Anna Carritiello, segreteria regionale Uil, Politiche di Genere: “Poche opportunità di lavoro per le donne anche per mancanza di conciliazione vita-lavoro”. Di seguito la nota integrale.
I dati sull’occupazione continuano a restituirci un mercato del lavoro al maschile: solo una donna su due riesce a trovare un lavoro. Quando questo accade, le donne troppe volte sono costrette a scegliere tra vita privata e professionale. Troppe di esse lasciano il posto di lavoro, in troppo poche lo ritrovano. Un epilogo che segue a una carriera segnata da discontinuità, difficoltà nell’accesso alla formazione, disparità di salario e successiva diversità di trattamenti pensionistici.
Intanto, sul mondo lavorativo femminile il CENSIS registra un miglioramento dell’occupazione che sale del 1,4%. Tra giugno 2016 e giugno 2017. Nel 1977 il divario tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile era pari a 41,4 punti percentuali mentre oggi la distanza da colmare è ancora di ben 18 punti. “Il profilo dell’occupazione femminile – aggiunge il centro studi – indica una maggiore propensione a puntare sull’area del lavoro indipendente”.
Purtroppo l´aumento riguarda i contratti a tempo e, spesso, si tratta di lavoretti: è un problema. Abbiamo troppe piattaforme digitali che impiegano occasionalmente tante ragazze e donne per pochi euro al giorno. Non è buona occupazione. Il lavoro non si crea per decreto, servono investimenti pubblici e privati in infrastrutture e occorre smetterla con questa austerità.
E’ un contesto che deve essere modificato. Innanzitutto, facendo interagire in modo positivo tutti gli strumenti contrattuali e legislativi esistenti. La contrattazione, a tutti i livelli, da tempo si è occupata di questa tematica ed ha trovato soluzioni utili a favorire una conciliazione condivisa dei tempi di vita e di lavoro tutelando, al contempo, il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori e la redditività e produttività aziendale. In quest’ottica il lavoro agile può essere una risorsa preziosa, ma solo se sarà utilizzato come una nuova modalità di svolgere le mansioni e non come un mezzo per abbattere le tutele ed isolare i dipendenti privandoli del valore della relazione.
Per le donne la strada da percorrere è ancora lunga e in salita, siamo convinti, però, che la trasversalità che le contraddistingue sarà la chiave di volta per cambiare lo status quo e costruire un Paese più equo e giusto che comprenda che le diversità di genere sono una risorsa sulla quale investire e non una semplice voce di costo.
E’ necessario un cambiamento di paradigma, sociale e culturale, per affidare il lavoro di cura, in tutte le sue accezioni, alle «persone» e non solo alle donne: così potremo fare dei passi in avanti concreti verso una conciliazione di vita e lavoro che sia piena condivisione di ruoli e responsabilità nella famiglia.