“Dell’illuminismo meridionale Giovanni Russo è stato uno degli ultimi epigoni, in grado di raccontare non solo il Sud degli anni 50, ma anche quello dei decenni successivi, anche quello lambito da altre questioni: l’urbanesimo malato, l’emigrazione intellettuale, il peso della criminalità organizzata. Oggi lo sguardo di quell’illuminismo è quanto mai attuale, proprio nel momento in cui appare inattuale. Inattuale perché il Sud e la riflessione sul Mezzogiorno sembrano essere fuorusciti dall’agenda delle forze politiche, e prima ancora dal dibattito nazionale”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale Francesco Mollica, che ieri a Roma, nello stand lucano della Fiera della piccola e media editoria “Più libri, più liberi”, ha concluso il convegno dal titolo “Giovannino Russo, l’ultimo alfiere del meridionalismo”. Filippo Martino, presidente dell’Associazione dei lucani a Roma (di cui Russo era socio), ha introdotto l’incontronel corso del quale Rocco Brancati ha ricordato il giornalista scomparso poche settimane facon Paolo Conti, inviato speciale e collega di Russo al Corriere della Sera e Biagio Russo della Fondazione Sinisgalli. Ai loro interventi sono seguite la testimonianza di Giulietta Riversi, compagna di vita di Giovannino ed un reading degli scritti di Russo, a cura di Nicole Millo.
“La banalizzazione del dibattito sui problemi del Sud – ha aggiunto Mollica – nasconde una realtà complessa: nell’ultimo ventennio, dal Mezzogiorno è ripresa l’emigrazione come negli anni Cinquanta, ma questa volta da parte di giovani con elevati livelli di istruzione che finanziano lo sviluppo del Nord. La questione meridionale non può essere risolta attraverso rimedi specifici, ma deve essere affrontata attraverso il perseguimento di una politica generale del Paese. Il nodo vero è ancora una volta lo sviluppo economico nazionale, per il quale il Mezzogiorno deve essere un’opportunità. E allora prendiamo spunto da questa giornata per un’ulteriore riflessione: mobilitare risorse, non solo finanziarie ma anche culturali e intellettuali, per capire in che modo mettere il Mezzogiorno su un sentiero di sviluppo e crescita trainata dall’innovazione, che possa anche permettere di diminuire il divario con il Nord, non è fondamentale solo per il Sud ma per l’Italia intera”.
“Oggi che il Sud è molto mutato – ha aggiunto Mollica -, mentre persiste il divario con il resto del paese, bisogna forse tornare allo sguardo concreto di Giovanni Russo e a quel tipo di giornalismo, fatto di inchieste sul campo, revisione dei propri pregiudizi, incontri con le persone reali. Bisogna uscire da visioni localistiche e tornare a considerare – come ci ha indicato Russo – la questione meridionale come un aspetto della questione italiana, che oggi non può non essere una questione europea. Il Mezzogiorno si trova a un bivio: diventare l’avanguardia dell’Europa nel Mediterraneo, il ponte per lo sviluppo di regioni ancora arretrate del Sud europeo e del Nord Africa, o essere assimilato a queste e aggravare il divario rispetto all’Europa”.