Le Borse internazionali, come hanno fatto capire anche gli strumenti offerti da Borsa online, hanno seguito un trend rialzista per mesi. Il quale ha toccato massimi storici. Tuttavia, la scorsa settimana si è chiusa in un modo a dir poco “da incubo”.
Wall Street ha registrato infatti la peggior performance da quando Donald Trump è diventato un inquilino della Casa Bianca. Alias, è stato eletto un po’ a sorpresa Presidente degli Stati Uniti. Ovvero, inizio novembre 2016, con insediamento come da prassi a metà gennaio 2018. Perché questa inversione di tendenza? Ma ciò che è accaduto in questi ultimi giorni dimostra quanto i mercati finanziari siano appesi a un filo sottile.
Vediamo meglio cosa è successo.
Wall Street, tonfo a sorpresa
Si sa, i mercati finanziari vivono sopra una corda sottile, e possono facilmente perdere l’equilibrio o la corda può spezzarsi. Basta seguire le i servizi di Borsa per capire come funziona il trading online. È infatti bastato un venticello contrario per far cadere non solo Wall Street di oltre il 2% (Dow Jones -2,54%, S&P500 -2,12%, Nasdaq -1,96%), ma anche tutti gli altri listini: Londra -0,63%, Parigi -1,64%, Francoforte -1,68%, Madrid – 1,81% e Milano -1,44%. Mentre, di contro, sono saliti i rendimenti dei titoli di Stato tutti d’un colpo, sia negli Usa (Treasury a 10 anni è arrivato al 2,85%) sia in Europa (il BTp decennale al 2,04%).
Perchè la Borsa stava correndo
Ma prima di comprendere perché la Borsa sia caduta, bisogna capire perché Wall Street correva. A guidare le Borse sui massimi storici sono stati per molti mesi 4 concetti condivisi da tutto il mondo finanziario.
- Economia mondiale crescerà insieme anche nel 2018
La crescita economica sarà sincronizzata in tutto il Mondo anche nel 2018. Si stima che solo 6 Paesi su 206 al mondo possano chiudere il 2018 ancora in recessione. Ciò significherebbe fissare un record.
- Inflazione bassa nel 2018
L’inflazione, sebbene sia più elevata rispetto a qualche anno fa, resterà bassa e sotto gli obiettivi delle banche centrali nel 2018.
- Stimoli monetari ridotti
Causa la bassa inflazione, le banche centrali potranno ridurre gli stimoli monetari molto, ma molto, lentamente.
- Crescita economica e tassi bassi porteranno maggiori utili aziendali
La costante crescita economica e i tassi ancora bassi, pomperanno letteralmente gli utili delle aziende. A livello mondiale si attende per il 2018 una crescita dei profitti del 12%. Praticamente quasi il doppio di quella che è la media storica.
Dati negativi ultimi giorni segnano fine ottimismo?
Questi 4 fattori hanno portato un certo ottimismo anche sulle borse, ma i dati negativi di fine settimana scorsa fanno pensare che forse tale ottimismo vada scemando.
Diciamo pure che le preoccupazioni sono partite in Germania e non è un caso che la performance peggiore sia stata quella della Borsa di Francoforte. La Germania – a parte l’incertezza politica dovuta al calo di consensi nei confronti della Merkel che ha portato non poche difficoltà nella nascita di un nuovo governo (una nuova grosse koalition formata da Cdu e Spd) – sta vivendo anche tensioni sindacali molto aspre. Dato che il sindacato IG Metall chiede consistenti aumenti salariali. Una protesta che non avveniva da anni, nel Paese motore dell’economia europea.
Le istanze sindacali, si teme possano far salire l’inflazione nel Paese oltre le attese, spingendo la Bce a chiudere il quantitative easing (cioè la politica di stimoli) prima del previsto. Ieri questi stessi timori si sono estesi agli Stati Uniti, dove si è appreso che a gennaio i salari sono aumentati del 2,9%. Anche grazie alla drastica riforma fiscale voluta dal Presidente Trump. Ciò potrebbe portare la Federal Reserve ad alzare i tassi più velocemente del previsto. Ed anche più volte. Per i mercati, che hanno goduto di tanta liquidità in questi mesi, si è trattato di un sonoro schiaffo.
Ciò significa che la favoletta (in gergo americano chiamata storytelling) sembra non avere più un lieto fine. E per le Borse potrebbe verificarsi un preoccupante cambio di tendenza, dopo un annetto di ottimismo e positività. In molti casi sono anche scattate le vendite degli algoritmi, che producono il 66% degli scambi sulle Borse mondiali, alimentando i ribassi.
Magari già questa settimana l’incubo sarà finito. Ma ciò serva a ricordarci che basta un niente per mettere in allarme le Borse.