Addio ad Alessio Ambruso, riflessioni di Nicola Pavese: “Alessio Ambruso nel sindacalismo e nella cultura lucana”. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Ci sono delle persone che non dovrebbero lasciarci mai. E lo diciamo con profondo e sincero rammarico dopo averle frequentate, apprezzate e amate per lungo tempo. Alessio Ambruso era fra queste. Dopo la sua recente scomparsa, siamo certi che sarà ricordato per lungo tempo e non solo nell’ambito sindacale. Sarà ricordato per la sua amabilità, il suo stile di vita improntato all’onestà, al rispetto degli altri e per gli esempi (innumerevoli) di impegno civile, sociale e culturale che ci lascia. Comportamenti assunti sia in passato che in questi anni di grande disorientamento della società lucana, alle prese con le preoccupazioni del mondo del lavoro, per l’inquinamento ambientale, per la Basilicata che si spopola e resta isolata, per la difficile condizione giovanile. Circostanze, queste, che si registrano quando sembra che, nonostante tante battaglie per l’occupazione e lo sviluppo condotte da gente appassionata come lui, nulla debba cambiare. Mentre si celebra ancora una volta il 1°Maggio.
Ambruso incarnava la figura di intellettuale lungimirante, colto, sensibile. Era un uomo di sentimenti, legato alla famiglia e alla sua cara Ferrandina (dove era nato nel 1927). E alla stessa maniera amava la nostra regione che conosceva molto bene e il Mezzogiorno d’Italia. Realtà che aveva continuamente studiato nei vari aspetti e di cui aveva una visione ampia ma mai scontata e definitiva. Per questo continuava a fare ricerca, a studiare la storia (dei fatti importanti e di quelli “minori”), a seguire i dibattiti e a registrare le trasformazioni dei nostri territori. E lo faceva viaggiando, frequentando le persone, visitando anche i paesi più remoti, passando tra archivi, biblioteche, librerie, circoli culturali, sedi sindacali, dove trovava sempre documenti da consultare e ulteriori motivi di arricchimento e di riflessione. La sua è stata una vita dedicata alla raccolta di materiali, carteggi, atti congressuali, pubblicazioni rare, notizie, testimonianze, recensioni…
Dopo gli studi classici durante i problematici anni del Secondo conflitto mondiale, tra i licei di Salerno, Taranto e Matera, frequentò la Facoltà di Giurisprudenza a Bari, prima di entrare a far parte di quel grande e innovativo progetto chiamato “Riforma Agraria”. Una risposta dello Stato che in quei difficili e tormentati anni Cinquanta rappresentava per la Basilicata e per il Sud (soprattutto dopo le sofferenze della guerra e i tumultuosi anni seguenti) l’unica alternativa alla miseria e all’emigrazione. Ebbe modo, così, di conoscere e frequentare il mondo contadino lucano e meridionale, espressione di gente semplice, laboriosa, sottomessa, rassegnata; e allo stesso tempo legata alle proprie cose: da quelle familiari alle tradizioni e consuetudini, dai ricordi alle superstizioni e alle credenze popolari, dalle storie vissute sulla propria pelle alle difficoltà quotidiane in tempi caratterizzati dalla povertà e dalla disperazione. Tuttavia, situazioni di sopravvivenza e di stenti che Alessio Ambruso aveva scoperto, in precedenza, attraverso le letture di Fortunato, Nitti, Alvaro, Rossi Doria, Levi, Scotellaro…
Per questo bagaglio di conoscenze, per le relazioni dirette con la gente e l’attenzione verso questo mondo lucano arcaico e dimenticato, collaborò attivamente(nei primi Anni ’50 e in quelli successivi) con l’etnologo napoletano Ernesto De Martino e con Franco Pinna, Diego Carpitella, Marcello Venturoli e la loro equipe di studiosi dell’Università di Bari impegnati nelle ricerche etnografiche condotte tra Ferrandina, Pisticci, Valsinni e Colobraro, prima di proseguire nel Salento. Fu una esperienza straordinaria, per lui, dal punto di vista umano, culturale e antropologico che avrebbe segnato per sempre la sua esistenza e il suo modo di <guardare> il mondo degli umili e dei lavoratori. Persone(soprattutto le più giovani) che qualche anno dopo Ambruso avrebbe ritrovato alle prese con mansioni e lavori diversi nelle fabbriche di Ferrandina e di Pisticci, e quindi in contesti completamente nuovi e inaspettati.
Intanto, stimolato dai dirigenti della “Riforma Agraria” (fra essi Decio Scardaccione e Carlo Cormio) Ambruso riprese gli studi seguendo i corsi di Sociologia presso la Scuola di scienze sociali dell’Università di Bari, all’epoca unica in Italia. Per anni, quindi, si occupò delle diverse problematiche socio-assistenziali delle famiglie dei centri agricoli della Basilicata e del Materano in particolare. Attività svolta in seguito presso l’Ente di Sviluppo Agricolo di Basilicata, con responsabilità diverse, prima di entrare a far parte del mondo sindacale della Cisl materana (all’inizio) e regionale poi. Qui ebbe modo di farsi apprezzare per la passione e la determinazione nel condurre una serie di battaglie, in regione e a Roma, improntate allo sviluppo lucano e al rilancio della Valbasento e delle diverse aree industriali. Numerosi gli incontri con i vertici nazionali del sindacato e della politica per la risoluzione delle diverse questioni. In occasione del terremoto del 1980, quale Segretario generale della Cisl Basilicata (dal 1978 al 1985) ebbe modo di collaborare con Zamberletti, le istituzioni regionali e nazionali e le autorità dell’epoca per assicurare la massima trasparenza ed efficienza operativa nei soccorsi e nella programmazione degli interventi volti a superare l’emergenza e a creare nuova occupazione per le popolazioni lucane colpite dal terribile sisma.
Per gli oltre cinquant’anni di esperienze e di impegno nel sociale, veniva riconosciuto come un importante riferimento nonché memoria storica della Cisl e del movimento sindacale lucano avendo vissuto, da protagonista, gli anni dei grandi cambiamenti e i momenti più significativi delle lotte sociali, a partire dagli anni Sessanta a Ferrandina per l’industrializzazione della Valbasento. E’sempre stato affiancato negli anni da tanti dirigenti delle nuove generazioni che in lui vedevano la guida sicura, il convinto sostenitore dell’unità sindacale (come a Spoleto) e la mente capaci di affrontare con coraggio le situazioni più difficili e delicate sul piano del confronto sociale politico e imprenditoriale. Dopo una parentesi come presidente dell’Inps di Matera era ritornato, già avanti negli anni, a dare il proprio sostegno alle rivendicazioni dei pensionati della Cisl della Città dei Sassi, diventata la sua seconda famiglia. Lo spirito e l’abnegazione erano ancora quelli di sempre: rendersi utile agli altri e per questo provare una intima gratificazione personale.
L’intellettuale e sindacalista ferrandinese era, quindi, una persona semplice, mai presuntuosa, con tanti interessi e ardore emotivo. Nel corso degli anni aveva svolto una intensa attività giornalistica sulla stampa nazionale e locale di settore. Storico, saggista, narratore ammaliante, era grande appassionato delle vicende risorgimentali lucane. Si interessava, inoltre, di politica, di letteratura, di poesia, di filosofia, di sociologia e di economia. Dal 1961 numerose sono state le sue pubblicazioni su Ferrandina, la Riforma Agraria, il ruolo della Cisl in Basilicata, il sogno industriale tradito e le diverse occasioni perdute, sulla sanità regionale e i problemi della terza età, sulla decadenza della Basilicata. Puntuali erano ogni volta le sue analisi e le proposte sulle possibilità di riscatto e di ripresa economica. E ancora pubblicazioni sul primo prefetto nominato nella città di Matera, Stefano Pirretti, integerrimo e attivo, e sui Ferrandinesi illustri da ricordare. Da un anno stava lavorando per una pubblicazione su alcune famiglie della borghesia agraria ferrandinese e sulla figura del medico russo confinato a Ferrandina, nel 1943, Valentino Dubossarky Grossmann e la sua famiglia. Il suo percorso di studioso è sempre stato contraddistinto dalla ricerca storica e dall’analisi sociologica, accompagnate da osservazioni e profonde riflessioni volte a superare l’attuale declino della Basilicata e soprattutto le difficoltà sul futuro dei giovani. Sicuramente materiale utile per i nuovi amministratori, sindacalisti e studenti.
Inoltre, essendo un lettore infaticabile e personaggio poliedrico e curioso, amava viaggiare sempre alla riscoperta delle nostre radici e delle vere risorse da valorizzare: natura, centri storici, patrimonio artistico, artigianato proposto in chiave moderna, agricoltura, iniziative imprenditoriali, turismo. Appassionato di calcio, Alessio tifava per la Salernitana (nel ricordo degli anni giovanili trascorsi nella città tirrenica e per la presenza di affetti familiari) e seguiva puntualmente il Matera, il Potenza e il Ferrandina Calcio. Amava inoltre le bande e la musica di qualsiasi genere, il cinema, così come il collezionismo di francobolli e fischietti di terracotta. Dipingeva con citazioni ottocentesche e fotografava la Basilicata in lungo e in largo.
Per l’ultimo saluto a Ferrandina ha ricevuto gli onori della Cisl e dei sindacati di Basilicata presenti con i vertici regionali e provinciali. Se ne è andato sognando una Basilicata più giusta per tutti, una classe dirigente adeguata e investimenti pubblici per rilanciare infrastrutture, trasporti e servizi. Alessio Ambruso soffriva per il declino di Ferrandina e per l’abbandono di alcuni monumenti, per la povertà crescente nella sua terra. Dove i giovani, purtroppo, continuano a emigrare o vagano ogni giorno senza prospettive.