Grande successo e tutto esaurito al teatro Duni di Matera per “U sdar du pen (il sudore del pane), commedia teatrale in tre atti in vernacolo materano di Carlo Gaudiano portata in scena dalla compagnia teatrale “Libero Teatro”. Con una scenografia essenziale affidata all’architetto Isa Cavuoti e i costumi selezionati da Teresa Gullà la commedia, liberamente tratta da “Il sudore del pane” di Carlo Gaudiano, scritta e sceneggiata da Vita Malvaso ha rievocato la Matera degli anni Cinquanta focalizzando l’attenzione sul lavoro a mezzadria dei contadini nei campi. Una commedia allegra e divertente recitata in italiano e in tre dialetti: materano, grassanese e calabrese.
La commedia, presentata da Maria Rosaria Pellegrini ed Eustachio Guerricchio, ha visto in scena i seguenti personaggi: Francesco il contadino ribelle è Carlo Gaudiano, Giuseppa Tacconetto la giudicatessa è Antonietta Guida, la contadina ribelle è Lucia Iacomini, l’avvocato Cipolla è Pietro Lavecchia, l’avvocato Caino Ragnatela è Antonio Lifranchi, Lenuccia la trovatella è Maddalena Bonelli, il giudice Scannagatti è Francesco Mastrodomenico, il contadino Pasquale è Eustachio Rizzi, Teresina la calabrese è Teresa Gullà, l’avvocato Pastinaca è Eustachio Guerricchio, Don Alberto Renna è Rocco Calciano, Donna Serafina della Chiacchierata è Isabella D’Alessandro, Fattore di Don Alberto è Eustachio Nicoletti, il contadino Donato è Franco Di Cesare, il cancelliere Strettodipetto e Mario Scalcione, il primo Carabiniere è Michele Festa, il secondo Carabiniere è Vincenzo Rizzi, Cozzolone il pirmo perditempo è Piero Moliterni, Faggiolone il secondo perditempo è Piero Moliterni, la monaca è Simona Latorre, la moglie di Francesco il contadino ribelle è Tiziana D’Ercole, la prima pettegola è Palma Danzi, la seconda pettegola è Maria Pia Montesano.
La commedia apre una finestra sul quotidiano dei “zappatori” materani che negli anni ’50 condicuono una vita medievale, e soggetta a leggi inique che vessano i più deboli. Eppure in tanta miseria e ignoranza la dignità sa esprimersi e la gioia di vivere va oltre le avversità. Il primo atto è un affresco di vita quotidiana: i cafoni allegri pregustano i semplici piaceri che potranno concedersi grazie all’abbondanza di grano: cibo in quantità, corredo per le figlie, buona semenza per il futuro e leccornie, persino per il fedele mulo. I personaggi sono vari e tanti: Ciccillo lavoratore instancabile e sanguigno, il fattore che ha l’arroganza di chi è staccato dal volgo, i carabinieri ignoranti e tronfi nel potere della divisa, Maria Luigia, paesana forte e decisa, Linuccia adolescente sempliciotta ma furba e molti altri personaggi che rendono corale e universale una vicenda di uomini in lotta contro il destino assegnato per nascita. Ma le favole non durano fra i poveri e ben presto l’allegria si trasforma in tragedia, la celebrazione del pane diventa pianto e rabbia per il torto subito. Irrompono giudici e… giudichesse, avvocati e pettegoli, testimoni e odiati padroni al cui cospetto persino il cielo s’inchina. Poi il finale inconsueto, inaspettato, tutto da scoprire.
Luci e suoni di Be Sound di Carlo Iuorno, selezione musicale di Margherita Mongelli, collaboratrice Maddalena Bonelli.
Il filmato della mietitura è stato realizzato da David Cinnella.
Una parte del ricavato sarà devoluta all’associazione Onlus a sostegno del progetto di prevenzione e terapia dell’anemia mediterranea in Albania a cura dell’associazione “Un cuore per…l’Albania”.
Michele Capolupo