In occasione della II Domenica di Quaresima e della Trasfigurazione di Gesù, Monsignor Pino Caiazzo, Arcivescovo della Diocesi di Matera-Irsina ha inviato alla nostra redazione il testo della meditazione, che riportiamo integralmente di seguito.
Fin da piccoli una delle regole da osservare è l’obbedienza. Necessaria per crescere e maturare. Quante volte ci siamo piegati al volere dei nostri genitori che non condividevamo. Succede la stessa cosa anche oggi. Di certo i genitori non impongono la loro volontà se non per il bene dei loro figli; non sono così sadici da farli soffrire. Lo stesso si persegue a scuola o in altri ambienti della vita sociale.
Il fine dell’obbedienza è sempre un bene superiore, non sempre comprensibile.
Anche nella Chiesa l’obbedienza è indispensabile per tutti: laici, consacrati e religiosi. Il Vescovo, il Sacerdote, il Diacono chiedono, in virtù di una scelta ben precisa fatta nel momento dell’ordinazione (bellissimo il gesto delle mani che il neo ordinato mette in quelle del Vescovo) di servire il Signore e la sua Chiesa, obbedendo all’autorità costituita. I laici, riscoprendo il proprio Battesimo, di agire e operare con la stessa consapevolezza. Non è una forma di vassallaggio, bensì un segno di comunione, di corresponsabilità.
La liturgia della Parola odierna ci presenta Abramo, chiamato da Dio a lasciare la sua terra e andare dove Dio gli indica. É solo il primo passo. Il Dio, che si sta rivelando nella sua vita, lo ricolma di tanti benefici, gli dà un’eredità che poi improvvisamente gli chiede di restituire: il figlio Isacco. Abramo ubbidisce, con la morte nel cuore, perché sa che il Dio nel quale ha posto la sua fiducia “provvede”. Sa che quel figlio non gli appartiene, così come lui non è padrone della sua vita: tutto è dono di Dio, viene da Dio e a Dio ritorna.
Abramo viene da una terra e da una religione che prevedeva i sacrifici umani, a volte anche quello dei figli. Gli “dèi”, nei quali credeva, chiedevano questo sacrificio. Dio, rivelandosi sempre di più nella vita di Abramo, partendo dal suo vecchio culto, rompe una concezione della religiosità e della fede che è contro l’uomo, mette alla prova Abramo e lo rende libero.
L’obbedienza a Dio fa l’uomo libero. Senza obbedienza non c’è futuro, poiché vengono a mancare l’umanità e la possibilità di crescere nella conoscenza della realtà celeste. Senza obbedienza alla Chiesa viene a mancare la missione sacerdotale, profetica e regale. Tutto quello che si fa è una celebrazione di se stessi: creature che si sostituiscono al Creatore.
Ogni obbedienza provoca sempre una sofferenza iniziale. Quanto maggiore risulta la sofferenza che Dio ci chiede per mezzo della Chiesa, nostra Madre e Maestra. Ma il dolore e la sofferenza iniziali si trasformano in soddisfazione, gioia, sollievo, fecondità. Dio ricompensa benedicendo il futuro.
Isacco è immagine di Gesù, Figlio di Dio, sacrificato sulla croce, quale vittima di espiazione per i nostri peccati. Anche Gesù, obbedendo, al solo pensiero di dover affrontare la passione e morte, suda sangue nell’orto degli ulivi. Gesù si svuota della sua divinità, umilia la sua umanità, obbedendo al progetto del Padre per salvare l’umanità. Attraverso l’obbedienza al Padre, Gesù passa dalla morte alla vita. Distrugge la morte e si innalza al di sopra di tutte le creature, ponendosi al centro della creazione stessa.
Gesù, sul monte Tabor, attraverso la trasfigurazione, manifesta ai suoi discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, tutto il suo splendore prima di recarsi a Gerusalemme dove patirà la passione e morte. Nella trasfigurazione manifesta ai discepoli il candore della risurrezione attraverso le vesti (bende e sudario) lavate nel suo sangue.
Impegno per questa domenica. L’altare viene chiamato anche “mensa eucaristica” attorno alla quale, come in ogni casa quando la famiglia pranza o cena, ci si ritrova insieme. Valorizziamo il momento dell’offertorio, evitando di presentare all’altare troppi e diversificati doni, ma offrendo solo il Pane e il Vino che, per l’azione dello Spirito, diventano Corpo e Sangue di Cristo. Così anche noi, trasfigurati in Cristo, nutrendoci della sua Parola e del suo Corpo e Sangue, mostreremo una vita straordinaria.
† Don Pino
Feb 25