Celebrato in mattinata anche a Matera il 73° anniversario della Festa della Liberazione. Dopo la deposizione delle Corone di alloro al Cippo di via Lucana nella chiesa di San Francesco d’Assisi, mons. Giuseppe Antonio Caiazzo, arcivescovo della diocesi Matera–Irsina ha celebrato la Santa Messa.
A seguire in piazza San Francesco si sono radunate autorità e associazioni combattentistiche e d’arma per avviare il corteo verso piazza Vittorio Veneto dove è stata composta una corona di alloro al Monumento ai caduti. Sul palco il prefetto di Matera, Antonella Bellomo, il sindaco di Matera Raffaello De Ruggieri, il vice sindaco Nicola Trombetta, l’assessore comunale Ernesto Bocchetta, gli assessori regionali Luca Braia e Roberto Cifarelli, i parlamentari Michele Casino, Mirella Liuzzi, Gianni De Bonis e Luciano Cillis, l’arcivescovo della Diocesi di Matera-Irsina Monsignor Pino Caiazzo, il presidente del Consiglio comunale e della Camera di Commercio di Matera, Angelo Tortorelli, il presidente della Fondazione Matera-Basilicata 2019 e consigliere comunale Salvatore Adduce, il presidente dell’APT Mariano Schiavone, il coordinatore di educazione fisica dell’Ufficio Scolastico Provinciale Giuseppe Grilli e i massimi rappresentanti delle forze dell’Ordine, il Questore Paolo Sirna per la Polizia di Stato, il maggiore Daniele Dinoi per l’Arma dei Carabinieri, il colonnello Domenico Tatulli per la Guardia di Finanza.
Alla cerimonia sono intervenuti il segretario della consulta degli studenti della provincia di Matera, Matteo Camerini, studente della quinta D del Liceo Scentifico di Matera, Franco Lisanti, orfano di guerra e Presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati ed invalidi di guerra di Matera, il presidente provinciale dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) Angelo Tataranno, il Presidente della Provincia di Matera, Francesco De Giacomo e il sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri, sindaco di Matera.
Franco Lisanti ha ricordato il messaggio dello studente modenese Giacomo Ulivi con cui salutava i suoi compagni nel 1944 prima di essere fucilato esortandoli ad interessarsi delle istituzioni e la lettera di uno studente materano scritta in occasione di questa importante ricorrenza nazionale.
Alla cerimonia hanno presenziato il picchetto armato a cura dei militari alla sede e il complesso bandistico “Francesco Paolicelli – Città di Matera”.
Alle ore 17,30 in piazza Vittorio Veneto è prevista la cerimonia dell’Ammainabandiera.
Celebrazioni 25 Aprile 2018, l’intervento del segretario della consulta degli studenti della provincia di Matera, Matteo Camerini, studente della quinta D del Liceo Scentifico di Matera.
Come rappresentante degli studenti della provincia di Matera oggi voglio parlare dell’importanza di questo giorno non solo per il nostro passato ma soprattutto per il nostro futuro.
Il 25 Aprile e soprattutto il 21 Settembre sono simboli di una libertà che ci è stata donata, sono la testimonianza di un debito che abbiamo nei confronti dei nostri nonni.
Limitarsi a ricordare, però, può essere fine a se stesso.
Noi studenti vogliamo che il ricordo sia la base per costruire il nostro futuro, perché “Un paese che non conosce il proprio ieri non può avere un domani”.
A questa frase sono particolarmente legato, fu mio nonno a farmela scrivere quando ero ancora un bambino, per invogliarmi a studiare la storia.
Secondo me, infatti, studiare la storia e, soprattutto, essere qui oggi, ha un significato fondamentale: perché se un giorno dovessimo dimenticare quello che è successo il 25 Aprile ’45 e il 21 Settembre ’43 allora potremmo ripetere gli stessi errori e piangere gli stessi morti.
Ma non solo. Non dobbiamo solo ricordare, credo che si possa osare di più. Possiamo continuare a combattere il fascismo tutti i giorni.
Perché il fascismo è come una linea sottile che divide le persone libere da quelle che non lo sono. Ed è qui che si annida il rischio di un nuovo fascismo. Perché quella linea può spostarsi rendendo molte persone meno libere. Noi forse oggi ci sentiamo al sicuro, ci sentiamo liberi finché quella linea non arriva fin sotto i nostri piedi. In quel momento, però, sarebbe è troppo tardi.
La nostra battaglia allora deve essere quotidiana. Dobbiamo donare la libertà a piccoli gesti, a piccoli passi. Aiutando le persone che ne hanno ancora bisogno, che combattono una propria battaglia per la libertà.
Noi come Consulta abbiamo organizzato in collaborazione con la Prefettura la Giornata dell’Integrazione, perché Alì, Daniel e tanti altri ragazzi hanno camminato migliaia e migliaia di chilometri per arrivare qui ed essere liberi qui. Oggi io parlo anche a nome loro, a nome di tutti quelli che ancora non si sentono liberi. A loro non dobbiamo voltare le spalle.
Perché la libertà è solidarietà, la libertà è comunità, la libertà è uguaglianza.
Solo così possiamo estinguere il debito enorme che abbiamo con i nostri nonni, ricordando ogni giorno il 25 Aprile e lottando quotidianamente al fianco di chi sogna la stessa libertà che ci è stata donata.
Celebrazioni 25 Aprile 2018, il messaggio del Presidente Pittella
Bisogna saper assaporare il valore della libertà, non parola vuota ed asemantica, ma libertà come pratica di civiltà ed accettazione dell’altro, come esercizio di onestà intellettuale prima ancora che di democrazia.
Esimie autorità, cittadini, è questo il messaggio che mi sento di consegnare in questa giornata così solenne e bella, in cui si festeggia la liberazione dal nazifascismo, e la ritrovata legittimità dell’essere cittadini. Un tema mai retorico, sempre attuale; mai scontato e sempre bisognoso di approfondimento e, soprattutto, di costante impegno nella costruzione di condotte eticamente corrette e di contrasto ad ogni forma di impoverimento culturale e di barbarie oscurantista.
Oggi più che mai, in un tempo difficile per l’Europa e per il mondo, sempre più funestato da guerre, da violenze di ogni genere, il richiamo ai valori di resistenza e di passione civile a garanzia di uno stato libero e democratico e di una pace delle nazioni non può essere una mera celebrazione. Dev’essere piuttosto il rituale del nostro coraggio, della nostra ostinazione, per difendere le conquiste di libertà che i nostri eroi anche a costo della loro stessa vita ci hanno consegnato in una lezione bellissima e difficile di testimonianza che va rinnovata giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, nell’unico vero risultato di appartenenza che è la democrazia.
Io mi dissocio dall’uno contro l’altro armati, dalla cultura patologica del nemico, dalla pratica dell’attacco verbale e fisico alla quale quotidianamente assistiamo e della quale siamo tutti noi vittime e al contempo carnefici. Il germe dell’odio è l’anticamera delle oppressioni e delle privazioni. Si abbia il coraggio di riscoprire un umanesimo che ci riconosca l’uno responsabile dell’altro; l’uno sentinella di un agire sano in uno stato di diritto.
Nulla dev’essere lasciato al caso, ed è per questo che le istituzioni devono essere in grado di interpretare compiutamente i bisogni e le richieste di progresso che cittadini e territori ci lanciano in una sfida di benessere sociale, culturale ed economico. Ben sapendo che un’Italia unita ed economicamente equilibrata riesca a non creare ingiustizie, disuguaglianze, disparità territoriali, restituendo al cittadino il valore dell’unità nazionale, giammai in un richiamo alla chiusura e alle barriere, sempre rispettosi di ciò che il nostro tricolore orgogliosamente rappresenta.
Coraggio e riformismo siano fari dell’agire quotidiano, non da celebrare con riti ed accomodamenti, ma sempre da perseguire nell’unica grande scelta che sta dinanzi a tutti noi: la bellezza della democrazia e il suo soffio di liberazione sulla vita degli uomini e delle istituzioni.
La fotogallery del 25 aprile a Matera (foto www.SassiLive.it)