Dopo la comunicazione dell’assessore all’Ambiente Francesco Pietrantuono le attività in corso per la messa in sicurezza e nell’ottica della bonifica del sito dell’Itre di Rotondella sequestrato nell’ambito di un’inchiesta della magistratura (vedi notizia dal titolo “Ambiente, Pietrantuono su Itrec Di Rotondella”, pubblicata su basilicatanet alle 17,24) in Consiglio regionale si è svolto il dibattito.
“Mi sarebbe piaciuto ascoltare parole di verità – ha detto il consigliere Michele Napoli -. Non discuto di che genere di inquinamento si tratta ma pongo un tema di natura politica, come risolvere il problema dell’Itrec di Rotondella all’interno del quale sono contenuti rifiuti radioattivi di categoria 3, caratterizzati per avere un ciclo di vita lunga che produce attività elevata e che richiede migliaia di anni affinché l’area sia ripulita.Temi importanti che il Consiglio regionale dovrebbe affrontare al di là di quello che fa l’autorità giudiziaria. Sarebbe opportuno dedicare seduta intera del Consiglio regionale alla vicenda Itrec, un tema sul quale si gioca la credibilità dell’intera classe politica”.
“Dalle notizie di cronaca apparse sulla stampa riguardanti il sequestro della condotta a causa dell’immissione nel mar Jonio delle acque contaminate, non capisco come si inserisce il controllo della Regione attraverso l’Arpab”, gli ha fatto eco Gianni Rosa (Lb-Fdi), che si è chiesto “in quasi tre anni di attività cosa è stato fatto dalla Regione”, evidenziando allo stesso tempo la necessità “di capire il nesso esistente tra l’attività della Regione e il sequestro da parte della Procura”. E dopo le risposte ricevute in Aula dall’assessore Pietrantuono ha preso nuovamente la parola per affermare che “nei poteri della Regione e di Arpab, oltre a scrivere note di diffida a Sogin, la Regione dovrebbe assumere provvedimenti più forti. Come mai non si è proceduto con la Sogincome si è proceduto con l’Eni, a cui è stata revocata l’autorizzazione ambientale?”.
“E’ una questione che merita una riflessione più profonda sia in termini istituzionali che politici – ha detto il consigliere Piero Lacorazza (Pd) -. A ciò si aggiungono le vicende relative al divieto dell’uso dell’acqua in molti comuni del Metapontino. Ognuno di noi ha una responsabilità istituzionale, politica. Le due notizie sul sequestro dell’Itrece sulla vicenda acqua hanno determinato un impatto negativo sugli operatori economici a partire da quelli impegnati nel turismo e nell’agricoltura. In territori che hanno particolari emergenze e rischi ambientali è necessario orientare una informazione più corretta. Siamo certi che tutto ciò che si comunica corrisponda a verità? Qual è il danno ? Sarebbe il caso, in parallelo all’autonoma iniziativa dell’autorità giudiziaria, di andare nel Metapontino e dare l’idea che lo Stato c’è, è presente l’istituzione Regione in quel territorio. Serve maggiore efficacia, trasparenza e comunicazione. Occorre un cambio di passo”.
“Ancora una volta in Consiglio si apre una discussione su un tema importante – ha detto il consigliere Giovanni Perrino (M5s) – ma sul quale verifichiamo uno stallo totale. Ancora oggi non si sa come smantellare la probabile fonte della contaminazione. Se la sorgente è quella dell’impiantoMagnox, dismesso nel 1988, è strano che la contaminazione si comincia ad allargare nel momento in cui si scopre, cioè molto tempo dopo.Possibile che debba sempre intervenire la magistratura per evidenziare certi aspetti rilevanti per l’ambiente? Vogliamo continuare in questo modo o vogliamo cambiare passo? Trattandosi di un impianto nucleare non dovremmo scindere la contaminazione chimica da quella radiologica ma dovremmo tenere sott’occhio tutti gli aspetti”.
Itrec Rotondella, le conclusioni di Pietrantuono
Intervenendo a chiusura del dibattito in Consiglio sull’impianto posto sotto sequestro l’assessore regionale all’Ambiente ha auspicato un approfondimento della questione evitando di creare confusione su temi complessi
In un nuovo intervento a conclusione del dibattito sull’Itrec di Rotondella, l’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pietrantuono ha ricordato all’assemblea che “si tratta di una vicenda che proviene dagli anni ’80” e che comunque necessita “di un approfondimento, possibilmente in altra sede, sia in merito alla vicenda nucleare che a quella radiologica, evitando di creare una confusione tra temi”. L’assessore ha aggiunto che “creare una guerra di esperti non ci consente nemmeno di definire un percorso comunicativo di dignità basilare per la nostra regione. Le critiche vanno fatte, anche con durezza, ma bisogna provare ad evitare una confusione fra i diversi piani e questioni. Quella vicenda – ha ricordato Pietrantuono – è stata scoperta nel 2015, per una Via all’interno dell’area di proprietà di Enea imposta dal Minsitero, e dopo uno stop di un anno e mezzo circa ha ripreso ad essere studiata in maniera scrupolosa e dettagliata. Fondamentale è stato il contributo dei tavoli della trasparenza, in cui si sono articolati livelli di discussione veramente importanti. Mi riferisco ad esempio a quello del mese di giugno del 2017, molto utile anche sulla parte di indagine relativa all’inquinamento chimico-convenzionale. Oggi – ha continuato – si avviano diverse attività, e forse rispetto alla posizione di Arpab e Regione Basilicata la Sogin avrebbe fatto bene ad adempiere nei tempi adeguati. Abbiamo fiducia, intanto, nel lavoro della magistratura, che sicuramente continuerà. Ma bisogna allo stesso tempo evidenziare che dal punto di vista radiologico la situazione è sicuramente sotto controllo. Nei prossimi giorni seguiremo con grande attenzione – ha assicurato l’assessore – la vicenda dell’impianto di depurazione ed è chiaro che proveremo a ragionare con Ispra per tenere insieme sia l’aspetto radiologico che quella della depurazione in loco del sito. Siamo di fronte ad una messa in sicurezza di emergenza, ma riferita – ha ribadito – ad una vicenda che risale agli anni Ottanta del secolo scorso. C’è poi la questione di una corretta informazione sul territorio: abbiamo provato ad articolarla con i tavoli trasparenza, con comunicazioni aggiuntive via web di atti e documenti. Ma forse non basta. Esiste una complessità della questione che merita un approccio più attento, partendo anche dal fatto che la materia investe Sogin ed Enea, che sono i soggetti non responsabili, che però hanno trovato l’inquinamento in seguito alla Via ministeriale del 2015. In tutta questa vicenda ognuno risponde alla sua coscienza, ma la Regione ha provato ad agire nel miglior modo possibile. L’impianto Sogin, però, è un impianto con autorizzazione nazionale, che la Regione – ha messo in chiaro Pietrantuono – non può bloccare in via discrezionale”.