti D.lgs. n°50/2016 emanate dall’ANAC.
2. Determinazione del Corrispettivo
2.1. Per quanto riguarda la prima operazione, al fine di determinare l’importo del corrispettivo da porre a base di gara (come sarà precisato meglio oltre) per l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura e gli altri servizi tecnici, occorre fare riferimento ai criteri fissati dal decreto del Ministero della giustizia 17 giugno 2016 (Approvazione delle tabelle dei corrispettivi commisurati al livello qualitativo delle prestazioni di progettazione adottato ai sensi dell’art. 24, comma 8, del decreto legislativo n. 50 del 2016). Ciò nel rispetto di quanto previsto dall’art. 9, comma 2, penultimo e ultimo periodo, del decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, così come ulteriormente modificato dall’art. 5 della legge n. 134/2012.
2.2. Per motivi di trasparenza e correttezza è obbligatorio riportare nella documentazione di gara il procedimento adottato per il calcolo dei compensi posti a base di gara, inteso come elenco dettagliato delle prestazioni e dei relativi corrispettivi. Ciò permette ai potenziali concorrenti di verificare la congruità dell’importo fissato, l’assenza di eventuali errori di impostazione o calcolo. Permette, inoltre, di accertare che il procedimento non produca tariffe superiori a quelle derivanti dal sistema precedente, oltre a rappresentare una misura minima a presidio della qualità della prestazione resa.
E’ probabile che se si fosse proceduto alla determinazione dei corrispettivi il Responsabile Unico del Procedimento (ci si chiede tra l’altro se è stato nominato e che figura professionale abbia) forse si sarebbe accorto che l’importo dei corrispettivi, presumendo sempre che l’incarico è per la redazione dello studio di fattibilità, è superiore ai 40.000 euro. Ciò vuol dire che l’incarico non è più fiduciario ma occorre, al minimo, una procedura di gara negoziata. Si rimanda alle linee guida prima richiamate per le procedure da osservare in termini di pubblicità, di selezione dei professionisti da mettere in gara e dei criteri di scelta dell’incaricato.
Come si diceva dai dati forniti dal sito della Fondazione sembrerebbe che i passaggi, in termini di pubblicità, di selezione dei professionisti da mettere in gara e dei criteri di scelta dell’incaricato non siano stati consumati; emerge al contrario un dato grave, ed è questa la seconda mancanza: un immotivato frazionamento delle varie prestazioni per giustificare un affidamento di incarico diretto a più professionisti. Sommando gli onorari riconosciuti ad ogni professionista, individualmente incaricato, l’importo complessivo delle prestazioni è pari ad €.76.000 salvo errori in più o in meno.
Occorre d’altro canto sottolineare che il tentativo della Presidente della Fondazione, con il comunicato stampa del 1 novembre u.s, teso a giustificare gli atti adottati sia ancor più “problematico”. Si parla di consulenze a supporto di tecnici dipendenti della Fondazione.
La Fondazione, se avesse consultato il codice degli appalti e linee guida dell’Anac, non avrebbe mai giustificato la presenza di professionisti esterni come consulenti in quanto queste figure sono espressamente vietate, se non per specifiche prestazioni. Occorrerebbe, a questo punto, fare chiarezza anche sui tecnici dipendenti di cui non si conoscono nomi e titoli professionali (risulta, per relata refero, che non siano nemmeno i firmatari delle prime elaborazioni progettuali) ma soprattutto nulla si sa come siano stati selezionati e che contratto abbiano. Se il contratto è a tempo parziale, ad esempio, per loro è vietata la progettazione. Codice degli appalti docet.
Infine, per completezza di informazione e trasparenza, sarebbe il momento, per la Fondazione, di spiegare, una volta per tutte, quale fosse il reale incarico dei tecnici e creativi dell’ODS in quanto emergono discordanze tra quanto ha sempre predicato la Fondazione e quanto nei giorni scorsi, su questa vicenda, hanno lamentato alcuni tecnici dell’ODS e l’arch. Cascone. Ed ancora di spiegare anche con quali criteri siano stati scelti, al tempo dell’avvio dell’open design school, gli architetti Acito e Cascone. Da quanto emerge dalle dichiarazioni e da atti, assenti, sul sito sembra che l’unico criterio sia stato, non essendoci stato nessun avviso e valutazione di curriculum, della semplice cooptazione.
Una breve digressione. L’Associazione Alpia è costituta da tecnici che non dimenticano di essere anche cittadini. Per questa ragione si è notato, dalla lettura della nota affidata alla stampa dalla Presidente della Fondazione, che il “concept” prodotto dall’ ODS viene consegnato al CDA il 24 gennaio 2017 e da questo al Comune di Matera.
Da gennaio 2017 fino a settembre 2017 vi è un vuoto.
A settembre 2017, come comunica la Presidente, il Comune di Matera avrebbe preso visione del progetto (ma non era un concept?), valutato la proposta non realizzabile nei tempi e nei modi indicati, chiesto infine l’aiuto di Invitalia che lo ha ritenuto non realizzabile entro il 2019.
Ci si chiede: come è possibile che, dopo quasi due anni di attività e di risorse impegnate, il “prodotto” non sia utilizzabile?
Alla luce di tanto e ricordando ancora una volta le ragioni per cui l’Associazione ALPIA si è costituita, e cioè con l’intento di vigilare sul rispetto delle leggi che regolano la libera professione tecnica e per tutelarla, si chiede che la Fondazione Matera 2019 valuti la opportunità di annullare in autotutela gli atti, fino ad oggi adottati, che non sembrerebbero essere in linea con leggi, norme, regolamenti e linee guida ANAC in vigore.
L’Associazione si permette, a questo punto, di suggerire un percorso che non penalizzerebbe, soprattutto, la città di Matera e la programmazione avviata per l’appuntamento del 2019.
Organi di stampa e servizi giornalistici hanno evidenziato, nei giorni scorsi, che il sito della Cava del Sole dovrà essere sottoposto, necessariamente, ad un piano di caratterizzazione in quanto per anni la cava è stata utilizzata come discarica. Si spera solo di rifiuti edilizi!
Nelle more delle indagini, delle relazioni e dei pareri da acquisire si presume che dovrebbero essere sospese le attività progettuali, che anzi non andavano proprio affidate. Nel caso la Fondazione valutasse l’opportunità (auspicabile) di annullare gli atti ci sarebbero i tempi, da contingentare, per attivare le procedure “canoniche” per l’affidamento degli incarichi in un quadro di trasparenza e partecipazione.
ALPIA confida che la Fondazione Matera 2019 voglia valutare questa proposta operativa per il bene di Matera. Caso contrario l’Associazione si vedrà costretta ad attivare altro tipo di azioni presso le sedi competenti.
In riferimento alla nota di Alpia riceviamo e pubblichiamo la nota di Paolo Cascone, responsabile scientifico del primo workshop dell’Open Design School.
In questa nota di Alpia si parla della mancanza di trasparenza sulle procedure che riguardano gli incarichi professionali per la Cava del Sole e viene citato in modo erroneo il mio nome in relazione al mio incarico di responsabile scientifico del primo workshop dell’Open Design School. Ebbene è un fatto pubblico che il mio incarico sia stato il risultato di un bando di evidenza pubblica, di seguito il link:
http://www.matera-basilicata2019.it/it/archivi/news/738-al-lavoro-con-open-design-school.html
Se per i dettagli del bando relativo al mio incarico lascio la parola all’ente banditore per chiarire immediatamente e pubblicamente la questione, chiedo all’associazione ALPIA di documentarsi adeguatamente prima di citare in modo erroneo un professionista di chiara fama internazionale selezionato su bando di evidenza pubblica. In tal senso con la presente ci tengo ad affermare che non esiterò a tutelare la mia onorabilità professionale nelle sedi opportune qualora ce ne fosse bisogno.
Come ho già affermato pubblicamente considero la richiesta di maggiore coerenza e trasparenza nelle procedure relative a Matera 2019 un atto non solo legittimo ma doveroso da parte della comunità sia locale che nazionale. Ne è una prova la mia risposta, da voi pubblicata, alla lettera aperta dei partecipanti del primo worksop ODS (di cui riportiamo il link di seguito – ndr)
Trovo quindi grave che chi spende per una maggiore trasparenza faccia di tutta un erba un fascio senza informarsi adeguatamente e quindi fornendo un pessimo servizio alla comunità.
Paolo Cascone
Progettazione Teatro temporaneo per Matera 2019 nella Cava del Sole. Replica dell’Associazione ALPIA (Associazione Liberi Professionisti Ingegneri ed Architetti) alla nota di Paolo Cascone
ALPIA prende atto del chiarimento che ha voluto, immediatamente, fornire l’arch. Cascone. Occorre anche dire che hanno sorpreso, non poco, il tono e le minacce dall’arch. Cascone visto che, nella nota dell’Associazione, non vi è alcuna valutazione né della persona che del professionista. Nel caso, invece, l’architetto non condividesse ciò Alpia si scusa per la evidente diversa interpretazione ed anche per una oggettiva difficoltà ad assumere informazioni, imputabili a ragioni già ampiamente espresse.
Rammarica ancor più il tono perché sia Alpia che l’arch. Cascone, pubblicamente, stanno chiedendo trasparenza negli atti e nelle azioni della Fondazione. Probabilmente sono le motivazioni di base che sono diverse.
Ma perchè si fanno sempre tante chiacchiere!!!!!!!il Banco di Napoli non le prende in pegno.
Alpia si documentasse perchè il Rup c’è e c’è molto carteggio prodotto, lo recuperasse.
Ciò detto le argomentazioni che si rifanno al codice degli appalti mi sembrano ben poste ed allora invece di perdere tempo a scrive a vuoto si interessi l’Anac salvo altri e successivi esposti ad altri organi che pure hanno competenza.