Per cogliere tutte le opportunità del “momento magico” dell’alimentare “made in Italy”, lanciato verso un fatturato di 140 miliardi di euro e verso i 34 miliardi di euro di export, secondo le indicazioni di Cibus 2018, l’Associazione Lucani nei Balcani sta intensificando da Palazzo Italia Bucarest, quartier generale dell’incubatore di impresa, le azioni e le iniziative di promozione e commercializzazione dell’alimentare lucano. L’obiettivo – sottolinea Giovanni Baldantoni, presidente di Palazzo Italia – è il miglioramento dell’importante tetto degli 87,5 milioni di euro (di cui 64,1 milioni in provincia di Matera e 23,4 milioni in quella di Potenza) che l’agroalimentare lucano di tutti i settori ha raggiunto per l’export nel 2017. Complessivamente sono 634 gli operatori dell’export alimentare nella regione che per fare meglio il proprio lavoro hanno bisogno innanzitutto di sportelli esteri, di consulenza, assistenza e servizi all’estero. Certamente, diversificare paga. Avere una specializzazione produttiva in un numero elevato di prodotti, è un’assicurazione contro il rischio di crisi. Ma può non bastare, se siamo relativamente meno presenti nei settori più dinamici, quelli che vantano un andamento di domanda internazionale più sostenuto (anche quando questa rallenta) e nei settori più difficilmente “scalabili” dalla concorrenza internazionale “a basso costo”. Poic’è sempre il problema strutturale delle dimensioni. Le aziende piccole vanno anche più di prima nei mercati lontani, ma non hanno la forza di sostenere investimenti importanti, magari con managers locali.Per venire incontro a queste esigenze è nata a Bucarest la piattaforma on line – www.alimenteitalia.com – per la vendita dei prodotti alimentari lucani di qualità prima di tutto ed Italiani più in generale. L’iniziativa ha il nome della società “Origini Lucane” che da tempo a Palazzo Italia svolge iniziative di promozione e commercializzazione dell’alimentare lucano e di ristorazione attraverso la delegazione romena della Federazione Italia Cuochi (capo delegazione è Enza Barbaro). Il primo step – commenta Baldantoni – è incoraggiante per la vendita soprattutto di pasta, formaggi, salumi lucani e vino, a conferma della crescente domanda proveniente dai consumatori dei Paesi dei Balcani. Nel 2016 èulteriormente cresciuto il numero di aziende che esportano. Una crescita costante ma molto più lenta rispetto al dispiegamento di forze e impegno (non solo economico) messo in campo dal ministero per lo Sviluppo economico e dall’Ice con “Il Piano Straordinario per il Made in Italy” e all’obiettivo di arrivare, in pochi anni, a 20mila esportatori in più sui 70mila potenziali che l’Italia avrebbe ma he ancora non si sono attivati in tal senso. In autunno si attende il 2° bando per finanziare la presenza di Temporary export managers nelle Pmi: 20 milioni di euro, più altri 18 sul triennio 2017-2019 ad hoc per il Sud.