Vincenzo Menzella, già assessore ai Sassi del Comune di Matera e attualmente iscritto al PD, in una nota esprime alcune riflessioni di carattere politico in vista delle prossime elezioni del 4 marzo 2018. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Viviamo una strana campagna elettorale. Quasi clandestina, disertata dai partiti, ignorata dalle comunità. Siamo attraversati da un silenzio carico di riserve, rabbie e contestazioni. L’impresa di comunicare con gli elettori sembra affidata sopratutto ai candidati che si stanno assumendo il compito di supplire alla latitanza delle organizzazioni che abbiamo conosciuto e frequentato nella lunga storia della democrazia italiana.
Questo clima deve far riflettere poiché mette a nudo la crisi profonda della politica, la sua capacità di organizzare il consenso, di orientare le pubbliche opinioni, di motivare attivismi e protagonismi collettivi.
Perfino la voce dei leaders nazionali giunge sfocata, priva di energia e di empatia anche perché viene meno la capacità trasmissiva dei partiti che dovrebbero rappresentare il luogo deputato a trasferire messaggi e proposte attraverso un’opera di socializzazione , di coinvolgimento e di persuasione. Particolarmente grave appare le crisi del Pd che, se ha trovato a livello regionale, al momento, un motivo di composizione intorno ad una figura giovane che dovrà assicurare qualità e coraggio, non riesce a rinnovarsi nelle realtà provinciali e nelle città capoluogo. Nelle quali ultime più critico, ai limiti della rottura e della incomunicabilità, é divenuto il rapporto con la Società Civile. Matera è un esempio evidente di sfibramento nelle relazioni con l’opinione pubblica per una evidente incapacità di direzione sopratutto in un contesto che avrebbe preteso un chiaro investimento in risorse giovani e qualificate , tenute finora fuori da una gestione chiusa, miope e trasformista per mera convenienza di borgata che peraltro pretende di riproporsi appena dopo le elezioni di marzo, quasi che esse non siano destinate a rappresentare un decisivo banco di prova per la credibilità di chi ha finora registrato sconfitte e delusioni. L’impressione è che si ritenga che nulla debba cambiare anche se dovesse registrarsi da noi e speriamo non sia così, un nuovo arretramento e, nonostante tutto, si proseguisse nella difesa strenua di piccoli accordi spartitori e di ristrette convenienze tra pochi intimi.
Le ragioni di una campagna elettorale afona e priva di passione sta perciò anche in questa crisi profonda che qui come altrove spegne ogni speranza di riscatto, alimentando il vantaggio competitivo di quell’antipartitismo che si propone come l’unica alternativa al fallimento della politica.
Non sappiamo se potrà reggere, in assenza di una autentica mobilitazione, il generoso impegno dei candidati. Ai quali non faremo mancare il sostegno che avranno meritato. Tuttavia una riflessione seria e responsabile non potrà e non dovrà mancare agli idi di marzo. Guai se tutto si risolvesse nella corsa alla conta di tesseramenti domestici e non più attuali e rappresentativi. Sarà necessaria piuttosto una chiamata a rinnovare costumi e progetti di lunga durata, con il coraggio che si impone nei tempi difficili che ci attendono.