Venerdì 30 marzo 2018 dalle 0re 20,15 lungo le strade del centro storico di Matera, si snoderà la processione che porterà in Piazza San Francesco D’Assisi dove si svilupperà la Via Crucis con le immagini della Passione di Cristo. Presiederà l’arcivescovo mons. Antonio Giuseppe Caiazzo insieme al clero diocesano. In processione, i confratelli della Confraternita di Gesù flagellato porteranno le statue di Gesù morto, dell’Addolorata e di Gesù flagellato che sono custodite dalla stessa Confraternita di Gesù Flagellato e Maria SS Annunziata.
La processione partirà alle ore 20:15 dalla Rettoria di S. Rocco in Piazza S. Giovanni e si snoderà per Via S. Biagio, Via delle Beccherie, Piazza Sedile fino a Piazza S. Francesco d’Assisi dove si terrà la Via Crucis con l’ausilio di immagini proiettate sul frontale della chiesa. Dopo lo svolgimento del pio esercizio, la processione ripartirà per Via del Corso, Piazza Vittorio Veneto, Via XX Settembre, Via Tommaso Stigliani, Via S. Biagio per concludersi in Piazza S. Giovanni presso la Rettoria di S. Rocco.
I testi della Via Crucis, più biblica e meno tradizionale, sono stati scritti da mons. Antonio Giuseppe Caiazzo che alla quinta stazione dice: «È facile lavarsi le mani, mettendosi sulla difensiva, non assumendosi le responsabilità del ruolo che si occupa. Guardando Gesù, che nel suo soffrire non trova consolazione ma solo giudizi e condanne, quante volte anche noi esprimiamo giudizi negativi e insofferenti nei confronti dei tanti sofferenti e poveri che incontriamo quotidianamente? Siamo infastiditi. E se dilatassimo di più il nostro cuore?». Parole forti ma che danno il segno della potenza della rinascita Pasquale che agisce pur nei tanti errori, nelle insufficienze, nei limiti umani.
Venerdì Santo 2018 – Meditazioni dell’Arcivescovo Monsignor Pino Caiazzo
INTRODUZIONE ALLA VIA CRUCIS:
Siamo riuniti questa sera per celebrare insieme la Passione di Gesù, meditando secondo quanto ci dicono i Vangeli. Una Via Crucis più biblica e meno tradizionale. Entreremo con Gesù in Gerusalemme e lo seguiremo, nelle fasi successive, fino al momento della Risurrezione.
Meditiamo, alla luce del percorso sinodale, che come Chiesa di Matera – Irsina stiamo facendo, cercando di calarci nelle situazioni della nostra vita quotidiana. Non guardiamo alle situazioni di sofferenza e di morte per autocompatirci: desideriamo cercare il senso della vita e della vita vera che Gesù è venuto a donarci attraverso la sua passione, morte e risurrezione.
Preghiamo.
Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
T Amen.
Prima Stazione: GESÙ ENTRA A GERUSALEMME.
Dal Vangelo secondo Giovanni:
Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele! (Gv 12, 12-13).
Gesù entra in Gerusalemme. È una città in festa, piena di credenti e non, arrivati da luoghi lontani. È la città degli uomini che s’incontrano, si confrontano, s’integrano nella diversità di culture e di religione. Gesù non ha paura di stare in mezzo alla gente. Questo è l’unico modo per incontrare l’uomo del nostro tempo: attraversare le strade per incontrare, sostare, ascoltare, ancor prima di parlare. Il Signore ci dona sempre l’opportunità d’incontrare qualcuno a cui testimoniare la nostra fede. Non mettiamo tende o altoparlanti in mezzo alle piazze per raccogliere adepti, ma guardiamo l’altro negli occhi e facciamo trasparire dai nostri la gioia di appartenere a Cristo e alla Chiesa. Dunque: non maestri e dottori della legge, ma testimoni del Cristo morto e risorto. Questa è la Chiesa che esce dalle sacrestie e celebra la liturgia della vita nel quotidiano.
Perché anche noi abbiamo la forza di essere veri testimoni della fede nelle nostre città e nella nostra vita quotidiana, ti preghiamo: Ascoltaci, o Signore
Perché la nostra vita contribuisca a formare una Chiesa aperta al mondo, ti preghiamo: Ascoltaci, o Signore
Seconda Stazione: GESÙ LAVA I PIEDI AI SUOI DISCEPOLI.
Dal Vangelo secondo Giovanni:
Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.» (Gv 13, 12-14)
Questa scena è commovente: è la situazione che ogni giorno si vive, in particolare, in famiglia. Recuperiamo lo stile del ritrovarsi insieme, almeno ai pasti, attorno ad una tavola, per fare comunione e condividere lo stesso cibo. Ognuno ha i suoi orari, i suoi ritmi di vita. Quando ci si incontra in casa per lavarsi i piedi gli uni gli altri? È il gesto dell’amore che circola all’interno della casa, il profumo del pulito che rinnova i rapporti familiari, la gioia che passa da una stanza all’altra, riempiendo ogni ambiente di vita. È il gesto che ristora la stanchezza del camminare insieme, ridando nuova energia e linfa vitale. Il gesto di Gesù che lava i piedi ai discepoli, diventa il nostro impegno per ritrovare il gusto della Chiesa domestica, capace di ritrovarsi come piccola famiglia che si ascolta, ascolta la Parola, prega.
Preghiamo:
Perché all’interno della nostra comunità impariamo ad adottare uno stile di vita fraterno, nel lavoro e nella preghiera, ti preghiamo: Ascoltaci, o Signore.
Perché la Parola di Dio ci illumini nel nostro lavoro quotidiano e perché il dialogo costituisca la base di ogni nostra relazione, ti preghiamo: Ascoltaci, o Signore.
Terza Stazione: GESÙ PREGA NELL’ORTO DEGLI ULIVI.
Dal Vangelo secondo Luca:
Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volontà.» (Lc 22, 39. 41-42)
Le esigenze dell’uomo non sono solo di ordine corporale. Dopo la cena, detta l’ultima, durante la quale istituì l’Eucaristia, la S. Messa, Gesù sente il bisogno di ritirarsi in preghiera, in un luogo di silenzio. Le esigenze spirituali sono maggiori. Se lo spirito viene ben nutrito, il corpo starà ancor meglio. Ogni giorno, una certa cultura materialistica, ci inculca nella mente e nel cuore il bisogno di soddisfare molteplici esigenze: il corpo è un prodotto che si nutre di piccoli prodotti. Il corpo seducente e sensuale di giovani e affascinanti donne “usato” per pubblicizzare qualsiasi prodotto! Bambini “sotto i riflettori”, sottratti alla loro fanciullezza, trasformati in piccole star, seguiti dagli occhi lucidi di genitori sognanti! Che cosa non si farebbe pur di avere successo e diventare importanti! Eppure, chissà perché, non si è mai contenti. C’è bisogno sempre di nuove emozioni, di paradisi artificiali per godere, di notti innaffiate di alcool per sentire l’ebbrezza della vita… Ma è un corpo che sta male, vive male, si autodistrugge lentamente. È un corpo senza spirito, perché dimenticato, svalutato. È l’inganno della vita senza preghiera, senza silenzio, senza Dio, senza Chiesa.
Preghiamo:
Perché, attraverso la preghiera, impariamo a vivere un incontro reale con Gesù e a praticare nuove forme di carità, ti preghiamo: Ascoltaci, o Signore.
Perché la preghiera illumini le scelte fondamentali della nostra vita, ti preghiamo: Ascoltaci, o Signore.
Quarta stazione: PIETRO RINNEGA GESÙ.
Dal Vangelo secondo Luca:
Pietro lo seguiva da lontano. Ma una serva, vedendolo seduto vicino al fuoco, fissatolo bene, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò, dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei dei loro!». Ma Pietro rispose: «Uomo, non lo sono!». E passata circa un’ora, un altro insisteva dicendo: «Davvero, anche questo era con lui: e infatti, è Galileo». Ma Pietro disse: «Uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E uscito fuori, pianse amaramente. (Lc 22, 54. 56-61)
L’apostolo Pietro, colui che aveva giurato di dare la vita per Gesù, lo tradisce in modo clamoroso: tre volte di seguito, in tre situazioni, in luoghi diversi, con tre persone diverse. Quanti galli cantano anche oggi per ricordarci i nostri rinnegamenti! Quante volte non li sentiamo o non vogliamo sentirli! Quante volte, nei diversi ambienti di vita che frequentiamo, incominciando dalla famiglia, abbiamo paura nel dire che siamo cristiani, che crediamo nella Chiesa, che viviamo l’esperienza di Comunità nella stessa. Il giudizio degli altri è più forte del desiderio di testimoniare la propria fede. La paura ci blocca, ci omologa allo stile di vita di tutti, adeguandoci a ciò che fanno tutti. Riscopriamo il nostro essere cristiani, di appartenere a Cristo e alla sua Chiesa, contenti di esserlo e di appartenere.
Preghiamo:
Perché l’incontro con il Signore sia per noi sempre una fonte di gioia nella vita di tutti i giorni, ti preghiamo: Ascoltaci, Signore.
Perché il nostro vivere da cristiani si manifesti innanzitutto nella carità verso i fratelli, ti preghiamo: Ascoltaci, Signore.
Quinta stazione: GESÙ DAVANTI A PILATO.
Dal Vangelo secondo Luca:
Allora Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo; vedetevela voi!». E tutto il popolo rispondendo disse: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli!». Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. (Mt 27, 24-26)
Pilato rappresenta il potere politico, le istituzioni civili. Pilato, pur incontrando Gesù e parlando con lui, non sa essere uomo giusto, degno del posto che occupa. Più che servire l’uomo e difendere la dignità, pensa a salvaguardare la sua posizione di potere. Non è al servizio del popolo ma gli interessa averlo dalla sua parte. Non vuole mettersi contro nemmeno il potere religioso: al momento opportuno saprà trarne benefici. È facile lavarsi le mani, mettendosi sulla difensiva, non assumendosi le responsabilità del ruolo che si occupa. Guardando Gesù, che nel suo soffrire non trova consolazione ma solo giudizi e condanne, quante volte anche noi esprimiamo giudizi negativi e insofferenti nei confronti dei tanti sofferenti e poveri che incontriamo quotidianamente? Siamo infastiditi. E se dilatassimo di più il nostro cuore?
Preghiamo:
Perché le nostre occupazioni siano sempre una vera testimonianza del nostro essere cristiani, ti preghiamo: Ascoltaci, Signore.
La pace si costruisce non per le imposizioni di un gruppo ma con la partecipazione attiva di tutti: perché nel mondo regni la pace, ti preghiamo: Ascoltaci, Signore.
Sesta stazione: GESÙ È CROCIFISSO FRA I DUE MALFATTORI.
Dal Vangelo secondo Luca:
Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati. Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». (Lc 23, 32-34)
Gesù è crocifisso in mezzo ad altri due crocifissi, quasi a tendere le sue mani ad entrambi per sostenerli ed aiutarli nell’ora più buia della vita: la morte. In tutta la vita, in mezzo agli uomini, quelle stesse mani hanno toccato ogni tipo di carne piagata, malata, affamata, povera, sola, rinnegata, peccatrice… Guardando il Crocifisso cogliamo il volto della Chiesa, nata ai piedi della Croce, chiamata a tendere le mani ad una umanità sempre più bisognosa di vicinanza. Una Chiesa aperta ai poveri di ogni categoria: a chi ha bisogno di libertà, di guarigione fisica e spirituale, di affetto nella solitudine, di vicinanza nel farsi prossimo, di pane, di casa dove abitare, di cultura da promuovere. Una Chiesa capace di aiutare ad amare la terra, casa comune, che abita e dalla quale trae alimento, rispettandola e liberandola dai veleni dell’interesse e del profitto. Sono le stesse mani dell’uomo che ritorna alla terra per essere una cosa sola.
Preghiamo:
Perché contribuiamo a combattere ogni tipo di povertà con il nostro aiuto, piccolo o grande che sia, ti preghiamo: Ascoltaci, Signore.
Perché la nostra iniziativa non resti confinata ai nostri interessi, ma si apra a chi ci sta accanto ed al mondo, ti preghiamo: Ascoltaci, Signore.
Settima stazione: GESÙ AFFIDA LA MADRE A GIOVANNI.
Dal Vangelo secondo Giovanni:
Gesù, allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. (Gv 19, 26-27)
Una scena, quella che ci presenta l’evangelista Giovanni, che intenerisce il cuore e, nello stesso tempo, rappresenta l’amore che abbraccia una madre afflitta che ha perso il proprio figlio, l’unico figlio. Una scena indicativa di come si costruiscono relazioni quando incontriamo l’altro, sfuggendo alla tentazione di escluderlo dalla propria vita. Viviamo un tempo in cui tanto si parla di volontariato (meno male), ma noi cristiani siamo invitati a fare di più: siamo portatori di valori più grandi. Chi ha incontrato Cristo e lo invoca, sa che deve aprire le porte del suo cuore per rispondere al suo invito pressante nella vita di ogni giorno. Come Giovanni prese in casa sua, da quel momento, la Madre di Gesù, noi, sul suo esempio, siamo chiamati ad accogliere e servire ogni solitudine, ogni cuore affranto, piagato, disprezzato.
Preghiamo:
Per la nostra comunità cristiana: perché sappia accogliere in comunione di fede e di amore tutti i suoi figli, anche quelli da tempo lontani, ti preghiamo: ascoltaci Signore.
Per tutti noi qui riuniti questa sera: perché sappiamo superare l’esclusivismo delle simpatie e dei “cerchi chiusi”, anche quando la nostra libertà ed il nostro interesse ne soffrono, ti preghiamo: ascoltaci Signore.
Ottava stazione: GESÙ MUORE IN CROCE.
Dal Vangelo secondo Marco:
Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: «Eloì, Eloì, lema sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. (Mc 15, 33-34. 37)
Raccogliere l’ultimo grido e respiro di un morente è struggente ma nello stesso tempo consolante. Quante volte, tra le lacrime, abbiamo detto: è morto tra le mie braccia! Il gesto più grande dell’amore umano è quello di far sentire l’altro importante fino all’ultimo respiro: mi appartieni, fai parte della mia vita, ancor di più ora che mi stai lasciando. Quanto bisogno d’amore da far circolare nelle nostre famiglie! Quanto bisogno d’affetto nei rapporti di amicizia! Quanta necessità di fraternità e di comunione tra i consacrati! Tutti abbiamo bisogno di essere sostenuti da quel Dio che sembrerebbe averci abbandonato e di quella Chiesa che ascolta questo grido e lo rende presente, vivo, accanto, in tutte le situazioni di bisogno di umanità.
Preghiamo:
Per tutte le donne e gli uomini della nostra comunità: perché sappiano compiere ogni azione, anche la più insignificante, solo per amore, ti preghiamo: ascoltaci Signore.
Per la nostra comunità: perché sappia aiutare tutti i suoi figli nella sfera dei legami affettivi, mediante l’accompagnamento individuale, discreto e sincero, con la saggezza pedagogica della tradizione etica cristiana, ti preghiamo: ascoltaci Signore.
Nona Stazione: GESÙ RISORGE DA MORTE.
Dal Vangelo secondo Matteo:
Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Madgala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. L’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. (Mt 28, 1-2. 5-8)
Noi cristiani non contempliamo il sepolcro come luogo ultimo della nostra vita. Ripensiamo, invece, l’inizio di vita voluto da Dio: impastati di terra. È il gesto dell’inizio di Quaresima: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Ma non ci fermiamo alla terra, perché, in quanto battezzati, siamo figli della Luce. Dalla terra alziamo gli occhi al cielo per contemplare, gustandola, la certezza della vita eterna: vittoria sulla morte! Gesù ci chiede di meditare, seguendo lui, il venerdì santo, ma di non fermaci ad esso: veniamo catapultati nella notte della Veglia Pasquale. La luce squarcia le tenebre; la notte lascia il posto al sole che sorge: è Cristo la luce e il sole. Con questa certezza siamo invitati, tornando a casa, ad attraversare le nostre strade portando la forza della vita che Cristo Risorto ha messo nel nostro cuore.
Preghiamo:
Perché Gesù Risorto doni a noi tutti di credere nel futuro che Lui prepara per l’uomo e per ciascuno di noi; perché ci doni di credere nella promessa della Vita senza fine, ti preghiamo: ascoltaci Signore.
Perché noi, tuoi figli, sappiamo testimoniare ogni giorno, nelle difficoltà della vita, il tuo Vangelo, credendo che il Tuo Regno è in mezzo a noi e che la Tua Pasqua è la forza che vince il mondo, ti preghiamo: ascoltaci Signore.
Concludiamo ora la celebrazione della via crucis con una preghiera composta dal Card. Carlo Maria Martini:
PREGHIERA:
Signore, nostro Dio e nostro Padre,
ti invochiamo la conoscenza
della Croce del tuo Figlio.
Donaci di contemplarlo
come l’ha contemplato Giovanni, il testimone fedele;
come l’hanno contemplato i primi cristiani,
e Stefano negli ultimi momenti della sua vita.
Donaci, Padre, di contemplare la gloria
che hai dato a tuo figlio e che risplende nella Croce.
Rendici partecipi della contemplazione
dei santi Padri della Chiesa,
dei santi e dei mistici di tutti i tempi,
di coloro che hanno dato la loro vita per la fede
e che hanno perdonato chi faceva loro del male.
Te lo chiediamo per Gesù
che ha perdonato i suoi nemici,
per questo Gesù che è il Messia,
il Cristo nostro Signore,
che vive e regna con te
nell’unità dello Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.