Carlo Gaudiano, Presidente dell’associazione ONLUS “Un cuore per…”, in una nota commenta la scelta della Regione Basilicata di commissariare Asp, Asm e ospedale San Carlo di Potenza. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Gaudiano: “”Direzione scientifica a costo zero, ovvero come ti risolvo il debito pubblico.
L’amministrazione della salute, anche per la modifica del titolo V della nostra costituzione, è diventata terreno sperimentale di nuovi assetti organizzativi da parte dei presidenti delle giunte regionali. Nello sperimentare, in diverse occasioni, pur di raggiungere l’obiettivo, i presidenti di giunta regionale fanno strame di norme e decreti dello stato Italiano. Inoltre, non sempre quello che si cerca di sperimentare è finalizzato al miglioramento della conservazione o ripristino dello stato di salute(prevenzione, cura, riabilitazione)dei cittadini. In questi giorni la giunta regionale della Basilicata ha messo in atto un’ulteriore sperimentazione. Ha trasformato i direttori generali, ad eccezione di quello del CROB, in commissari. Una sorta di rivoluzione senza rivoluzionare niente, in perfetto stile “gattopardiano”. La giunta ha giustificato il commissariamento con la volontà di dare continuità nell’attuazione dei riferimenti organizzativi dettati dal nuovo piano sanitario regionale. La norma e i decreti che regolano la nomina dei direttori generali, modificati dal legislatore nel tempo e nello spazio a partire dal decreto legislativo 502/92, non prevedono alcun commissariamento salvo nelle condizioni in cui vi è, per vari motivi, la decadenza anticipata del direttore generale. A riprova che la figura del commissario è abnorme nel contesto delle aziende sanitarie regionali, nel caso che per il motivo sopra accennato si è costretti a ricorrere alla nomina di un commissario, lo stesso deve rimanere in carica per il tempo strettamente necessario per la nomina di un nuovo direttore generale. Pertanto, siamo in una nuova sperimentazione che aggira la legge al fine di favorire, probabilmente, chi non è più nelle condizioni di essere nominato direttore generale per raggiunti limiti di età e non potrebbe nemmeno rivestire alcun’altra funzione all’interno dell’azienda sanitaria, in quanto in quiescenza, a norma della legge Madia. D’altronde, se si volesse ancora dare valore e significato alla lingua Italiana, occorre sottolineare che, per il vocabolario “Treccani”, commissariaménto riveste il seguente significato :”Provvedimento che impone la gestione commissariale in un ente o istituto quando gli organi ordinarî preposti all’amministrazione di questi non vogliano o non siano in grado di funzionare.” Volendo sofisticare, dovremmo intendere che il presidente della giunta di Basilicata, il collega Marcello Pitella, abbia decretato una sorta di sfiducia nei confronti degli ex direttori generali con la kafkiana situazione che un attimo dopo gli sfiduciati sono stati nominati commissari, non già per il tempo strettamente necessario per dare modo alla giunta di nominare i nuovi direttori generali, ma per continuare nella laro azione di deriva della sanità pubblica. Senza voler entrare nel merito, almeno per adesso, della irrisoria efficienza e efficacia dell’azione amministrativa da parte dei direttori generali, ci corre l’obbligo di sottolineare due tra gli innumerevoli aspetti negativi che attagliano il cittadino utente del servizio sanitario regionale: le ataviche liste di attesa e il perdurare della patologica migrazione sanitaria. Non possiamo esimerci dall’evidenziare che due dei direttori generali in questione sono ai vertici della sanità lucana da diversi anni per non parlare di decade. D’altra parte, ogni giorno, gli operatori sanitari di buona volontà devono dimenarsi al fine di dare una dignitosa risposta alle istanze di salute del cittadino utente. Non si finisce di criticare, giustamente, la sperimentazione direttori generali trasformati, inopinatamente, in commissari che siamo costretti a segnalare un’altra sperimentazione. Il commissario della azienda sanitaria di Matera, Pietro Quinto, ha adottato la deliberazione n. 55 del 24 gennaio 2018, con la quale ha nominato quale direttore sanitario aziendale equiparato il dr. Domenico Adduce. Quest’ultimo ha svolto le funzioni di direttore sanitario fino al 23 gennaio 2018 ed essendo in quiescenza, a norma della richiamata legge Madia, non poteva essere più svolgere alcuna funzione all’interno della ASM. Il commissario, Pietro Quinto, ha equiparato sua sponte, l’incarico di direttore scientifico, incarico che deve essere svolto a titolo gratuito, a quello di direttore sanitario. Ancora una volta dobbiamo chiamare in causa la lingua Italiana: “direttore scientifico: chi cura la direzione scientifica di un progetto, un’opera e sim. Vocabolario Nuovo De Mauro” Credo che il dr. Domenico Adduci non cura alcun progetto di ricerca e tantomeno debba essere questa la funzione del direttore sanitario. Inoltre, il commissario Quinto, afferma nella deliberazione approvata che “… il provvedimento non comporta oneri per l’azienda, determinando al contrario una risparmio su base annua di circa 144.000,00 per la gratuità dell’incarico del dott. Domenico Adduci”, facendosene quasi un vanto. Pertanto, si consiglia al presidente Pittella di recepire ed estendere l’assioma di Quinto alle altre figure apicali dirigenziali (direttori amministrativi, direttori di u.o.c.) in modo che dopo aver raggiunto la pensione possano rimanere, senza alcun onere a carico della comunità, nella loro funzione. Anzi proporrei che il periodo di mantenimento della funzione a costo zero fosse portato ad almeno cinque anni; attualmente si riferisce ad un anno. Immaginate quanto risparmio!!!. Probabilmente, la strategia Quinto potrà essere recepita da altre giunte regionali, nell’ipotesi che non l’avessero ancora attuata, dai vari dicasteri e altre pubbliche istituzioni e, allora vedrete che avremo risolto il debito pubblico. In conclusione possiamo lecitamente equiparare il pianeta sanità in una grande prateria dove i presidenti di giunta, i direttori generali e i commissari di azienda sanitaria possono liberamente scorrazzare, operando secondo la filosofia e lo stile di vita del marchese del grillo, a spese degli operatori sanitari e dei cittadini utenti del servizio sanitario regionale.