Il recente convegno-concerto a Garaguso sul valore sociale della musica popolare ha rilanciato l’idea di costituire una rete degli eventi dedicati alla musica etnico-popolare con il protagonismo di gruppi, operatori, musicisti ed appassionati che si dedicano a questo genere di spettacolo. “Speriamo che queste iniziative si moltiplichino e diano impulso ad una maggiore collaborazione tra i nostri paesi” è il post su facebook del gruppo Accipiter di Accettura che da anni è impegnato su questo progetto a partire dall’Accettura Folk Festival giunto alla terza edizione (2017).
E se è sempre la musica etnico-popolare la protagonista di feste e sagre di ogni genere ed in ogni stagione, la “rete” soprattutto nel Materano per rinnovare la storica attività di Antonio Infantino è più che matura. Anzi è proprio la morte di Infantino che rafforza il progetto per colmare un vuoto che è comunque difficile da colmare.
Tra i gruppi e i musicisti che si occupano di antiche tarantelle, melodie della pizzica, recupero di canzoni della cultura contadina, studio della tradizione popolare musicale locale, il gruppo Accipiter si distingue per l’accurata ricerca della musicalità popolare nell’esecuzione di spettacoli che mettono insieme nuove e vecchie generazioni. L’idea di un folk-festival ad Accettura – ripetono i musicisti di Accipiter – nasce da qualche anno fa, quando abbiamo iniziato a capire che la musica può essere anche un bagaglio culturale e di valori importante, ma quando nello stesso tempo ci siamo trovati di fronte ad una forte carenza di tradizione musicale locale. Ma anche le tradizioni e le culture hanno un punto di avvio, un grembo da cui nascere! E qualcosa si è avviato, è nato e si è mosso negli ultimi tempi, grazie all’impegno decennale del gruppo folk “I Maggiaioli”, all’opera creativa, e in buona parte ancora non svelata, di Francesco Varvarito, più unico che raro caso di cantore della collina materana, alla passione di qualche giovane musicista, attento alle dinamiche moderne del folk; e qui si apre una parentesi: parliamo di folk, non di musica popolare come troppo spesso e impropriamente esso viene definito, folk inteso si come tradizione, ma anche come contaminazione, si come attaccamento alla terra, ma anche come apertura all’esterno, si come “canti e balli”, ma anche come coscienza e occasione sociale (basta vedere quello che, soprattutto grazie alla musica, sta succedendo nel Salento negli ultimi anni!).
L’obiettivo: mettere insieme esperienze musicali disparate e a volte molto lontane tra di loro ma accomunate da un legame ogni volta diverso con la tradizione e la memoria musicale. Dal folk puro alle più azzardate contaminazioni nate dall’incontro fra tradizioni lontane nelle grandi metropoli multietniche , fucine infaticabili di nuove forme musicale, fino agli intrecci con la canzone d’autore, il jazz, il rock ecc questo genere musicale ha una presenza ed un’influenza importante sulla scena musicale contemporanea.
Intorno alla world music in Italia si muove l’attività professionale di migliaia di musicisti che operano sul territorio nazionale e , spesso, esportano la tradizione italiana a livello internazionale. Innumerevoli case discografiche specializzate presenti sul nostro territorio da anni documentano e diffondono le continue evoluzioni di questa vitale e dinamica scena musicale. Numerosi ed importanti sono i festivals consacrati al genere che spesso intrattengono un rapporto di sinergia con il territorio che li ospita favorendo così il flusso del turismo intelligente con una ricaduta importante sull’economia locale. Questa realtà così articolata e ricca manca però di una coordinazione che metta in contatto e crei sinergia tra tutte queste diverse professionalità.