Saverio De Bonis, candidato M5S all’uninominale al Senato della Repubblica: “Pittella fa l’occhiolino a Tajani ma non agli agricoltori”. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
L’agricoltura dovrebbe essere il fiore all’occhiello della Basilicata, da coniugare con ciò che di altro esprime il nostro territorio: la cultura e il turismo.
I frutti che nascono dalla terra, se non li coltivi, facendoli conoscere e tutelandoli, non ti producono niente. Proprio come la frutta e gli ortaggi del settore primario della Basilicata. Invece assistiamo al collasso delle aziende agricole e al proliferare di inutili manifesti sindacali.
L’ortofrutta del Metapontino è in crisi. In assenza di trasparenza molte aziende sono all’ asta, non si salvano le nostre fragole, prive di un marchio di tutela, le albicocche e tutta l’orticoltura. Il potere degli intermediari è fuori controllo. E’ in crisi la zootecnia da carne e da latte. Non parliamo, poi, del grano duro e della farsa imbastita dalla Coldiretti e da Martina sull’etichettatura.
Per il grano, a differenza degli altri settori agroalimentari, potrebbe anche essere più facile ripristinarne un valore, sia di qualità che di mercato interno: bisognerebbe legare i marchi Igp e Dop del pane meridionale al reale uso, negli impasti, di grano locale, magari provando anche ad imitare il modello del Desert Durum americano. Perché la Coldiretti non spende una parola sulla etichettatura dei residui tossici? È questa la vera etichettatura!
È un sogno che coltivo da tempo e che ci consentirebbe di non vedere più le grandi navi che trasportano grano inquinato canadese o kazaco, e che scaricano nei nostri porti, senza alcun controllo dello Stato. Perché la Coldiretti non ha fatto nessuna opposizione nei tribunali verso il glifosato nel grano e nella pasta? Perché non ha spinto il Ministero ad istituire la Commissione unica di mercato del grano duro che noi abbiamo fatto approvare grazie al M5S?
È questa una delle grandi anomalie dell’agricoltura italiana, meridionale e lucana: in terra nostra, mentre ci tolgono i mercati, sempre più in mano alla grande distribuzione, che a sua volta è in stretti rapporti con le oligarchie del sistema che sponsorizza le multinazionali, ci pongono limiti di produzione e coltivazione che ci costano perdite economiche e fatica sprecata. Se poi si considera l’ impatto negativo sui bilanci sanitari dello Stato, è facile immaginare quanto una sana alimentazione sia intimamente connessa ad una sana agricoltura locale.
Gianni Pittella, che non nasconde la sua stima per Antonio Tajani (Fi), in vista probabilmente di future alleanze già stabilite a tavolino, è candidato nell’uninominale in Basilicata, ma a differenza mia, ha il paracadute in collegi plurinominali, pur avendo firmato tutti i Trattati di libero scambio che hanno svilito la nostra terra e i prodotti del Mezzogiorno.
Crede ancora nei miracoli, ma non ha capito che è arrivato il tempo dell’andata in pensione dei suoi metodi politici e a decidere la sua andata in pensione, non ci sarà la Fornero, perché gliela procrastinerebbe per altri 10 anni di danni, ma i cittadini italiani e lucani che votando M5S determineranno finalmente un cambiamento radicale a favore dell’agricoltura italiana, dei mercati locali e di se stessi.
In tutti questi anni a Bruxelles, il mio concorrente nell’uninominale al Senato, sembra essersi preoccupato di far vivere solo il tema Europa, dimenticando però il Mezzogiorno. Perché la materia prima di cui si è nutrita l’economia, per i Pittella Family è diventata semplicemente un accessorio della grande industria e delle multinazionali. Le stesse che spingono per Il Ttip e il Ceta, gli accordi internazionali che distruggeranno il Made in Italy e non solo il Made in Basilicata. E che il presidente della Coldiretti nazionale Moncalvo ha avallato in ambito europeo nel COPA-COGECA.