“Quel treno” per la città Dei Sassi è da prendere a tutti i costi, e conterà ben 10 sculture per il prossimo simposio dedicato alla lavorazione del tufo che si terrà dall’11 al 15 dicembre. Gli allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Bari son pronti a partire
Fai una buona azione una volta e non ne puoi più fare a meno. Tuonava così Glenn Ford, alias Ben Wade, nel celebre film “Quel treno per Yuma”. Sì perché l’associazione culturale Aqva-Vision di buone azioni ne ha fatte diverse, e continua a farne. E questa volta ha deciso di legarsi con il capoluogo pugliese dall’11 al 15 dicembre. Il passato di Bari è sempre intrecciato alla storia di una vasta rete di territori che alimentano vocazioni produttive e commerciali. Il concetto di città nodale individua in Bari “il nodo” di una rete che esiste già alle origini remote della sua storia, e si è individuato nel nesso storico-culturale tra “terra” e “mare”, che indica una importante connotazione geopolitica delle comunità dell’area Mediterranea, ma anche una connotazione “culturale”, una forma della mente, il tratto dominante di storia comune. E un comprensorio che sa di mare, terra e cultura non poteva, pertanto, non abbracciare il simposio dedicato alla lavorazione del tufo voluto da Aqva-Vision, in collaborazione con lo Studio Arti Visive del professor Franco Di Pede.
E all’improvviso una pietra “in fiore”: che meraviglia, questo il titolo del progetto, si terrà sempre a Matera e ospiterà quest’anno nove allievi dell’Accademia Delle Belle Arti di Bari accompagnati dal professor Mauro Mezzina e dalla coordinatrice del corso di scultura Francesca Macina. Il tema concordato da Mezzina, insieme ai responsabili della Open Design School Matera, (questo il neonato nome del laboratorio che insegna ai propri allievi a guardare la Città dei Sassi non come paesaggio, ma come una “vera e propria scultura a scala ambientale”), sarà “Il mare in tutte le sue forme” e vedrà la realizzazione di 10 sculture, dedicate appunto all’acqua in tutte le sue “sfaccettature”, da collocare in alcuni quartieri della Città dei Sassi e una dell’altezza di 3 metri, in onore di Adriano Olivetti da erigere al Borgo La Martella grazie al cui intervento la borgata deve molto.
Un po’ di cenni storici sul Borgo La Martella – Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’attenzione dell’allora Istituto Unrra – Casas, diretto dall’ingegnere Adriano Olivetti, si posò, tra l’altro, sulla città di Matera con i suoi caratteristici Sassi, descritti da Carlo Levi nel suo libro “Cristo si è fermato ad Eboli”. Olivetti sposò l’idea di costruire borghi residenziali che potessero essere di propulsione alla formazione di comunità locali. Egli diede molta importanza alle comunità per il riscatto e la redenzione del sud. Nel 1949 Olivetti visitò Matera e, a seguito dell’incontro con Friedmann, nacque la Commissione incaricata dello studio della città e del territorio. Nacque così La Martella, progettata e realizzata con l’intento non solo di raccogliere gli abitanti dei Sassi, ma anche con idee tendenti al decentramento burocratico-decisionale, alla formazione professionale e all’insediamento industriale in zone pianeggianti. Il Borgo, dopo la sua creazione, fu abbandonato a se stesso per la miopia della classe dirigente del posto che fu restia a idee utopiche e visionarie. Con l’abbandono la borgata ha visto il lento degrado delle numerose strutture pubbliche.
L’ultimo treno per Bari porterà via con sé un bagaglio culturale dal sapore di acqua e tufo.