Per i prossimi ponti (25 aprile e primo maggio) i turisti troveranno ancora chiusi gli stabilimenti balneari della costa di Maratea perché i titolari devono combattere la solita “guerra” contro la burocrazia per avere in tempo le autorizzazioni a riaprire, una situazione aggravata dall’ ormai nota a tutti Direttiva Bolkestein (Direttiva Servizi emessa dalla Comunità Europea nel lontano 2006). E’ quanto sottolinea il Consorzio Turistico Maratea per ribadire il sostegno alle iniziative dell’Associazione Balneari Maratea – che associa la quasi totalità delle attività balneari della Costa Tirrenica lucana – impegnata con il presidente Roberto Schettino in iniziative con l’obiettivo di segnalare lo stato di estrema incertezza in cui si trovano ad operare le aziende balneari.
“Una situazione – rileva il presidente del Consorzio Biagio Salerno – che necessita di interventi e dell’impegno della massima istituzione regionale e della politica per fare in modo che gli stabilimenti balneari della costa di Maratea siano messi in condizione, quanto prima, in previsione della prossima estate di offrire servizi al passo con le nuove esigenze turistiche. Si pensi solo agli investimenti realizzati da titolari di concessioni che hanno anche 30 anni di vita e che secondo la direttiva Bolkestein dovrebbero finire all’asta mandando in fumo sacrifici economici, personali e di famiglie”.
Nel ricordare che il 18 gennaio scorso i dirigenti delle associazioni degli imprenditori balneari della Basilicata hanno incontrato i rappresentanti della Regione in audizione alla Terza Commissione Consiliare chiedendo una normativa regionale che garantisca certezze ai titolari degli stabilimenti, il presidente del Consorzio sottolinea i ritardi accumulati nel dare risposte.
Lo stabilimento balneare, a pieno titolo – aggiunge Salerno – è nella cultura e nella tradizione italiana di offerta di vacanza salutista-ambientale grazie ad una serie di molteplici proposte diversificate studiate per soddisfare tutti i bisogni della collettività, sino ai disabili. In Italia l’economia balneare – secondo i dati del S.I.B. Sindacato Italiano Balneari aderente a F.I.P.E./Confcommercio che associa circa 10.000 imprese balneari – conta 87mila imprese, 418mila occupati, consumi per 24 mld di euro ed un valore aggiunto di 14 mld di euro. 28.000 sono le concessioni demaniali, circa due terzi quelle destinate ad uso turistico-ricreativo, 100.000 gli occupati diretti di questo settore. E il mare si conferma la prima destinazione turistica italiana con il 30% delle presenze complessive ed un trend in costante crescita per il turismo straniero (+13% dal 2008). Perciò l’offerta di servizi – come dicono i titolari – muta di anno in anno, piccole ma mirate modifiche che puntano a soddisfare le esigenze di tutti gli ospiti.
A partire dal 2020 infatti – evidenzia Salerno – se non sarà approvata la riforma da parte del nuovo Parlamento Italiano, tutte le concessioni demaniali saranno soggette ad evidenza pubblica (andrebbero all’asta), favorendo inevitabilmente le multinazionali del turismo, a danno delle tantissime piccole e medie imprese italiane, per la maggior parte a conduzione familiare. Anche in Basilicata le oltre 200 imprese operanti nel comparto balneare, sarebbero di fatti estromesse dalla conduzione delle proprie attività.