Vincenzo Viti, consigliere della Svimez: “Due Zes, non un pasticcio!” Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
“Credo abbia dalla sua tutte le ragioni della logica e della buona amministrazione l’on Vico quando ricorda che non un’unica Zes ( peraltro definita perimetralmente e strategicamente dalla Puglia) ma due Zes (una adriatica ed una Jonico-lucana) rispondano correttamente sia allo spirito ispiratore sia alla norma che le regola,segnatamente gli art. 5 e 6 del DPCM in vigore. Quindi non un unico Piano strategico che peraltro consideri non solo “annessa” la Basilicata ad un traino esterno ma “aggiuntiva” al territorio pugliese con il suo versante jonico-lucano, ma due Piani, pur strutturalmente coordinati, da imputare a due soggettivita’ regionali e non ad una soltanto.
Non si tratta di banale formalismo o peggio di territorialismo minore (che sarebbe a quel punto vittima di un territorialismo maggiore)ma di un minimo corretto dispositivo che sappia rispondere a finalità, vocazioni e domande affatto diverse.
Mi chiedo perché la Regione Basilicata debba delegare o considerare fra loro assimilabili problematiche che vivono peculiari diversità territoriali e culturali, sottovalutando invece l’effetto trascinante che la Zes jonico-lucana potrebbe esercitare sull’intero territorio interno coordinandosi utilmente con le Zes extravaganti distribuite nella parte residua della regione?
Rammento che le Zes sono frutto di una rielaborazione della Svimez, formalizzata sulla scia dell’esperimento polacco nel quale rilevo’ la eccessiva disseminazione di zone speciali ( con dispersione degli effetti agglomerativi).
Le Zes invece così come sono state definite in letteratura puntano piuttosto sugli effetti pervasivi delle economie portuali ( non tutti i porti si aprono alle vie della Seta, ad eccezione di Taranto) e sulle loro capacita’ di integrazione con gli entroterra che propongono risorse rilevanti e irripetibili.
Ciò significa che ogni Zes, se immaginata come un progetto attrattivo organico e integrato, dispone di una sua irriducibile specificità. Non è quindi un cartellone pubblicitario o una prescrizione amministrativa ma un racconto di vita e di storia.
Non si perda perciò ulteriore tempo. Anche perché l’economia globale passa ormai sopra le nostre povere teste e i terminali del nord e del centro Europa sono già predisposti con strutture destinate inesorabilmente a rendere il Sud un mero accidente geografico, una cartina ingiallita con testimonianze di terziario sepolcrale.
Aggiungo che siamo in Basilicata ad una delicatissima transizione politico elettorale. Che andrebbe vissuta con coraggio e spirito di autentica innovazione partendo dai territori dalle loro domande e dalle loro speranze. La risposta dovrebbe essere netta, aperta al futuro, coinvolgente. Perciò la Zes non è un pretesto burocratico, una grigia operazione amministrativa ma un’occasione. Non perdiamola!