La Basilicata “è tra le 7 regioni italiane con il più alto tasso di povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi, ovvero quella condizione che li priva delle opportunità necessarie per apprendere, sperimentare e coltivare le proprie competenze e aspirazioni”. E’ quanto emerge dal nuovo indice di povertà educativa (Ipe) contenuto “nel nuovo rapporto ‘Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia’ diffuso oggi da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – in occasione del lancio della campagna ‘Illuminiamo il futuro'”.
Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redaizone.
L’Organizzazione rilancia oggi la campagna “Illuminiamo il futuro” per il contrasto alla povertà educativa e avvia la petizione on line su www.illuminiamoilfuturo.it per chiedere il recupero di tanti spazi pubblici in stato di abbandono e degrado su tutto il territorio nazionale da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini.
Alla petizione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, si legano i 10 luoghi simbolici vietati ai minori in Italia
Dal 14 maggio, anche in Basilicata, al via una settimana di mobilitazione con tanti eventi e iniziative che coinvolgono realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali
La Basilicata è tra le 7 regioni italiane con il più alto tasso di povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi, ovvero quella condizione che li priva delle opportunità necessarie per apprendere, sperimentare e coltivare le proprie competenze e aspirazioni. Ề quanto emerge dal nuovo indice di povertà educativa (IPE) contenuto nel nuovo rapporto “Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia” diffuso oggi da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – in occasione del lancio della campagna Illuminiamo il futuro.
La Basilicata si posiziona infatti al settimo posto della classifica delle regioni italiane con il più alto tasso di povertà educativa, dopo Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Molise e Abruzzo, territori in cui i minori sono maggiormente privati della possibilità di sviluppare percorsi di resilienza determinanti per superare ostacoli e condizioni di svantaggio iniziali.
Dal rapporto di Save the Children emerge che l’Italia, nel suo insieme, è un Paese vietato ai minori, dove quasi 1 milione e trecentomila bambini e ragazzi – il 12,5% del totale, più di 1 su 10 – vivono in povertà assoluta, oltre la metà non legge un libro, quasi 1 su 3 non usa internet e quasi il 43% non fa sport. Ma, soprattutto, un Paese dove i minori non riescono a emanciparsi dalle condizioni di disagio delle loro famiglie e non hanno opportunità educative e spazi per svolgere attività sportive, artistiche e culturali, sebbene siano moltissimi i luoghi abbandonati e inutilizzati che potrebbero invece essere restituiti ai bambini per favorire l’attivazione di percorsi di resilienza, grazie ai quali potrebbero di fatto raddoppiare la possibilità di migliorare le proprie competenze.
Un Paese, inoltre, dove i quindicenni che vivono in famiglie disagiate hanno quasi 5 volte in più la probabilità di non superare il livello minimo di competenze sia in matematica che in lettura rispetto ai loro coetanei che vivono in famiglie più benestanti (24% contro 5%). Tuttavia, tra questi minori, spicca una quota di “resilienti”, ragazzi e ragazze che raggiungono ottimi livelli di apprendimento anche provenendo da famiglie in gravi condizioni di disagio. L’Italia, tra i Paesi europei, risulta quello dove i processi di resilienza sono meno sviluppati e tra le regioni italiane e in Basilicata solo il 20% dei ragazzi di 15 anni di età che provengono da famiglie svantaggiate dal punto di vista socio-economico in Basilicata si dimostrano resilienti, riuscendo a superare ostacoli e difficoltà e a raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura. Una percentuale molto lontana da regioni come Lombardia (46%), Veneto (45%), Piemonte (40%) e Trentino-Alto Adige (38%), ed inferiore anche alla media nazionale (26%) che risente delle ancor più basse percentuali registrate in regioni come Calabria (12%), Sicilia (14%), Campania (17%), Sardegna (19%), a segnalare un numero molto elevato di ragazzi che in quei territori si trovano ad avere meno opportunità di emanciparsi dalle condizioni familiari di partenza .
Oltre a segnalarsi nella metà alta della classifica sulla povertà educativa, la Basilicata mostra il fianco anche su altri aspetti connessi. Nella Regione, infatti, l’accesso agli asili nido o ai servizi per la prima infanzia è ristretto ad 6 bambini su 100 ed è al di sotto della media nazionale che si attesta al 12,6%, e quando si entra alla scuola primaria nella metà delle classi (50,6%) non c’è il tempo pieno, una carenza che si amplifica passando alle secondarie dove il 70% delle classi risulta priva di questa opportunità.
Allargando lo sguardo all’educazione informale, quasi la metà dei minori non fanno sport o non leggono libri e 1 su 4 non naviga su Internet.
“La resilienza di bambini e adolescenti è ulteriormente penalizzata dall’abbandono e dal degrado in cui versano tantissimi spazi pubblici, che invece potrebbero fare la differenza ed essere utilizzati dai minori che vivono in contesti svantaggiati per svolgere attività sportive, artistiche e culturali. Luoghi che per tanti di loro potrebbero rappresentare un’opportunità reale per riscattarsi, uscire dalle difficoltà più forti di prima, migliorare i loro risultati scolastici e coltivare capacità, sogni e aspirazioni. Dobbiamo fare di tutto per restituire ai minori questi luoghi e per incentivare la loro capacità di resilienza, la loro volontà e determinazione a nuotare contro corrente, a superare le onde degli ostacoli che sono costretti ad affrontare ogni giorno e a spezzare così finalmente il circolo vizioso della povertà”, ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
In occasione del rilancio della campagna Illuminiamo il futuro – giunta al suo quinto anno e attiva dal 12 maggio – Save the Children lancia oggi una petizione on line – disponibile su www.illuminamoilfuturo.it – per chiedere che tutti gli spazi abbandonati, spesso lasciati nel completo degrado, vengano restituiti ai bambini e siano dedicati ad attività sportive, educative e culturali gratuite. La mobilitazione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, è associata ai 10 luoghi vietati ai minori in Italia, individuati dall’Organizzazione con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui tanti spazi sottratti ai minori nel nostro Paese. Tra questi L’Aquila, la città simbolo vietata ai minori – ma anche agli adulti – che a nove anni dal terremoto vede ancora i bambini e i ragazzi privati della possibilità di tornare a studiare nelle loro scuole e degli spazi educativi e ricreativi di cui hanno bisogno; e il Parlamento, il luogo per eccellenza dove troppo spesso i diritti dei minori vengono ignorati e la loro voce resta inascoltata.
Nell’ambito della campagna, inoltre, a partire dal 14 maggio è prevista una settimana di mobilitazione, con centinaia di eventi e iniziative in tutto il Paese, da nord a sud, in cui saranno coinvolte tantissime realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali che anche quest’anno hanno scelto di essere al fianco di Save the Children per sensibilizzare e informare sul tema del contrasto alla povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi e sull’importanza di attivare comunità educanti.
Numerose le iniziative che si terranno anche in Basilicata tra cui, solo per citarne alcune, l’evento “Sotto lo stesso cielo” – il 19 maggio alle ore 20.30 presso il Planetario Osservatorio Astronomico di Anzi, in provincia di Potenza, per favorire la riflessione sulla povertà educativa a partire dalle bellezze del cielo; oppure la visita gratuita per tutti i bambini in condizioni di povertà economica ed educativa di un percorso tematico dedicato alla geologia, promosso da Il Micromondo il 18 maggio, in occasione della Giornata internazionale dei musei, in Via Domenico Di Lascio, 13 – Località lago Sirino – a Nemoli, nel potentino.
L’elenco di tutte le iniziative sul sito www.illuminiamoilfuturo.it
La povertà educativa nella Basilicata
Esaminando in dettaglio i singoli parametri che compongono l’Indice di povertà educativa in Italia, si osserva che nell’insieme del Paese quasi il 14% dei ragazzi abbandona gli studi precocemente, una delle percentuali più alte in Europa e che raggiunge livelli ancor più elevati in Sicilia (23,5%), Sardegna e Campania (18,1%). La Basilicata si attesta al 13,6%, in linea con la media nazionale, mentre la regione più virtuosa è l’Umbria, con un abbandono scolastico che si riduce fino al 6,7% e la peggiore è la Sicilia dove si raggiunge il 23,5% .
In Basilicata, tuttavia, solo 6 bambini su 100 (93,4%) vanno all’asilo nido o frequentano servizi per la prima infanzia . Quando si passa a scuola, il 50,6% delle classi della primaria e il 70,3% di quelle della scuola secondaria nella Regione non offrono l’opportunità del tempo pieno agli studenti, una carenza comunque contenuta rispetto un panorama nazionale in cui la media si attesta rispettivamente al 66% e all’86%, con la punta negativa in Molise (rispettivamente 94,3% e 97,8%) . Quasi la metà degli alunni della Basilicata (48,6%) non accede al servizio di mensa scolastica, segnalando un gap purtroppo condiviso con le altre regioni che attestano la media nazionale al 49% .
Per quanto riguarda la partecipazione dei minori alle attività culturali e ricreative, l’IPE ci dice che in Basilicata quasi la metà dei minori non fanno sport o non leggono libri e 1 su 4 non naviga su Internet. Inoltre, 2 minori su 3 nella Regione non vanno a teatro (67,4%) o ai concerti (69,6%), il 61,7% non visita mostre o musei e il 71,4% non visita siti archeologici .
Nuotare contro corrente: bambini e ragazzi resilienti
Oggi, in Italia, il 23% degli alunni di 15 anni non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica, ovvero non è in grado di utilizzare dati e formule per comprendere la realtà esterna, mentre il 21% non riesce a interpretare correttamente il significato di un testo appena letto, non raggiungendo pertanto le competenze minime in lettura . Nella maggior parte dei casi, come emerge dal rapporto “Nuotare contro corrente”, si tratta di ragazzi che vivono in contesti svantaggiati. I minori che vivono in famiglie con un più basso livello socio-economico e culturale (pari a 34.000 ragazzi che rappresentano il 25% del totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) hanno infatti quasi 5 volte in più la probabilità di non raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura rispetto ai coetanei che provengono dalle famiglie più agiate (24% contro 5%) .
“La nostra ricerca ci dimostra tuttavia che nonostante le condizioni di svantaggio iniziale, tanti bambini e ragazzi possono rivelarsi particolarmente resilienti e grazie al loro impegno e alle loro motivazioni, alimentate e rafforzate dalle opportunità che la scuola e i territori in cui vivono sono in grado di offrire loro, possono superare le barriere e le difficoltà che si trovano di fronte e migliorare così anche le proprie competenze scolastiche”, ha affermato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
Nel corso del tempo, il numero di minori resilienti in Italia ha fatto registrare un significativo aumento soprattutto tra il 2006 e il 2012, passando dal 17,2% al 28,1%, per poi contrarsi sino all’attuale 26% . Se ai livelli minimi in matematica e lettura si aggiungono anche quelli in scienze, la percentuale di quindicenni resilienti in Italia si abbassa al 20%, percentuale tra le più basse in Europa, migliore solo rispetto a Lituania (19%), Malta (18%), Lussemburgo (17%), Slovacchia (16%), Grecia (15%), Ungheria (14%), Bulgaria (9%) e al fanalino di coda Romania (6%) .
Fattori protettivi della resilienza educativa
Dall’analisi di Save the Children, svolta con il contributo dell’Università di Roma Tor Vergata , emergono una serie di fattori chiave in grado di favorire – o, al contrario, di ostacolare – lo sviluppo della resilienza tra i minori che provengono dai contesti più svantaggiati.
I minori di 15 anni che appartengono al 25% delle famiglie italiane più disagiate (sul totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) ma che hanno frequentato il nido o un servizio per l’infanzia, hanno infatti il 39% di probabilità in più, rispetto ai loro coetanei che non lo hanno frequentato, di essere resilienti, cioè di raggiungere livelli di competenze in matematica e lettura tali da favorire l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Allo stesso modo, le probabilità di essere resilienti aumentano di ben il 100% se si frequentano scuole dove non vi sono particolari problemi disciplinari e dove le relazioni insegnante-alunni sono positive, così come alunni svantaggiati che frequentano scuole dotate di infrastrutture adeguate hanno quasi il doppio delle probabilità di superare i livelli minimi di competenze in lettura e matematica rispetto ai propri coetanei che vanno in scuole inadeguate.
Rimanendo in ambito scolastico, l’analisi mette in evidenza che frequentare scuole che propongono nella loro offerta formativa una serie di attività extracurriculari, come gruppi musicali o sportivi, volontariato, arte e biblioteche, aumenta del 127% le probabilità di resilienza dei minori. Anche il tasso di dispersione scolastica, del resto, può influenzare la resilienza: i ragazzi meno abbienti che vivono in contesti dove la dispersione è più bassa rispetto alla media nazionale hanno infatti più del 50% di probabilità di rafforzare le competenze in matematica e in lettura.
Infine, anche la motivazione, la fiducia in se stessi, la perseveranza, sono fattori fondamentali per avviare percorsi di resilienza tra i minori. La probabilità di essere resilienti aumenta infatti del 36% per i minori meno abbienti che indicano di “non mollare facilmente” di fronte alle difficoltà sia nello studio che nella vita, o che sono convinti che la scuola faccia “molto per preparami alla vita” (78% di probabilità in più), che l’“andare bene (a scuola, nella vita) dipenda principalmente da me” (+133%), e “lo studio è importante per le prospettive di lavoro future” (+145%).
Al di fuori dalla scuola, l’analisi di Save the Children mette inoltre in risalto che i minori che vivono in famiglie meno abbienti ma che vivono in aree geografiche dove l’offerta culturale e ricreativa è maggiore della media nazionale hanno il triplo di probabilità di essere resilienti rispetto ai coetanei che vivono invece in luoghi dove minore è l’offerta di attività sportive, di lettura di libri, di navigazione su internet, di partecipazione ad attività culturali come mostre, musei, monumenti, teatri e concerti. Di contro, i minori svantaggiati che vivono in luoghi caratterizzati da tassi di criminalità minorile e da incidenza della povertà più alti della media nazionale (rispettivamente 1,4% e 12,6%) hanno tra il 30% e il 70% di probabilità in meno di attivare percorsi di resilienza educativa. Così come gli alunni che risiedono in zone dove la disoccupazione giovanile è maggiore della media nazionale (35%) hanno una probabilità di quasi due volte inferiore di essere resilienti educativi, rispetto ai loro coetanei che vivono in aree con maggiori opportunità lavorative .
“Negli ultimi anni sono stati compiuti alcuni significativi passi avanti per contrastare la povertà educativa, tra cui l’adozione del Reddito di inclusione e l’istituzione di un Fondo specifico con Legge di stabilità. Tuttavia, i dati che emergono dal nostro rapporto ci consegnano un quadro allarmante dell’impatto della povertà educativa oggi in Italia. Questi dati aspettano non solo di essere analizzati, ma anche – e soprattutto – aspettano di essere tradotti in una agenda di lavoro e in impegni concreti. Si rende necessaria una accelerazione, un impegno straordinario, come l’adozione di un’Agenda italiana per il contrasto della povertà educativa, per spezzare questo circolo vizioso tra povertà economica ed educativa che oggi ipoteca il futuro dei bambini e, con loro, quello di tutto il Paese”, ha proseguito Raffaela Milano.
“L’influenza della comunità territoriale sulla resilienza dei minori ci indica inoltre la necessità di allargare lo sguardo delle politiche di contrasto alla povertà educativa, oltre l’individuo, la famiglia e la scuola, verso il territorio e gli spazi dove il bambino cresce. Per questo riteniamo fondamentale mettere in campo, con il concorso delle istituzioni ad ogni livello, di soggetti privati e non profit, un piano di azione volto al recupero dei tanti spazi pubblici inutilizzati e abbandonati che potrebbero essere invece ben sfruttati per assicurare un’attività extrascolastica gratuita e di qualità a tanti bambini e ragazzi lungo tutto il Paese” ha concluso Raffaela Milano.
Gli interventi di Save the Children per contrastare la povertà educativa
Dall’avvio della campagna Illuminiamo il futuro, nel maggio 2014, Save the Children ha attivato su tutto il territorio nazionale 23 Punti Luce, spazi ad alta densità educativa, che sorgono nei quartieri e nelle periferie maggiormente svantaggiate delle città, per offrire opportunità formative ed educative gratuite a bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni, come quello di Potenza, attivato in partnership con la Cooperativa Sociale AppStart nel settembre 2016, che ha già coinvolto più di 450 bambini e quasi 200 genitori. Attualmente la rete dei Punti Luce di Save the Children copre 18 comuni e 13 regioni: Ancona, Bari, Brindisi, Casal di Principe, Catania, Genova, L’Aquila, Marina di Gioiosa Ionica, Milano (2), Napoli (3), Palermo (2), Potenza, Roma (2), San Luca, Sassari, Scalea, Torino e Venezia. Dal 2014, più di 15.550 bambini e ragazzi hanno finora usufruito delle diverse attività nei Punti Luce, tra cui sostegno allo studio, laboratori artistici e musicali, promozione della lettura, accesso alle nuove tecnologie, gioco e attività motorie, realizzate grazie al coinvolgimento di 480 operatori di cui più di 330 volontari provenienti prevalentemente dalla rete delle organizzazioni locali coinvolte nel progetto. Negli spazi si offrono inoltre consulenze legali, psicologiche, pediatriche e di supporto alla genitorialità ai genitori o alle figure adulte di riferimento dei bambini. Nel 2017 sono stati oltre 4.160 gli adulti coinvolti. Dall’inizio della campagna sono state infine assegnate 1.200 doti educative, ovvero piani formativi personalizzati per bambini e adolescenti che vivono in condizioni certificate di disagio economico, che prevedono, tra gli altri, un contributo economico per l’acquisto di libri e kit scolastici, l’iscrizione a un corso sportivo o musicale, la partecipazione a un campo estivo e altre attività educative alle quali i minori si mostrano particolarmente inclini.