Accordi di filiera pastai-agricoltori, stoccaggio differenziato del grano duro, ricerca per la realizzazione di sementi adatte a valorizzare il territorio e l’agricoltura locale: sono alcune delle soluzioni proposte nel protocollo d’intesa per valorizzare il grano duro italiano sottoscritto da AIDEPI, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e ITALMOPA. Nel Patto di filiera – riferisce la Cia lucana – ci sono anche pastifici e aziende cerealicole della Basilicata.
È il caso, per esempio, dei contratti di coltivazione tra pastai e agricoltori: applicati per la prima volta 10 anni fa e ormai sempre più adottati con reciproca soddisfazione di aziende della pasta e mondo agricolo, garantendo agli uni grano “giusto” per la produzione di spaghetti &co e agli altri una remunerazione commisurata al raggiungimento di standard qualitativi. I pastifici associati ad AIDEPI che hanno puntato su questa soluzione, hanno coinvolto complessivamente oltre 6mila aziende agricole di 15 regioni italiane (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Toscana, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania e Puglia), per quasi 100mila ettari di superficie coltivata a grano duro di qualità.
Non solo agli agricoltori viene garantito un prezzo minimo di vendita, ma anche diversi bonus in base al raggiungimento di determinati standard, che portano la valutazione del grano fino ad un 20% superiore rispetto al prezzo di mercato. Una soluzione che mette l’agricoltore al riparo dalle fluttuazioni delle commodity e gli dà la possibilità di fare investimenti a medio termine, specie nel caso di accordi pluriennali, o di usufruire di corsi di formazione per l’agricoltura sostenibile o di software innovativi che, monitorando il territorio di riferimento, riescono ad ottimizzare le tecniche agricole.
E sono tante anche le collaborazioni attivate con centri di ricerca specializzati e società sementiere per lavorare sulle migliori varietà di grano italiano da mettere a disposizione degli agricoltori italiani, recuperando varietà tradizionali o realizzandone altre “su misura” di un determinato territorio, più resistenti alle malattie, o adatte a crescere con poca acqua: dal Furio Camillo allo Svevo, dal Normanno fino al Don Matteo, passando per Aureo, Varano, Mongibello, Maestà e il “vecchio” Senatore Cappelli.
Negli accordi già in essere sono stati coinvolti anche molini e centri di stoccaggio: impianti di proprietà o strutture terze con cui sono stipulati contratti, anche in esclusiva, di conto lavorazione, che hanno permesso alla filiera di creare un ciclo completo e controllato dalla scelta delle sementi alla coltivazione, dalla raccolta del grano duro fino alla macinatura e alla trasformazione.
In altre parole, la strada per rilanciare il grano italiano nel segno della qualità – sottolinea la Cia – è già stata tracciata.
I firmatari rappresentano complessivamente poco meno della metà di tutta l’agroindustria italiana, per un valore di circa 60 miliardi di euro: per quanto riguarda il mondo agricolo, parliamo di oltre 3 milioni di associati che gravitano nel settore agricolo, 1,1 milioni di imprese agricole e 5mila cooperative agroalimentari distribuite su tutto il territorio nazionale; per il comparto molitorio, oltre l’80% della capacità totale di trasformazione del frumento in Italia; per l’industria della pasta, l’80% di un settore storico che conta 100 imprese, dà lavoro in Italia a 7.500 addetti e genera 4,7 miliardi di euro.
Il protocollo d’intesa è quindi una risposta concreta, volontaria e “di squadra” ad alcune criticità di filiera che ostacolano la crescita del settore. Siamo primi nel mondo per produzione (3,6 milioni di tonnellate annue) e export di pasta (2 milioni di tonnellate), ma questo primato è a rischio per tre motivi: in primo luogo, la forte concorrenza internazionale, specie da Turchia e Egitto, che pur con un prodotto di qualità inferiore stanno erodendo quote di mercato alla pasta italiana, forti anche del supporto dei rispettivi governi. Inoltre, un debole sostegno da parte del sistema Paese in Italia ha sensibilmente concorso nel tempo a scavare un solco, in termini di competitività, crescita e sostegno all’export, tra l’agroindustria pastaria italiana e quella europea ed extra europea. Infine, l’offerta di grano italiano, già penalizzata da una eccessiva polverizzazione, è spesso non pienamente adatta alle esigenze qualitative dei mugnai e dei pastai e la mancanza di strutture di stoccaggio adeguate rende difficile la valorizzazione e la classificazione della materia prima, che quindi viene ricercata sui mercati esteri.
Sono 5 gli ambiti di intervento identificati dalle organizzazioni della filiera grano-pasta per valorizzare la qualità del grano duro italiano, ognuno legato a provvedimenti concreti e operazioni di medio periodo e tutti messi nero su bianco nel protocollo firmato oggi.
1 – Incrementare la disponibilità di grano duro nazionale di qualità e prodotto in modo sostenibile per venire incontro alle esigenze dell’industria molitoria e della pasta.
2 – Incentivare e sostenere l’agricoltura virtuosa, con premi di produzione legati al raggiungimento di standard qualitativi del grano e alle caratteristiche del territorio di produzione.
3 – Concentrare progressivamente l’offerta di grano duro e censire i centri di stoccaggio idonei alla conservazione del grano duro di qualità.
4 – Stimolare formazione, ricerca e innovazione nella filiera italiana grano-semola-pasta.
5 – Promuovere e difendere in maniera coesa un’immagine forte della pasta italiana, garantirne la sicurezza anche attraverso la tracciabilità informatica dei vari passaggi della filiera.
Per Cinzia Pagni, vicepresidente vicario Cia-Agricoltori Italiani: “Nel corso degli ultimi anni i prezzi di mercato ben al di sotto dei costi di produzione e la forte volatilità sui mercati internazionali hanno messo a dura prova i produttori di grano duro italiano. L’incertezza sui prezzi condiziona le scelte imprenditoriali agricole e non aiuta la filiera ad avere un prodotto di qualità costante nel tempo. La pasta italiana rappresenta l’eccellenza del Made in Italy e ha bisogno di una filiera forte e organizzata per poter competere al meglio nei mercati nazionali e internazionali. Il protocollo di intesa tra le maggiori organizzazioni di rappresentanza del settore segna un punto importante per rilanciare la filiera grano duro/pasta simbolo di qualità e di successo dell’Italia nel mondo”.
Dic 18