Così come il ticket sulla specialistica ambulatoriale ricade sulle fasce sociali più deboli, l’abbattimento dei tetti di spesa ricade sulle imprese della sanità privata più piccole con ricadute e conseguenze negative ancora sugli utenti e sui titolari di ambulatori e laboratori. E’ quanto sostiene in una nota il Comitato di Crisi delle strutture sanitarie lucane, con l’adesione di Fenasp-Federlab-Sanità Futura, riferendo che il Dipartimento Salute ha adottato la Determina Dirigenziale che modifica i Tetti Contrattuali dei Centri Accreditati con il risultato che strutture che quintuplicano il budget di spesa regionale hanno avuto un abbattimento del 4%, strutture molto al di sotto di tale budget hanno avuto un abbattimento di circa il 20%. Percentuali che tradotte in bilancio d’azienda corrispondono a decine o centinaia di migliaia di euro e diventano pertanto insostenibili soprattutto per le piccole strutture che operano in molti casi come unico presidio della salute pubblica in aree svantaggiate e in centri minori della regione e si vedranno presto costrette a ridurre il personale (complessivamente 600 dipendenti per 56 strutture). Sembra surreale in momenti di crisi – è scritto nella nota – che il denominatore comune delle azioni dell’Assessorato sia lontanissimo dai concetti di equità, di territorialità, di maggiore equilibrio tra il centro e le periferie. Purtroppo, oggi è possibile avere la misura più puntuale delle conseguenze della manovra di assestamento al Bilancio Regionale 2011 approvata dal Consiglio Regionale nel mese di agosto, una manovra che ha semplicemente e drammaticamente aumentato le sperequazioni all’interno del comparto e tra i territori. Mai si erano viste misure del genere: è stato adottato per legge ciò che non si è avuto il coraggio di adottare con semplici delibere di Giunta per non correre il rischio di una solenne bocciatura del TAR. Senza un criterio, che non sia quello evidentemente di continuare a privilegiare i pochi a danno dei molti, il Dipartimento Salute ha adottato la Determina Dirigenziale che modifica i Tetti Contrattuali dei Centri Accreditati di fisioterapia sulla base del calcolo di prestazioni erogate nel 2009: il criterio di abbattimento del tetto di una struttura coincide con le prestazioni effettuate legittimamente nel 2009 ed avrà valore per gli anni a venire. Tanti gli interrogativi che i titolari delle strutture sanitarie private lucane si pongono: il criterio prescelto contiene equità e di quale tipo? Viene forse salvaguardato il concetto di appropriatezza delle prestazioni? E’ stato effettuato un censimento dei fabbisogni? A noi pare chiaro che niente di tutto questo sia avvenuto, giocando sull’equivoco, ancora una volta, si vorrebbe far credere che vi sia una relazione automatica tra i volumi di prestazioni del passato e le migliori cure del futuro: i pazienti non si possono curare per disposizione di legge, ma soprattutto non si possono mascherare ulteriori “prebende” in questo modo. Come sempre oltre alla farsa c’è il danno: invece di fare appropriatezza di sistema dando un senso al Tetto regionale che dovrebbe essere un riferimento per tutte le strutture, invece di cogliere la crisi come una opportunità per riformare in meglio un comparto che vive di assurde quanto ingiustificabili baronie, si aumentano le vecchie ingiustizie e i vecchi metodi. È inaccettabile! Non possiamo continuare ad assistere allo scempio della cosa pubblica. In tema di ADI (Assistenza Domiciliare Integrata, per 7.382 pazienti al 2009),infine, abbiamo chiesto di sospendere in autotutela i bandi, per riprendere un confronto e trovare insieme al Dipartimento Salute le soluzioni utili al Sistema, prevedendo magari modelli organizzativi appropriati, peraltro adottati in numerose aziende sanitarie di altre Regioni. I vantaggi sarebbero innumerevoli, primo fra tutti il contenimento dei costi ma anche a seguire l’eliminazione di privilegi concessi a soggetti che spesso sono solo un allungamento delle filiere di partito ed una intermediazione inaccettabile del lavoro.