Si chiama Alakaluf, come la tribù indigena dell’estrema punta meridionale del Sud America, la Terra del fuoco, sterminata ed estinta. Da ieri è “cittadina” di Policoro, perché è la prima imbarcazione iscritta al porto di Marinagri come sede di stazionamento. E’ una barca a vela, un First 40.7, che l’armatore Michele Alfano ha voluto chiamare così per ricordare che sempre e in ogni luogo è un dovere resiste alle oppressioni, come tentò invano quel popolo di cui non si ha più memoria. Alfano, che è un penalista salernitano molto noto, ha scelto lui stesso Policoro come luogo d’elezione dove vivere ogni volta che può scappare dalle aule di giustizia e affrontare il mare con un equipaggio con il quale tra l’altro ha portato – nella regata Palermo-Montecarlo – il simbolo di Matera2019 sulle coste della capitale monegasca.
Sabato 14 aprile il sindaco di Policoro, Enrico Mascia (lui stesso uomo di mare, è un ammiraglio), ha donato la bandiera della città del Metapontino alla barca adornata per l’occasione con il gran pavese, cioè il gan galà di bandiere usate per particolari solennità. Il nome di Policoro, dunque, per la prima volta issato su un’imbarcazione, attraverserà il Mediterraneo nelle prossime regate internazionali: “Sarà mio dovere onorare il nome di questa città”, ha detto Alfano che poi ha festeggiato fino a notte con amici e con i membri dell’equipaggio tra cui il figlio Catello, anche lui penalista, e un giovane skipper africano, giunto piccolissimo da solo dal Mali in un viaggio di liberazione che ne ha premiato audacia e coraggio. E Alakaluf ha partecipato alla festa, ormeggiata nel porto canale davanti al giardino di casa. Brindisi e auguri per le nuove rotte, “perché il Mediterraneo sia luogo di pace e di libertà e non più di morte”.
Apr 15