Riportiamo di seguito l’intervento che Pasquale Lorusso, Presidente Confindustria Basilicata, leggerà in occasione dell’Assise Generali di Confindustria in programma il prossimo 16 febbraio a Verona.
Anche Confindustria Basilicata, insieme a una nutrita delegazione di imprenditori lucani, parteciperà alle Assise Generali di Confindustria, che si svolgeranno il prossimo 16 febbraio a Verona. Ci saremo perché aderiamo con convinzione al messaggio che gli industriali intendono lanciare al Paese, in vista del voto del 4 marzo: è necessario proseguire sulla strada delle riforme che hanno iniziato a produrre effetti positivi in maniera trasversale in tutti i settori, come testimoniano i principali indicatori economici. Diversamente, si corre il rischio che l’Italia faccia un irreversibile passo indietro. A preoccupare è soprattutto il clima di incertezza politica che influisce negativamente sulla capacità delle imprese di progettare il futuro. Lo scopo che ci porta a ritrovarci a Verona è fare responsabilmente la nostra parte, per concorrere all’obiettivo del consolidamento della ripresa, attraverso un nostro progetto di sviluppo, occupazione e crescita stabili e duraturi per il Paese.
Un progetto che si basa prima di tutto su un’inversione di metodo: prima l’individuazione degli obiettivi, la pianificazione degli strumenti, la stima degli effetti e poi la valutazione delle risorse. Tre le missioni principali che abbiamo individuato: più lavoro, più crescita, meno debito pubblico.
L’Italia è tornata a crescere, rispondendo positivamente ad alcune misure messe in campo che hanno sortito l’effetto di stimolare, in maniera trasversale, i vari settori dell’economia. Penso al Jobs Act e al Piano nazionale Industria 4.0. Soprattutto quest’ultimo – grazie agli incentivi previsti per il 2017 e confermati anche per quest’anno – si è rivelato determinante nel mobilitare gli investimenti privati: più 11 per cento, nel 2017, nei settori agevolati da super e iper ammortamento, secondo i recenti dati diffusi dal Governo. Molte imprese rimaste indietro negli anni della lunga crisi che ci siamo lasciati alla spalle, sono ritornate sulla carreggiata della competitività. Grazie a questo scatto in avanti, l’Italia è meno distante dalle altre economie, consolida la sua posizione di secondo Paese manifatturiero d’Europa e può legittimamente aspirare a diventarne il primo.
Al contempo, però, è necessario accompagnare tale processo con fattori di contesto senza i quali non si va da nessuna parte. Fatte le fabbriche 4.0, occorrono competenze 4.0, insieme a una pubblica amministrazione che sappia fornire risposte adeguate, in tempi adeguati, in linea con le nuove esigenze che si vanno profilando. Ecco perché, punti cardine delle proposte che ci apprestiamo a lanciare, come atto conclusivo del percorso che nei mesi scorsi ci ha visto a confronto per arrivare a un documento pienamente condiviso, sono efficienza della macchina amministrativa, meno burocrazia, formazione e scuola.
Proprio il processo di trasformazione digitale che si sta implementando nei nostri stabilimenti, genera anche la domanda di nuove figure professionali. E’ altrettanto urgente garantire un sistema adeguato di formazione delle competenze. Terreno sul quale l’Italia è ancora in forte ritardo rispetto alle media europea, anche se, almeno nelle previsioni, qualcosa inizia a cambiare: secondo le stime Istat, nel 2018, il 38 per cento delle imprese investirà in formazione collegata a Industria 4.0. E’ necessario accelerare nel riequilibrio di tale divario, per evitare i troppi errori commessi in passato, che hanno contribuito a determinare bassi livelli di occupazione, specialmente in settori che richiedono figure altamente qualificate: uno scarso allineamento tra quello di cui le imprese hanno bisogno e quello che i ragazzi sono realmente capaci di fare.
E’ su queste direttive che bisogna continuare a lavorare per sostenere il passo dei profondi mutamenti in atto, cercando di governare i processi, piuttosto che subirli. Trasformazioni rispetto alle quali la Basilicata non può rimanere ai margini. Anzi, proprio le ultime frontiere dell’innovazione tecnologica possono rappresentare gli strumenti attraverso i quali attenuare il profondo gap infrastrutturale, che, ancora una volta, siamo costretti ad annoverare tra i più pesanti fattori di ritardo di sviluppo della regione. Il prezzo che ne paghiamo, in termini di competitività del territorio, è altissimo. Nel Piano che abbiamo immaginato per un Paese più moderno e competitivo, che può e deve aspirare a essere punta avanzata di un’Europa avanzata, c’è anche la proposta di nuovo programma nazionale per le infrastrutture che contenga, tra le altre priorità, la valorizzazione del naturale ruolo del Mezzogiorno come porta verso il Mediterraneo.
Una strategicità che ci viene riconosciuta anche per Matera Capitale europea della cultura 2019. Una grande occasione non solo per la Basilicata e il Sud, ma per tutto il Paese. Gli ultimi dati di Federturismo Confindustria ritraggono un contesto in cui l’industria turistico culturale incide in maniera sempre più significativa sul Pil italiano, e in particolare del Sud, dove si registra un vero e proprio boom di arrivi e spesa dei turisti.
L’auspicio è che Matera sia l’evento attraverso il quale l’Italia riesca a raccontare una storia di successo, una storia di eccellenze, in cui, con la linfa della creatività e dell’innovazione, partendo da un patrimonio artistico culturale indubbiamente unico, si costruisca una solida prospettiva di futuro. Un simbolo di riscatto che anche Confindustria ha voluto fare proprio, con un progetto che nei mesi prossimi rappresenterà una grande opportunità per le imprese che verranno coinvolte, ma anche per il territorio, che avrà così l’occasione di farsi conoscere da grandi investitori.
Un progetto che verrà lanciato per la prima volta proprio a Verona, a conferma di quanto quella della città dei Sassi e della Basilicata sia una sfida su cui l’intero Sistema è pronto a scommettere.
Feb 11