Nell’aprile del 1998, a Matera si costituì l’Associazione Culturale ONLUS “Museo Laboratorio della Civiltà Contadina” che realizzò ed aprì al pubblico, nel Sasso Barisano, il museo etnoantropologico omonimo della cui gestione si fece carico, usufruendo del patrocinio morale del Comune e della Provincia di Matera.
Erano gli anni in cui si sottolineava, da parte dell’allora Ministero della Pubblica Istruzione, la necessità di avviare gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado allo studio della storia del proprio territorio, con lo scopo di favorire la crescita culturale e civica delle nuove generazioni.
Le attività dell’associazione furono, infatti, orientate alla programmazione di attività didattiche aventi come obiettivo il recupero della conoscenza della storia dei Rioni Sassi e delle consuetudini di vita dei loro abitanti da parte dei giovani materani: agli anni dell’abbandono delle antiche abitazioni era seguita una sorta di rimozione psicologica di questa pagina di un passato che, per tanti, evocava sofferenze, privazioni e diritti negati; si era interrotta la trasmissione di usi e costumi locali; troppo recente era il ricordo dei disagi derivanti dalla vita in queste case malsane e prive di qualsiasi servizio igienico per poterne parlare con orgoglio e, magari, un pizzico di nostalgia.
Entrò così nelle scuole materane la didattica museale intesa nell’accezione più moderna che passava attraverso l’interazione fra gli operatori museali, gli ambienti, gli oggetti e i giovani visitatori non più passivi spettatori, ma continuamente coinvolti in un progressivo percorso di riscoperta, riappropriazione e presa di coscienza di abitudini di vita, modi di dire e di fare che li rendevano portatori inconsapevoli di tradizioni di lunga durata.
Nel corso degli anni il museo è stato il vivaio di progetti su temi diversi, con itinerari teorici e laboratoriali; spesso le sale espositive hanno ospitato drammatizzazioni di cui gli alunni coinvolti erano autori ed attori.
Negli ultimi tempi, con la notorietà raggiunta dalla nostra città e il conseguente sviluppo del flusso turistico, l’impegno degli associati si è esteso all’accoglienza dei visitatori e alla divulgazione dell’essenza culturale degli abitanti degli antichi rioni, scevra da orpelli, spettacolarizzazioni e contaminazioni che spesso accompagnano il turismo di massa.
In circa 600m2 di sale espositive, il percorso museale si snoda attraverso la ricostruzione dell’abitazione tipica, delle botteghe artigiane che operavano lungo le strade dei Sassi, di ambienti di vita caratteristici, nonché la rappresentazione di temi connessi alla storia del Sud (brigantaggio, condizione della donna e dell’infanzia…); in tal modo si favorisce la conoscenza dell’anima dei luoghi e di chi li abitava: uomini e donne che vivevano fra stenti e privazioni, ma affrontavano la vita con ingegno, laboriosità e grande dignità.
Vent’anni costituiscono un arco di tempo significativo per azzardare un bilancio relativo all’esperienza vissuta dall’associazione impegnata in tali attività.
Ne ricordiamo solo alcune con carattere strutturale:
ha curato la pubblicazione di:
di una raccolta in italiano/inglese di testimonianze di chi è vissuto nei Sassi, “I racconti del Museo“, giunta alla terza edizione e progressivamente arricchita con documenti cartacei e fotografici;
una guida alla visita del Museo in italiano/inglese;
un opuscolo sui sistemi di raccolta delle acque a Matera, dal Neolitico alla prima metà del XX sec. in italiano/inglese.
Si è dotata di un sito internet in italiano/inglese – museolaboratorio.it – ed è presente sui principali social network.
Ha allestito, oltre alle diverse sale espositive, una biblioteca, un laboratorio di restauro, uno artistico e uno didattico.
Ha offerto la propria disponibilità e collaborazione a numerosi studenti dell’Unibas, per attività di studio, ricerca, stesura di tesi di laurea.
Ha ospitato periodicamente gli allievi della Scuola di Restauro che hanno avuto modo di conoscere gli attrezzi e i metodi di lavorazione della pietra e del legno tipici del passato.
Auspici per il futuro?
Che in città si prenda coscienza della presenza sul territorio di un museo DEA diffuso e articolato attraverso vari segmenti (il Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri, il Museo Archeologico “D. Ridola”, il Museo di Arte Medievale e Moderna di Palazzo Lanfranchi, il Museo Laboratorio della Civiltà Contadina, il Musma) che ripercorrono la Storia dell’uomo;
Che le istituzioni preposte a tale funzione finalmente mettano in rete tali realtà e creino un percorso turistico museale di elevata valenza culturale, con la sottoscrizione di protocolli d’intesa fra strutture pubbliche e private, come previsto dalla L.266 dell’11 agosto 1991 e successive leggi regionali.
È un tipo di iniziativa, quest’ultima, già sperimentata con successo in numerosi siti di interesse storico italiani e, di recente, posta in essere nella vicina Altamura.
La sua realizzazione a Matera, probabilmente, come spesso è accaduto per salti di qualità in altri settori culturali, richiederà più tempo che altrove, ma si sa: il tempo è galantuomo.