Cristiana Coviello, esponente di Liberi e Uguali, ha inviato una nota sulla situazione della demenza senile in Basilicata. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
È di pochi giorni fa la notizia dell’abbandono da parte dell’azienda farmaceutica Pfizer della ricerca sulle malattie neurodegenerative, e in particolare sull’Alzheimer. Sui media italiani si è riaperto il dibattito ingenerando non poca preoccupazione nelle numerosissime famiglie che si stanno confrontando con questa malattia.
In Italia giovani ricercatori, come il lucano dott. D’Amelio, stanno facendo passi avanti nello studio della malattia di Alzheimer con scoperte in grado di cambiare il punto di partenza per le cure. È da qui che è necessario ripartire, il nostro Paese ha il dovere garantire un elevato livello di ricerca pubblica, di incentivarla, di metterla in rete.
Nel frattempo però i malati e le loro famiglie hanno bisogno di cure, di assistenza, di una rete in grado di accompagnarli durante il lunghissimo percorso della malattia. Una malattia che mette in discussione le relazioni interpersonali, ribalta i ruoli di cura, stravolge la quotidianità.
In Italia si stima che circa un milione di persone siano colpite da demenza e che siano tre milioni i familiari che vivono con loro. Il Piano Nazionale per le Demenze, varato nel 2014 è ancora in fase di attuazione e le famiglie abbandonate a se stesse, aspettano ancora risposte.
La situazione in Basilicata è ancor più grave. La mancata attuazione delle “Rete Regionale per le demenze”, progetto che aveva il compito di riorganizzare i servizi di diagnosi e presa in carico, ha comportato interventi disorganizzati e inadeguati ai bisogni del territorio e delle famiglie.
È indispensabile che al centro dell’agenda socio sanitaria della nostra regione si parli di demenza, è essenziale creare nuovi servizi, garantire una diagnosi precoce e tempestiva, migliorare la qualità delle cure, adeguare e specializzare la rete dei servizi socio-sanitari.
Abbiamo il dovere di dare risposte ai cittadini lucani, alle famiglie chiuse nell’assordante silenzio delle loro case, a chi da anni cerca costose soluzioni per arginare gli effetti della malattia, a chi deve abbandonare il lavoro per accudire il proprio caro.
Un paese giusto è quello che rispetta e non dimentica il “fine vita”, gli anziani, radice e memoria di ognuno di noi. È quello che garantisce a tutti la dignità della sofferenza, che rispetta il dolore, che mette al centro le persone. Un paese dove nessun cittadino e nessun ammalato debba mai sentirsi messo da parte.
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