Discariche lucane, Giuseppangelo Canterino, dirigente nazionale Fratelli d’Italia: a pagare il conto sono i cittadini e l’ambiente. Di seguito la nota integrale.
Da alcune agenzie di stampa apprendiamo, con molta preoccupazione, che i militari della Stazione Carabinieri Forestali di Salandra hanno sequestrato un’area di circa 400 metri quadrati all’interno della discarica di rifiuti non pericolosi situata in località “Piano del Governo” dello stesso paese in seguito alla fuoriuscita di percolato dalla vasca di raccolta e dal terreno circostante. Materiale poi confluito verso il torrente “Gruso”.
Pare che i prelievi di percolato siano stati incostanti e sempre più scarsi negli ultimi anni, in contrasto con quanto prescritto dall’autorizzazione regionale. Quest’ultima prevede che la raccolta e l’allontanamento delle acque di percolamento prodotte dalla discarica debbano avere modalità e frequenza tali da garantirne la completa rimozione.
Quella appena rilevata, purtroppo, è “solo” una delle tante vicende negative che costernano l’ambiente e i cittadini lucani. Recenti, infatti, sono il sequestro dell’Itrec di Rotondella, la certificazione (da parte dell’ex Asl n. 4 di Matera) della presenza di trialometani oltre i limiti consentiti nelle acque potabili del metapontino, senza parlare delle annose questioni legate alle estrazioni di petrolio in Val d’Agri.
Chi sia il responsabile di quanto accaduto nel comune della collina materana non spetta a noi dirlo. È doveroso ricordare, però, che nel febbraio del 2012, la Commissione europea aveva comunicato al Governo italiano l’esistenza – in Italia – di 102 discariche in violazione dell’art. 14 della Direttiva 1999/31/CE, dando avvio alla procedura di infrazione n. 2011/2215. Per la regione Basilicata la procedura riguardava 23 siti preesistenti, tra cui anche quello di Salandra.
La discarica in oggetto è stata realizzata nel 1992 ed è stata chiusa nel 2014, dopo 22 anni ininterrotti di attività. Oltre al progetto di bonifica “post mortem” del sito, erano previste: la copertura dello stesso, la piantumazione per riportarlo al verde e la captazione del biogas per cui l’impianto di Piano del Governo era già predisposto (attività di cui non si conosce bene l’effettiva realizzazione).
Mentre la Regione Basilicata vantava di aver definito gli strumenti finanziari per far fronte al problema delle proprie discariche irregolari (in particolare, il 2 maggio 2016 Pittella sottoscriveva con Renzi il “Patto per lo sviluppo della Basilicata”, in cui presentava le risorse finanziarie necessarie per l’esecuzione degli interventi indispensabili al superamento della procedura d’infrazione comunitaria), la Corte di Giustizia europea aveva già condannato il nostro Paese al pagamento di una multa complessiva di 42 milioni di euro l’anno. In più, secondo la sentenza di condanna, si sarebbe dovuto versare una penalità semestrale per i ritardi nelle mancate bonifiche.
In realtà, lo stanziamento de facto delle risorse finanziarie per le discariche in infrazione arriva solo “oggi”, ovvero a circa 2 anni dall’annuncio (e a 6 anni dalla summenzionata comunicazione della Commissione europea). Con la delibera adottata dalla Giunta regionale della Basilicata lo scorso 23 marzo, infatti, sono stati (finalmente) finanziati gli interventi per chiudere e bonificare 13 discariche lucane in infrazione. Il totale dei fondi erogati è di 14,55 milioni di euro; 4 dei quali per sito di Salandra.
Tutti gli elementi fin qui riportati mettono in chiara luce la scarsissima efficienza dei governi targati Centrosinistra, a cui si sommano i danni che l’Italia (ha subìto e) subisce per via della manifesta inadeguatezza di gran parte della sua classe dirigente. Purtroppo, anche in questo caso, a pagare “il conto” saranno i cittadini e l’ambiente.
questo pure se ne va per campi quando afferma:la Corte di Giustizia europea aveva già condannato il nostro Paese al pagamento di una multa complessiva di 42 milioni di euro l’anno. In più, secondo la sentenza di condanna, si sarebbe dovuto versare una penalità semestrale per i ritardi nelle mancate bonifiche.
La Basilicata è uscita indenne da quella procedura perchè Sgarrone era in Puglia, ovviamente, e Balsamano- Terranova del Pollino- fu salvata in zona cesarni. Si trattava di discariche illegali.
Una nota che facemmo all’epoca:
Infrazione comunitaria per le discariche illegali
Forse c’è un po’ di confusione .
Il 2 Dicembre 2014 la Corte Europea di Giustizia decise una penalità di 40 meuro all’Italia per non aver eseguito una sentenza della Commissione Europea risalente al 2007 e per la quale nel 2012 essa decise di adire alla Corte.
Una sentenza molto dura perchè ogni semestre successivo si sarebbe aggiunto una ulteriore penale di 42,8 Meuro fino a che le 198 discariche illegali presenti sul territorio italiano non fossero state messe in regola. La Basilicata era ed è esente dalla condanna e lo spiegheremo. Quella delle discariche abusive è una storia lunga che parte da un rapporto del CFS del 2002 al quale se ne aggiunsero altri e fu così che si arrivò a censire 5301 discariche abusive. Interloquendo tra Commissione Europea e Stato Membro ( l’Italia) si arriva a 218 discariche ancora da bonificare e l’Italia viene deferita alla Corte di Giustizia. La Corte ne riconosce 198 non ancora adeguate ed emette la sentenza con le penalità predette. Da quel 2 Dicembre 2014 il tempo passa ed il Direttore Generale Ambiente della Commissione Europea certifica in data 17 Agosto 2015 che le discariche in attesa di bonifica sono 185. Nell’elenco ve ne sono due che vengono addebitate alla Basilicata e sono Sgarrone in Agro di Matera e Balsamano in agro di Terranova del Pollino. Come Associazione negli anni, attraverso l’accesso, di atti ne abbiamo acquisiti tanti e riusciamo a ricostruire una realtà che ci porta a dire che i negoziati tra Roma e Bruxelles non sembrano seguire vie lineari. Era il 2 Giugno del 2012 quando sempre il Direttore Generale Ambiente della Commissione Ambiente ci informò che non avrebbe potuto adire alla nostra richiesta di conoscere quali fossero le discariche abusive che interessavano la Basilicata per la riservatezza che la Commisssione deve avere nei confronti dello Stato Membro perchè la definizione può essere cercata fino al momento in cui il caso non viene portato dinanzi alla Corte di Giustizia. Inutile dire che la nota di riscontro era ampiamente motivata e supportata da sentenze e che comunque era riconosciuta la facoltà di appello. Il 4 Settembre del 2014 l’Avvocato Generale dell’Unione trasferisce il carteggio alla Corte di Giustizia che il 2 Dicembre emette sentenza modificata sia rispetto alle richieste della Commissione che dell’Avvocato. Anche se tardivamente per quello che riguarda Balsamano il sito viene ripristinato in data 23-9-14, siamo in Zona Cesarini, e la discarica non può più essere indicata tra quelle da bonificare. Per quello che riguarda la discarica di Sgarrone la situazione è paradossale. Il 7-7-2008 un ufficiale del CFS individua presenza di rifiuti abbandonati da ignoti in località Sgarrone in agro di Matera e fornisce delle coordinate, a seguito di ulteriore indagine in data 5-12-12 altro ufficiale dello stesso Corpo individua i rifiuti in agro di Altamura con coordinate apparentemente diverse, arriviamo al 2 Ottobre 2014 quando un terzo ufficiale del Corpo certifica che i rifiuti sono in agro di Altamura e da contezza che le coordinate sono diverse solo perchè si tratta di proiezioni fatte con metodi diversi ma il luogo è il medesimo. A questo punto ogni dubbio è tolto i rifiuti sono in agro di Altamura e da informazioni assunte fino alla scorsa primavera erano ancora lì. Inutile ribadire che tutta la documentazione è stata acquisita con regolare accesso agli atti e che la vicenda delle discariche abusive in attesa di bonifica e delle relative multe per la Basilicata può considerasi conclusa occorre solo che Roma e Bruxelles aggiornino le loro evidenze
x Associazione Ambiente e Legalità
Pio Abiusi
Matera,14 Settembre 2015
Pensiamo alla discarica di “La Martella”. La Regione nomini un commissario e forse ne usciamo fuori, i tempi sono stretti.