Continua la deriva privatistica della sanità lucana culminata con il recente licenziamento delle due citologhe da parte di Fora Spa. Né il Crob né la stessa regione hanno assunto una posizione netta intervenendo affinché le due lavoratrici fossero reintegrate.
Si è avallata in tal modo la scelta del tutto arbitraria dell’azienda di affidare ad un laboratorio privato un servizio sino a quel momento svolto direttamente e lo si è fatto senza alcuna motivazione e sbandierata quale struttura finalizzata a garantire trasparenza e legalità negli appalti.
E per comprendere fino in fondo questa deriva privatistica dove porterà la sanità lucana è bene fare un po’ di memoria storica sullo screening in Basilicata, che nasce nel 1999 come una operazione di sanità pubblica, in una gestione mista pubblico-privato che ha consentito di ridurre l’impatto sulle strutture pubbliche e di acquisire con gradualità l’impegno e la competenza necessaria.
Dal 1999 ad oggi le scelte di politica sanitaria sono sempre andati nella direzione di una graduale incorporazione delle funzioni di screening di parte privata, giungendo persino a prevedere la possibilità di internalizzare le risorse che erano dedicate alle attività di screening da anni per non perdere le competenze acquisite sul campo e per assicurare la completa governance pubblica di un progetto di salute così rilevante.
Per le congiunture di questi ultimi anni legate ai vincoli sugli organici il processo di internalizzazione si è fermato, ma comunque tutte le attività di carattere medico sono state gestite dalla parte pubblica, lasciando all’esterno le attività della centrale amministrativa e le attività di esecuzione di buona parte dei test, le attività di prelievo e conseguente gestione dei campioni biologici ivi compreso il loro trasporto.
Con l’avvento di Fora spa, che ha rilevato i contratti di Alliance Medical, originaria aggiudicataria, a fronte di consistenti aumenti di fatturato, legati all’aumento delle adesioni ed alla recente estensione seppure ancora non a regime delle fasce d’età dello screening mammografico, si è avviata un’azione di tagli al personale sottraendo, senza sostituire, almeno 4 risorse amministrative nel corso degli anni. Fino ad arrivare al licenziamento, in assenza di alcuna autorizzazione preventiva della stazione appaltante, delle due citologhe addette alla colorazione.
Questo è solo l’inizio di ulteriori tagli e affidamenti che renderanno più piene le casse della società Fora e più vuote le tasche dei lavoratori lucani che per anni hanno assicurato dedizione ed impegno a questo progetto.
Rispetto a questi partner privati dagli appetiti insaziabili chiediamo alla regione se non sarebbe ora di completare un processo di internalizzazione delle attività di screening affidando tutta la gestione al pubblico con un evidente risparmio di risorse piuttosto che assecondare queste derive aziendaliste di soggetti privati che possono solo prendere dalla realtà che è stata costruita in anni di lavoro non avendo alcuna esperienza e competenza rispetto alla realtà della Basilicata che è cresciuta e si è consolidata prima del loro avvento.
Sollecitiamo, pertanto, un intervento del Consiglio regionale e della IV Commissione competente, data la persistente inerzia sia dell’assessorato regionale alla sanità sia del Crob nella sua qualità di stazione appaltante, affinché si ponga fine a questa vergognosa vicenda, una pagina buia per la sanità lucana.