Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una risoluzione che impegna il presidente della Giunta “a predisporre, sentiti i Dipartimenti regionali, un documento per settori relativi alle potenzialità/opportunità del regionalismo differenziato, da inviare alle competenti Commissioni consiliari”. Il documento impegna inoltre il presidente del Consiglio regionale “a predisporre un calendario delle attività delle Commissioni al fine di avviare un percorso di largo confronto e approfondimento con Upi, Anci, parti sociali, associazioni e rappresentanze del mondo del lavoro e delle imprese; ad avviare un’attività di confronto e supporto sul documento di indirizzo in sede di Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni”.
La risoluzione approvata dall’Aula è arrivata dopo il dibattito sul “federalismo differenziato” che si è svolto su richiesta del consigliere Piero Lacorazza. Nel dibattito, aperto da un intervento del presidente dell’Assemblea Mollica (vedi notizia dal titolo “Federalismo differenziato, Mollica_Regione sia protagonista”, pubblicata alle 14,30), lo stesso Lacorazza (Pd)ha esortato tutti “a far diventare questo ragionamento sul federalismo differenziato patrimonio di tutti, per mettere mano all’autonomia. Siamo la Regione del petrolio e dell’acqua– ha aggiunto –, eppure l’83 per cento di laureati che lavora all’estero. Senza demagogia e populismo io dico che siamo il fanalino di coda pur in presenza di grandi opportunità. Non si tratta di dire ‘Padroni a casa nostra’ ma di cogliere le opportunità esistenti per conquistare maggiore autonomia e decentramento su temi quali il petrolio e la tutela ambientale, mantenendo le intese forti ottenute tra Governo e Regione per raggiungere capacità di decisioni autonome in settori prioritari quali occupazione, scuola, governance. L’autonomia è lo spazio di soluzione delle negatività regionali per dare risposte al territorio”.“Nel referendum costituzionale c’era tutto l’indizio per eliminare il dibattito sulle Regioni”. E’ invece la considerazione del consigliere Aurelio Pace (Gm), secondo il quale “ogni discussione sul regionalismo differenziato va sovrapposta al momento storico che noi viviamo, anche quello governativo e nazionale, e il regionalismo non può essere avulso dal nuovo modello di governance”. “Il tema centrale – ha proseguito – non è l’autonomia ma un modello di governance efficiente. Il regionalismo solidale degli anni 80/90 è sparito. E’ opportuno fare di una piccola regione come la nostra, ricca di acqua e petrolio, un modello di autonomia territoriale efficiente”.Il consigliere Vito Santarsiero (Pd) dopo aver fatto alcune considerazioni sull’evoluzione della Costituzione, a partire dal 1948, anno della sua entrata in vigore, passando per le riforme del 2001 sino al referendum costituzionale del 2016, ha parlato di “un ritorno al neocentralismo”. “L’autonomia – ha detto – si è infranta sull’incertezza del ruolo degli enti locali. L’art.116 della Costituzione ci consente di caratterizzare e tarare quelle specificità che servono alla nostra Regione per superare una serie di limiti e di handicap che ci penalizzano. Abbiamo bisogno di politiche di area vasta, di politiche per il Mezzogiorno che ha bisogno di crescere. Noi saremo sempre ciò che sarà il Mezzogiorno. E’ necessaria, pertanto, una visione di sviluppo comune senza rinchiudersi in un recinto”.
“C’è oggi una discrasia fra i cittadini e il modo in cui lo Stato si rapporta ad essi – ha osservato il consigliere del Pd Mario Polese – c’è una forte spinta alla collegialità delle decisioni, alla quale corrisponde però una perdita di autorevolezza dei partiti e della politica. Il regionalismo differenziato va tradotto e costruito nel tempo con una traccia chiara: occorre riorganizzare il territorio rispetto alle istanze dei cittadini. Serve quindi una discussione di carattere istituzionale, ma serve anche il ritorno della buona politica. E sarebbe utile affiancare un percorso di riflessione meridionale sulla vicenda del regionalismo differenziato”.“Possiamo riproporre questo tema fuori dalla nuova fase politica che si apre? Cosa possiamo ricavarne?”, si è chiesto invece il consigliere del gruppo misto Giannino Romaniello. Il quale ha aggiunto che “siamo in presenza della crisi di rappresentanza dei partiti politici. O tutte le Regioni del Sud sono capaci di porre la questione meridionale oppure non ce la facciamo, perché l’esperienza dell’intervento straordinario ha dimostrato che le classi dirigenti non sono state in grado di utilizzare quell’occasione. Non possiamo porre questo problema fuori dal contesto politico e dalla situazione che si è determinata. Per quanto mi riguarda – ha aggiunto – cercherei di capire che ne pensa il nuovo governo e partirei dalle competenze che sono state scippate alle Regioni con l’articolo 38. Perché se andiamo sul terreno delle Regioni del Nord ci predisponiamo al suicidio”.“Noi non siamo né il Veneto né la Lombardia né l’Emilia Romagna”. Così il consigliere PaoloGalante (Ri) che ha parlato di un “dibattito, per quanto interessante, che nasce su un paradosso: non siamo in grado di utilizzare a fondo l’offerta di autonomia che già abbiamo”. “Credo che una questione come questa, in un contesto in cui la nostra macchina organizzativa soffre di una serie importante di lacune e insufficienze e di gravi problemi organizzativi, maggiore autonomia potrebbe rappresentare non un vantaggio ma una sicura difficoltà. Non liquido il dibattito come una discussione accademica ma – ha aggiunto – la politica deve governare i processi. Mi piacerebbe che la maggioranza facesse riflessioni più attente, più calibrate guardando alle potenzialità che ci sono. A come migliorare e utilizzare appieno gli spazi di autonomia che oggi le vengono consegnate”.
“Sfido a trovare un lucano che non rivendichi la titolarità di una risorsa come il petrolio”, ha detto il consigliere Gianni Rosa (Lb-Fdi). “Tutte le forze politiche hanno richiamato il tema dell’autonomia – ha aggiunto – e io sono il primo a sostenere queste cose da anni. Ma dobbiamo fare un ragionamento che vada oltre i momenti elettorali. Abbiamo visto i referendum di Lombardia e Veneto. Fermo restando il rispetto per la norma costituzionale, la questione va affrontata all’unisono da tutte le Regioni con lo Stato, altrimenti si possono determinare situazioni paradossali. La battaglia delle singole Regioni porta al fallimento”. “Quando si parla di autonomia bisogna essere seri prima con noi stessi e poi con gli altri. Parlare di autonomia significa aver fatto bene i compiti a casa, significa aver dato prova di responsabilità in termini di gestione delle risorse e di efficienza della struttura amministrativa”. Ha esordito così il consigliere Michele Napoli secondo il quale “la prova data dalla Regione Basilicata nel corso di questi anni non è stata eccelsa”. “Le Regioni che hanno avviato il percorso autonomistico – ha aggiunto – sono tre grandi Regioni che cumulano più del 40 per cento del prodotto interno lordo nazionale e oltre il 40 per cento dell’esportazione nazionale”. A parere di Napoli “il tema dell’autonomia non va approcciato in questi termini ma merita un approfondimento che coinvolga le popolazioni. C’è tanto da fare – ha concluso – e c’è bisogno di tanta responsabilità”. “Per quanto rivesta un interesse accademico – ha detto il consigliere Giovanni Perrino del M5s -, stiamo assistendo ad un dibattito che va oltre quanto l’articolo 116 consente in termini di autonomia. Il punto fondamentale che ci deve far riflettere riguarda proprio la necessità di tenere i conti in ordine, a fronte del fardello rappresentato dal pareggio di bilancio inserito nella Costituzione. Queste richieste e spinte verso la maggiore autonomia, soprattutto da parte delle Regioni del Nord, sono legate al fatto che avendo il nostro Paese perso l’autonomia di decidere le proprie politiche in sede europea, si vanno ad inasprire i rapporti fra le regioni. E prima di questo dibattito bisogna quindi vedere come affrontare il problema economico nel contesto europeo”.
Il dibattito è stato concluso da un intervento del presidente della regione Marcello Pittella (il resoconto in un comunicato dell’Ufficio Stampa della Giunta regionale).
Federalismo differenziato, l’intervento di Pittella
Il governatore lucano ha chiesto al Consiglio di avviare una fase di approfondimento per arrivare ad un dialogo con il governo nazionale soltanto dopo aver valutato i pro ed i contro di una eventuale scelta in tema di autonomia
“Un dibattito così serio e complesso, per via della materia, non si approccia con facilità e per questo merita sul piano della metodologia una fase di studio e di approfondimento”. Lo ha detto il governatore lucano, Marcello Pittella, concludendo il dibattito sul “federalismo differenziato” che si è svolto oggi in consiglio regionale in seguito ad una risoluzione proposta dal consigliere Lacorazza. Il presidente della Regione ha chiesto al Consiglio “un supplemento di istruttoria sulla risoluzione”, ritenendo necessario “rivolgersi ad almeno due fra costituzionalisti di chiara fama ed esperti di economia e finanza, per entrare nel merito di una scelta e per valutarne ed approfondirne i pro e i contro, sulla base delle peculiarità della nostra regione”. Il governatore si è detto “favorevole ad approfondire un ragionamento, ma bisogna farlo fino in fondo, condividendo con parti sociali, datoriali e cittadini l’argomento”. “Abbiamo bisogno – ha messo in chiaro Pittella – di dotarci di strumenti e conoscenze, così come hanno fatto anche le Regioni che ci hanno preceduto, l’Emilia Romagna, il Veneto e la Lombardia, che hanno una forza di impatto e di negoziato diversa e maggiore, al di là delle ricchezze del nostro sottosuolo”. Per il presidente quella del federalismo differenziato può “essere una sfida prossima per la Basilicata, ma bisogna affrontarla facendo tutte le dovute valutazioni, anche in virtù di una serie di cambiamenti e di mutazioni nello scenario politico non solo nazionale, ma anche mondiale. In Basilicata abbiamo un’idea culturale diversa dello Stato e del Paese nella sua unità, dei valori che ci tengono insieme in un’ottica europea. Ma abbiamo bisogno- ha detto ancora il governatore – di un economista e di un costituzionalista che ci accompagnino in questa nuova lettura. “Un regionalismo differenziato senza un federalismo fiscale perequativo – ha spiegato Pittella – diventa complicato da mettere in campo. Faccio un esempio: una maggiore competenza nel campo scolastico potrebbe consentire a 300 insegnati lucani che ora lavorano fuori regione di essere assunti in Basilicata. Ma per ottenere questo risultato c’è bisogno non solo di una norma, ma anche e soprattutto della sostenibilità economica, che diventerebbe difficile senza un federalismo perequativo. Stesso discorso vale per il petrolio o in materia di sanità. Quello lanciato dal consigliere Lacorazza, attraverso la sua risoluzione, è uno stimolo giusto, ma la discussione che ne consegue non può non tenere conto dei mutamenti che hanno subito e che potranno ancora subire lo scenario nazionale e quello internazionale. Basti pensare ai risultati che la Lega ha ottenuto in Italia, ed anche al Sud, nelle ultime elezioni e che potrebbero avere ripercussioni sugli equilibri europei, in un continente nel quale si sta registrando il crollo delle socialdemocrazie. In tutto questo non si può nemmeno ignorare il tentativo spinto dal presidente Trump di neo-nazionalismo. Ecco perché – ha concluso il governatore – ritengo utile continuare la discussione in una seconda sessione, e dar via ad un percorso di accompagnamento che ci porterà a dialogare con il governo, in questa o nella prossima legislatura, con una conoscenza più completa di una questione sicuramente complessa e delicata” .
Federalismo differenziato, Mollica: Regione sia protagonista
Il presidente dell’Assemblea propone “di puntare sulle materie cui possiamo far fronte con le risorse finanziarie a disposizione e che risultano cruciali per lo sviluppo del territorio favorendo, nel contempo, un beneficio a sostegno dei cittadini”
“L’attivazione di forme e condizioni particolari di autonomia presenta significative opportunità per il sistema istituzionale nel suo complesso, oltre che per la singola Regione interessata. La valorizzazione delle identità, delle vocazioni e delle potenzialità regionali determinano infatti l’inserimento di elementi di dinamismo nell’intero sistema regionale e, in prospettiva, la possibilità di favorire una competizione virtuosa tra i territori”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale Francesco Mollica, aprendo il dibattito sul “federalismo differenziato” che si è svolto oggi in Aula su richiesta del consigliere Lacorazza.
A parere di Mollica “l’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, non deve peraltro essere intesa in alcun modo come lesiva dell’unitarietà della Repubblica e del principio solidaristico che la contraddistingue. Uno dei punti più delicati del dibattito riguarda il tema delle risorse finanziarie che devono accompagnare il processo di rafforzamento dell’autonomia regionale. Al riguardo, nell’ambito dell’indagine conoscitiva è emersa come centrale l’esigenza del rispetto del principio, elaborato dalla giurisprudenza costituzionale, della necessaria correlazione tra funzioni e risorse.La Regione Basilicata deve prepararsi a questo processo di differenziazione che sembra, ormai, inevitabile e lo deve fare da protagonista, individuando ‘il’ o ‘i’ settori prioritari la cui gestione autonoma implicherebbe ricadute positive in termini di sviluppo, crescita e tutela per il territorio e per l’intera comunità.Il mio personalissimo parere è di non perseguire, mutuandolo sic et simpliciter, l’accordo preliminare d’intesa sottoscritto dalle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna , che hanno chiesto di gestire in forma autonoma quasi tutte le 20 materie concorrenti e le 3 esclusive, ma di puntare, nell’ambito delle stesse, su quelle cui possiamo far fronte con le risorse finanziarie a disposizione e che risultano cruciali per lo sviluppo del territorio favorendo, nel contempo, un beneficio a sostegno dei cittadini”.
“A maggiori competenze dovrebbero corrispondere maggiori risorse- ha aggiunto ancora Mollica -, pensando in particolare al cosiddetto residuo fiscale a cui hanno fatto riferimento le Regioni interessate dall’accordo, ovvero la differenza tra quanto i cittadini di una Regione versano allo Stato e quanti soldi tornano nel territorio attraverso investimenti e servizi ma, in questo caso, bisogna considerare che il gettito fiscale varia da Regione a Regione e di conseguenza il residuo fiscale. A questi, nel nostro caso, potrebbero aggiungersi le royalties del petrolio e dell’acqua”.
“Alla luce di queste riflessioni – ha concluso Mollica – si può affermare che, molto probabilmente, la battaglia referendaria che ha visto la Regione Basilicata protagonista insieme ad altre 10 regioni, contro l’art. 38 dello sblocca – Italia, poteva essere mutuata ed inserita nel contesto procedimentale previsto dall’art. 116 della Costituzione per l’acquisizione di ulteriori competenze in capo all’ente Regione anche nel settore energetico e dunque, prima che il decreto sblocca – Italia vedesse la luce. Non dimentichiamo che la riforma è vigente dal 2001 ma soltanto i recenti referendum di Lombardia e Veneto e i negoziati dell’Emilia Romagna hanno riacceso il dibattito sulle opportunità previste dal rimodulato Titolo V della Costituzione. Lo stesso Statuto della Regione Basilicata, approvato di recente, che non fa riferimento ai principi del regionalismo asimmetrico, dovrà essere modificato alla luce delle decisioni che oggi prenderemo.Non è più tempo di indugiare ma di affrontare la questione partendo con un confronto costruttivo già oggi, in questa sede”.