La poetessa e scrittrice Anna Santoliquido in una nota ricorda che sono trascorsi sette anni dalla morte a Torino dell’artista lucano Antonio Bonavista (29.3.1966 -31.1.2011). Docente di artistica nel capoluogo piemontese e musicologo, aveva fondato a Pomarico, in provincia di Matera il Vivaldi Festival che univa idealmente il suo luogo natio a Venezia dove visse il celebre compositore e violinista la cui madre aveva radici pomaricane.
Di seguito una testimonianza tenuta a Pomarico il 17 agosto del 2011, in occasione di un evento per ricordarlo.
Lettera ad Antonio Bonavista
Caro Antonio,
il 1° febbraio scorso, la tua immagine in tv ha scagliato una freccia nel mio animo. La notizia dell’immatura scomparsa mi lacerò le carni. Non potevi esserti dissolto. Rischiai di soffocarmi per lo strazio.
Ti ho conosciuto studente, aitante e ribelle. Con negli occhi la delusione e la speranza. Mi mostravi le grafiche, i disegni ed io ne apprezzavo il talento. Concertammo eventi che evidenziarono la raffinatezza, le capacità organizzative, la forza di trasgredire. Eri un giovane promettente che sapeva muoversi negli ambienti artistici baresi, ma con i piedi radicati nella terra di origine.
Stupiva la voglia di valorizzare il luogo natale, mettendone in luce la storia, le tradizioni, l’arte. Eri un agitatore culturale, di quelli che conoscono il peso della lotta e la leggerezza del sogno. Seguivi la mia produzione letteraria e, all’uscita delle nuove pubblicazioni, ti proponevi per presentarle a Pomarico. C’era del prodigioso nella tua regia. Curavi ogni particolare, abbinando la musica e gli effetti spettacolari. Lo constatò anche il Consolato Jugoslavo di Bari, i cui maggiori responsabili convennero nella tua città, per la presentazione di sillogi apparse nella loro Patria.
L’eleganza della tua figura s’intonava alla straordinaria sensibilità. L’intelligenza scorreva come un fiume in piena. Le acque erano limpide. Eri nato per le sfide e il buon gusto.
Le pastoie burocratiche e le complessità politiche non ti fermavano. Perseguivi gli obiettivi con onestà e determinazione. Non hai consentito a nessuno di spegnerti i sogni. Traevi energie dalla cultura e dall’amore sconfinato per la Basilicata.
Se devo cercare un riferimento, mi viene in mente Scotellaro, figlio come noi del popolo. Tu eri un baluardo per la tua gente, per la cui crescita ti sei immolato. Un altro riferimento è il piemontese Carlo Levi, che come sai, ebbe a cuore la sorte della nostra Regione.
Torino ti aveva accolto come docente e studioso. Di là partivi per ricerche in Italia e all’estero. Poco prima del decesso mi parlasti di Parigi e degli scenari più ampi per il festival su Vivaldi.
Ti eri appassionato al “prete rosso” e alla sua musica, collezionando, indagando, regalandoci serate indimenticabili. La presenza a Pomarico dei maggiori esperti del grande compositore significa che riscuotevi consensi, che eri credibile. Convogliavi intorno a te le energie migliori del territorio, integrandole con intellettuali e artisti di altre provenienze. I tuoi festival avevano spessore e reggevano il confronto con manifestazioni realizzate in realtà economicamente più solide.
Sfidavi te stesso e il mondo, trascinando nel vortice creativo gli amici e gli esperti. La grafica e la musica erano tue compagne, ma apprezzavi la storia, la fotografia, la poesia, la letteratura. In te pulsava la Basilicata migliore che si misurava con lo studio, le intuizioni, le energie.
La nostra terra, Antonio, non è sempre prodiga. Anzi, bisogna lottare a sangue per ottenere qualche frutto. Tu eri un seminatore generoso e paziente. Sei emigrato non con la valigia di cartone, ma con un bagaglio di competenze spendibili.
Ricordo con quanto orgoglio hai esposto in Comune i disegni vivaldiani dei tuoi allievi. Univi il Nord e il Sud con l’amalgama della cultura e del rispetto. Una didattica efficiente che fa riflettere.
D’estate, quando i paesi si riempiono di canzonette, tu portavi la musica classica e altri generi proposti da artisti accreditati.
Dimmi, Antonio, sei angelo o meteora? La tua città saprà continuare a risvegliare le coscienze e a richiamare i talenti? Ci lasci un’eredità pesante. Un enigma e una speranza.
Anna Santoliquido