Giampiero De Meo: “Matera Zona Franca verso la smart Zes appulo lucana”. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Reso il parere condizionato con modifiche della Conferenza Unificata al Dpcm che definisce modalita’ e criteri per l’istituzione delle Zes, il provvedimento ora passa al vaglio del Consiglio di Stato per il completamento dell’iter con le successive firme di Ministri e del Presidente del Consiglio e la registrazione della Corte dei Conti con pubblicazione finale in Gazzetta ufficiale.
Finalmente sappiamo che le aree eleggibili da inserire nella zonizzazione possono essere massimo 15 kmq (1500 ettari) per la Basilicata e 50 kmq (5000 ettari ) per la Puglia. Per avere un riferimento di ordine di grandezza bisogna dire che il solo porto di Taranto o di Brindisi si estendono rispettivamente per circa 3 kmq (l’Ilva da sola occupa 15 kmq)
La superficie dei lotti del Consorzio industriale di Matera (Jesce La martella Policoro Irsina con Pisticci Ferrandina Salandra Garaguso) è di 13 kmq di cui 10 in Val Basento
Il Comitato Zes lucana promosso dall’associazione Zona franca Matera partendo dalla centralità di Matera e dal brand Capitale della cultura 2019, ha avuto il merito di avviare il dibattito proponendo anche un modello di Smart Zes. Tutto ciò all’indomani della delibera della Regione Basilicata che ha individuato i due poli logistici di Galdo di Lauria da associare a Napoli (Adsp del Mar Tirreno) e di Ferrandina da associare con il Porto di Taranto (AdspMar Jonio). Tutto ciò prima che il Governo accettasse l’emendamento di poter istituire due Zes per Regione. Se però la Basilicata è cerniera del Mezzogiorno tra due grandi regioni la Campania, la Calabria e la Puglia, è forse necessario chiedersi se la cerniera deve restare aperta o si può chiudere. Ed ecco il ritorno della Lucania, ma anche della centralità di Matera e della scelta strategica appulo lucana. Sostenere quindi l’ ipotesi di sviluppo strategico appulo lucano (scelta che scontata non è) significa anche dare una risposta “Politica” ampia e impegnativa alla domanda “che fine farà la Basilicata (e i lucani)” nel riordino delle macroregioni amministrative rafforzando le esistenti connessioni economiche di interscambio e di dotazione infrastrutturale tra le due regioni.
Le Zes sono lo strumento straordinario di politica economica di sistema voluta dal Governo per mantenere gli impegni di modernizzazione assunti con l’Unione europea che le ha ritenute indispensabili, insieme con gli ITS – formazione integrata superiore duale Scuola Azienda (le Fchscullenne tedesche che finalmente la Regione Basilicata ha deliberato nei giorni scorsi in ritardo di 10 anni sull’italia intera) e con la semplificazione delle regole di uscita ma anche di entrata dal lavoro (jobs act) strumenti che possono costituire le precondizioni per le imprese e per le istituzioni per innovare l’economia e far entrare nel mondo del lavoro nuove energie culturali, tecnologiche finanziarie per ridare competitività e stabilità oltre che durata, allo sviluppo.
Questi fattori si aggiungono infatti al processo di riordino amministrativo e burocratico e di istituzione delle macroregioni (e abolizione delle province) che va oltre la normativa di semplice separazione tra indirizzo politico e gestione che mediamente non ha migliorato il funzionamento della macchina amministrativa e l’efficienza, l’efficacia e la redditività ( la Francia ha già attuato la riforma dimezzando il numero delle regioni)
Le Zes certo non sono la panacea di tutti i mali ma possono certamente essere un “ laboratorio istituzionale” come ha sostenuto nel suo lavoro presentato in anteprima a Matera Maurizio D’Amico segretario del Femoza (Federazione delle Zes e free Zone di Ginevra) strumento utile per connettere l’Italia intera per inserirla a pieno titolo nei circuiti internazionali della post globalizzazione e delle vie della seta .
Da qui il ruolo del sud Italia di noi che come sempre abbiamo giacimenti e depositi di energie di qualità “da vendere” accumulate in vario modo e che non riusciamo a valorizzare e utilizzare in loco ma che dissipiamo, disperdiamo e nel migliore dei casi esportiamo e svendiamo. Decisioni così epocali per il prossimi decenni non possono essere prese ignorando le famiglie e le imprese, luoghi della produzione ma anche del consumo.
Le Zes infatti non sono solamente free zone con esenzioni fiscali e doganali ma vanno oltre e riguardano le agevolazioni e la competizione tra territori e chi ci vive all’interno
Ora è il momento dell’approfondimento . Le questioni all’ordine del giorno non possono essere solamente quali territori sia opportuno e conveniente inserire nelle Zes e con quale regione associarsi prescindendo dai criteri che la normativa richiede di identificazione e delimitazione territoriale, di accesso delle aziende, di governance (potere di indirizzo e di gestione) cioè su chi governerà questi processi in rappresentanza delle regioni e dei comuni interessati a costo zero per le casse dello Stato, di scelta di incentivazione e di sburocratizzazione delle Regioni.
Per le Zes interregionali che riguardano la Basilicata (regione priva di area portuale) il dpcm prevede che la proposta al Presidente del Consiglio dei Ministri (che selezionerà le proposte di istituzione di Zes ) venga presentata dal Presidente della Regione sentiti i comuni dei territori inseriti nelle zone in forma congiunta tra le due regioni interessate corredata dal piano di sviluppo strategico (che per questi motivi non può che essere unico) partendo dalle infrastrutture esistenti e funzionanti nell’immediato e dei territori non contigui sia pubblici che privati delimitati o facilmente delimitabili.
E’ il momento di accompagnare i decisori e concorrere a predisporre e completare la proposta in modo tale che :
si possa valutare l’Impatto sociale ed economico (le ricadute in termini di pil e occupazione attesi) e che saranno oggetto monitoraggio dell’Agenzia per la Coesione nel settennio di attuazione
si individuino le tipologie delle attivita che si intendono promuovere in termini di specializzazione settoriale partendo dalle attivita di specializzazione territoriale (e quindi dai distretti e dai cluster presenti)
si Individui in maniera puntuale le esemplificazioni amministrative per le imprese localizzate e che si andranno a localizzare (attraendo possibilmente investimenti anche esteri ad alto valore aggiunto e occupazionale)
Bisognerà tenere in conto che verranno ritenuti premiali i pareri, i concerti, le intese, i nulla osta già rilasciati dagli enti competenti e che hanno la giurisdizione sui territori inclusi nelle Zes dai quali vanno escluse le aree residenziali (zona Sassi per intenderci)
Bisognerà realizzare dei Protocolli di legalità anche finalizzati ad evitare speculazioni e conseguenti alle variazioni di destinazione urbanistica da dare ai terreni privati inseriti nella zonizzazione
Bisognerà prevedere agevolazioni e incentivazioni regionali non sostitutive ma addizionali a quelle esistenti e che adottino meccanismi automatici e non discrezionali
Bisognerà infine ma non da ultimo dar conto ed elencare i soggetti pubblici e privati consultati e le rispettive modalita di consultazione adottate (enti locali, partiti e parti sociali, ma anche terzo settore e stakeholders)
Il dpcm per le Zes interregionali introduce un vincolo che è quello del rispetto del principio di leale collaborazione tra le regioni che ne fanno parte. Questa è la grande sfida e la grande scommessa. Siamo solamente all’inizio ma non abbiamo molto tempo.