L’artista pugliese Sergio Racanati ha raggiunto in mattinata il liceo Classico Duni di Matera per incontrare gli studenti in occasione dell’evento “I love tekno – I pro e contro della tecnologia”.
Qual è oggi il nostro rapporto con la tecnologia? Come influisce nei nostri rapporti sociali? Ha modificato il nostro rapporto con la natura e con l’arte? Ed infine, è vero che ci sta portando verso lo svuotamento delle forme storicamente determinate dalla democrazia occidentale?
Questi sono solo alcuni dei temi che gli studenti hanno affrontato insiemea all’artista pugliese Sergio Racanati.
L’appuntamento, che rientra nel calendario della rassegna culturale “Meet Matera – Quel che resta del bello”, è stato organizzato da Silvana Kuhtz, moderatrice dell’incontro e docente del DICEM-Università degli studi della Basilicata, con la collaborazione della dirigenza del liceo e dell’associazione Leggo quando voglio/poesia in azione.
Sergio Racanati, classe 1982 e pugliese di Bisceglie, vive e lavora tra Milano e Miami. La cifra predominante del suo percorso artistico è dato da un interesse per la storia sociale dell’uomo in relazione al suo ambiente urbano, politico ed architettonico. “Analizzo elementi laterali e dimenticati dalla storia – dice parlando del suo lavoro – riflettendo sul rapporto tra il paesaggio urbano e lo sviluppo civile dell’uomo, tra la storia dell’architettura e i suoi comportamenti politici.”
Tra arte visiva, attivismo politico-ambientale ed esperienza cinematografica oltre gli standard, svolge una riflessione sul rapporto tra memoria individuale e collettiva nella storia contingente. Rifugge ogni intento direttamente narrativo per privilegiare una prospettiva analitica volta a costruire un archivio della memoria culturale dove poter attingere riferimenti ed esemplarità per rileggere criticamente il tempo presente. La finalità è quella di creare uno stato di sospensione percettiva e di instabilità permanente, interrompendo la fluidità consequenziale tra visione, ascolto e conoscenza e generando un sottile senso di distanza e alterità, dove il presente diventa immediatamente passato.
Durante l’incontro sono stati proiettati alcuni estratti della sua ultima fatica artistica, il film LILA (presentato a novembre all’Asia Film Festival di Barcellona). Girato nella Valle di Parvati, nel villaggio di Kalga in India, a 4500 metri di altitudine sull’Himalaya, durante la residenza sperimentale Kyta curata da Shazeb Sherif, prende il nome dal sostantivo femminile sanscrito li¯la¯cheindica “gioco”, “distrazione”, “passatempo”, “grazia”, “fascino” ma anche “mera apparenza”, “simulazione”.
Nel girato si vuole raccontare la vera sfida di questo specifico momento socio-politico: riconoscere e promuovere la diversità e l’alterità come modelli di sconfinamento e superamento delle attuali costruzioni fisiche e metafisiche. Racanati, ha scelto di interessarsi alla riflessione intorno alla “questione” ancora aperta dello scambio e del contatto tra “le culture del vicino e del lontano” attivando un rovesciamento etno-antropologico. Il film mette in evidenza continue dicotomie e incongruenze di una parte di mondo comunemente associato alla sola meraviglia della natura e della spiritualità.
La fotogallery dell’incontro con Racanati (foto www.SassiLive.it)