Dopo la presentazione ufficiale nella Basilica Cattedrale di Matera affidata a Monsignor Pino Caiazzo il Vescovo della Diocesi di Matera Irsina ha inaugurato il nuovo allestimento del “Museo diocesano di Matera-Irsina”, raggiungibile sia dall’interno della Chiesa Madre sia attraverso l’adiacente via Riscatto. Ad illustrare il prezioso patrimonio contenuto all’interno del Museo Diocesano il direttore artistico e vice direttore Marco Pelosi, presente all’incontro insieme al Direttore del Museo diocesano don Luciano Micheli. Presenti le massime autorità cittadine, tra cui il sindaco Raffaello De Ruggieri, il prefetto di Matera, Antonella Bellomo e il Questore Paolo Sirna.
Dopo l’apertura del Museo Diocesano di Matera nel 2011, che seguiva di poco quella del Museo Diocesano di Potenza e la successiva chiusura per urgenti interventi di messa in sicurezza, con l’inaugurazione del nuovo allestimento il Museo Diocesano torna quindi fruibile a materani e turisti.
Nel Museo sono presenti quadri, sculture, paramenti, oggetti sacri, parati, documenti e libri antichi in modo da realizzare una lettura ed una visione delle opere esposte in maniera interdisciplinare e transdisciplinare. Alle discipline afferenti ai beni culturali si affiancheranno le interpretazioni teologiche, le esegesi liturgiche frutto di ricerche specifiche nel settore da parte di storici e archeologi della liturgia.
Con la riapertura del Museo e della nuova esposizione saranno attivati interessanti progetti didattico/educativi e divulgativi con attività specifiche e percorsi specializzati dedicati ad una utenza diversificata per consentire una fruizione più completa del complesso museale. Saranno, anche, attivati laboratori formativi destinati agli operatori per il recupero delle opere danneggiate, pittoriche e scultoree, in collaborazione, partecipazione e partenariato di Scuole, Enti ed Istituti culturali coinvolti nella tutela dei Beni Culturali e nella valorizzazione del patrimonio storico artistico ecclesiastico.
Don Michele Leone, direttore ufficio tecnico diocesano, illustra le novità del Museo Diocesano: “Il restauro del Museo Diocesano e la sua riapertura è costituita da step che nel tempo si ripropongono. Il primo nostro impegno, d’intesa con la Sovrintendenza è stato quello di procedere con il restauro di tutto l’immobile in cui oggi il Museo è ospitato. Conclusi i lavori abbiamo cominciato il lavoro di museizzazione di parte del nostro patrimonio che giaceva custodi negli armadi. Il patrimonio è stato reso già fruibile nella prima apertura del Museo che risale al 2011, quando furono collocati gli argenti e alcune sculture. Il materiale e le opere d’arte in tessuto, il materiale carteceo, tele e altre sculture erano assenti. Oggi il Museo si è arricchito di materiale che è stato recuperato, ritrovato e collocato all’interno delle sale. Ci sono alcune sculture come quella di San Michele Arcangelo che viene dalla chiesa di Santa Chiara e che è stata restaurata qualche anno fa dalla Diocesi, troviamo gli apparati liturgici, tessuti, pianete, alcune mitrie e altri materiali di questo tipo e argenti nuovi rispetto al passato, per i quali si sta avviando un progetto di restauro al fine di collocare altri pezzi che oggi non sono presenti. Il museo è una realtà dinamica, non statica. C’è una ratio che guida la storia e la vita di un museo, pertanto visto una volta non è visto per sempre, il museo avrà tappe di proposte culturali che saranno offerte periodicamente ai cittadini e ai turisti che affollano anche la Cattedrale. Gli orari di apertura saranno quelli della stessa Cattedrale”.
Tra le sculture spicca anche la statua di Santa Maria di Matera, inizialmente posizionata all’ingresso medievale di Matera, in compagnia di San Vito e Sant’Eustachio. La Madonna e i due Santi furono trasferiti sotto il portale della città tra il Palazzo dell’Annunziata e la chiesa di san Domenico. Con la rottura del portale la Madonna e i due Santi furono collocati all’interno di un’edicola posizionata alla fine di via Roma, in prossimità dell’incrocio con via XX Settembre. Con la nuova riqualificazione del centro storico l’edicola fu abbattuta e la Madonna fu trasferita nella chiesa dell’Annunziatella in prossimità dell’incrocio di via La Croce con via Nazionale e via Annunziatella. Successivamente la Madonna fu donata ad un’associazione per disabili e grazie all’intervento dell’artista materano Franco Di Pede la stessa opera d’arte fu consegnata alla Curia, che ha scelto di riportarla al suo antico splendore e di esporla all’interno del Museo Diocesano.
Michele Capolupo
Di seguito la scheda del Museo Diocesano
Il Museo Diocesano è allestito nell’edificio realizzato tra il 1901 e il 1906, progettato dall’ing. Lorenzo Giocoli su incarico dell’arcivescovo Raffaele Rossi (1899-1906) e destinato a sede del Seminario. Dopo la morte di mons. Rossi, avvenuta pochi mesi dopo l’inaugurazione della nuova struttura, il suo successore, Anselmo Filippo Pecci, ne ottenne l’elevazione a Seminario inter-diocesano. Con la Grande Guerra, chiuso il Seminario, divenne sede di un orfanotrofio – l’Istituto Fede e Patria – e dopo il secondo conflitto mondiale sede dell’Istituto Magistrale “Tommaso Stigliani” e quindi degli uffici di Curia.
Oggi, dopo lunghi e delicati lavori di consolidamento e restauro, le sale del piano terra ospitano il Museo Diocesano, l’Archivio e la Biblioteca Arcivescovile.
Il percorso museale si apre con una sezione dedicata agli Arcivescovi che hanno sostenuto la realizzazione dell’ex-Seminario e prosegue in un “viaggio nel tempo a ritroso”, partendo dai giorni nostri e raggiungendo le origini della Chiesa materana.
Le opere esposte permettono di entrare «nello specifico pastorale, facendo memoria per l’oggi dell’operato culturale, caritativo ed educativo delle comunità cristiane, che hanno preceduto le attuali nel segno dell’unica fede» (Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera circolare sulla funzione pastorale dei musei ecclesiastici, 15 agosto 2001). Sono infatti esposti manufatti di uso liturgico e paraliturgico quali: pitture, sculture, decorazioni, stampe ecc.; vasi sacri e suppellettili; reliquiari ed ex voto; parati liturgici, stoffe, ricami, abiti ecclesiastici; manoscritti e libri liturgici, libri corali, spartiti musicali, ecc.; e materiali inerenti l’archivio e la biblioteca: progetti architettonici ed artistici; materiale documentario connesso ai manufatti (lasciti, testamenti, commesse ecc.); materiali connessi al patrimonio storico-artistico riguardanti la Diocesi, le Parrocchie e le Confraternite.
Tra i pezzi più rappresentanti si annoverano l’enkolpion dell’XI secolo, realizzato a Costantinopoli, alcuni esemplari di pergamene in beneventana barese, i reliquiari a braccio di Sant’Eustachio, San Giovanni da Matera, San Biagio, il busto-reliquiario di Sant’Agapito (XV sec.).
La “croce grande” o di “Tota Santoro”, destinata ad essere fusa per finanziare le operazioni belliche promosse da Ferdinando d’Aragona in difesa di Otranto e riscattata dal nobile Giambattista (Tota) Santoro per essere riconsegnata al Capitolo della Cattedrale.
Il corale con la Vita di Sant’Eustachio, i preziosi incunaboli miniati appartenenti alla Biblioteca Arcivescovile, il privilegio riguardante la gabella dello Scannaggio e altri documenti risalenti al XV-XVI sec.
Il Redentore attribuito a Stefano da Putignano e proveniente dalla chiesa di San Pietro Barisano e il bassorilievo della Madonna di Costantinopoli della Cattedrale.
Alcuni doni dell’arcivescovo Giovanni Battista Spinola detto il vecchio (1648-1665): una raffinata croce d’altare in argento, con stemma e iscrizione IOAN. BAPT. SPINOLA ARCHIEP. AN. DNI 1654 e una raffinatissima pianeta in seta viola ricamata in oro, argento e colori appartenuta al Cardinale Lorenzo Imperiali-Spinola, zio dello stesso arcivescovo.
Il Crocifisso in legno ed avorio, il calice e il servizio liturgico in filigrana donato, tra il 1719 e il 1722, dal viceré di Sicilia Nicolò II Pignatelli Aragona Cortes al monastero di Santa Chiara di Matera.
Le opere commissionate al materano Giovanni Donato Oppido per la chiesa di San Domenico e le tele firmate da Vito Antonio Conversi per la stessa chiesa.
I calici di mons. Gaetano Rossini (1855-1867), con alla base lo stemma arcivescovile e tre angeli realizzati a fusione che reggono i simboli della Passione, di mons. Anselmo Filippo Pecci (1907-1945), donato alla Cattedrale in occasione del 25° anniversario della sua consacrazione episcopale e il calice utilizzato nella celebrazione di Giovanni Paolo II del 27 aprile 1991 nel corso della visita apostolica a Matera.
La fotogallery dell’inaugurazione del museo diocesano (foto www.SassiLive.it)