In un Paese che non si può certo definire “amico” dei giovani e in particolare di quelli che vogliono fare in proprio, i 545.000 imprenditori artigiani under 40 non hanno alcuna voglia di mollare. Anzi, accettano le sfide dell’economia 4.0, le potenzialità dell’alternanza scuola – lavoro, il nuovo sistema di welfare. E’ questo il “messaggio” dei Giovani Imprenditori di Confartigianato – che associa circa 80.000 imprenditori di età inferiore a 40 anni e si articola in 80 Gruppi Territoriali presenti in tutto il Paese – in occasione della Convention annuale con al centro la parola d’ordine “Weknowhow: prevedere e modellare il cambiamento”.Due giorni per analizzare ed approfondire, insieme con esperti ed esponenti politici, temi strategici per il futuro delle nuove leve dell’artigianato.
Per Rosa Gentile, delegata dal Presidente nazionale ai Movimenti Giovanile e Femminile, che ha seguito la convention, nelle mani di questi giovani che hanno dato prova di reggere il passo del cambiamento è affidato il futuro della piccola impresa italiana.Significativi in proposito sono alcuni dati di un’indagine del nostro Centro Studi: il 34,9% delle imprese artigiane sono interessate da passaggio generazionale. Di queste il 54% lo è stata negli ultimi tre anni e il 46% lo sarà nei prossimi tre. Dalla fondazione dell’impresa a oggi le imprese familiari interessate da passaggio generazionale negli ultimi tre anni hanno per lo più registrato un solo passaggio generazionale (60%), mentre quelle che saranno interessate nei prossimi tre anni nella gran parte dei casi non hanno registrato nessun passaggio generazionale (49,1%). Ancora il 75,4% dei giovani imprenditori ha introdotto almeno un’innovazione di prodotto, di processo, organizzativa e/o di marketing negli ultimi 3 anni. Prevale l’introduzione di prodotti/servizi nuovi o significativamente migliorati (60,4% del totale imprenditori che hanno introdotto almeno una tipologia di innovazione); seguono le innovazioni di marketing (47,1%) e innovazioni di processo (38,4%). Significativi anche i dati dell’esperienza “scuola-bottega”: il 20,9% delle imprese hanno ospitato studenti delle scuole superiori in “alternanza scuola lavoro”. Tra la restante quota di imprese che non hanno ospitato studenti in alternanza (79,1%) il 13,8% ha in programma di attivarsi nei prossimi 12 mesi. Il 56,0% delle imprese che hanno ospitato studenti in alternanza scuola-lavoro ha per lo più un giudizio positivo (ottimo-buono) sull’esperienza, mentre tra quelle che non hanno ospitato studenti in percorsi di alternanza la quota di coloro che esprimono un giudizio positivo è più bassa e si attesta al 41,9%. L’aspetto critico dell’alternanza scuola-lavoro maggiormente indicato dagli imprenditori che hanno ospitato studenti è la non possibilità di selezionare quale ragazzo prendere in alternanza (44,0%) mentre quelli che non hanno effettuato l’esperienza indicano come aspetto critico principale l’eccessiva burocrazia per attivare i percorsi di alternanza (45,3%). Gli imprenditori artigiani e di MPI ritengono prioritario, per migliorare i percorsi di alternanza scuola lavoro, che avvenga l’integrazione dell’alternanza con stage in azienda (48,5%), che vi sia la possibilità di ospitare studenti in alternanza durante il periodo estivo (38,9%) e che avvenga una maggiore integrazione tra l’esperienza di alternanza scuola lavoro effettuata in azienda e il contenuto delle materie scolastiche (38,0%).
“Chi si ferma è perduto”, recita un vecchio adagio e i nostri giovani imprenditori – continua Gentile – non vogliono fermarsi, ma cavalcare la rivoluzione industriale del nostro secolo, quella del digitale. L’innovazione è l’elemento centrale per la competitività. Le imprese, anche le piccole, non competono più sull’abbassamento dei costi, ma sulla qualità e l’innovazione. Oggi abbiamo un mercato enorme, globale, che ci dà grandi opportunità, perché possiamo contemporaneamente vendere vicino casa ma anche a migliaia di chilometri di distanza, dobbiamo far interagire bene questi mondi, quello del sapere e quello dell’impresa, in modo di creare la giusta sinergia per mantenere la leadership competitiva italiana in tutto il mondo. Perciò l’artigiano moderno deve essere qualcuno che intraprende, come dice la parola stessa. Per farlo, però, insegue valori e non esclusivamente il profitto. Nei valori ci sono tante cose, quello che secondo me è più tipico dell’artigiano italiano è il gusto del bello. Come Confartigianato – conclude – stiamo da tempo sperimentando un nuovo modo di promuovere l’auto-imprenditorialità, un contributo innovativo offerto dalle PMI per “formare gli imprenditori di domani”.