Nuovo e ultimo appuntamento della rassegna culturale “Meet Matera – Quel che resta del bello” ideata e organizzata da Silvana Kühtz (docente del DICEM – Università degli Studi della Basilicata) con la collaborazione della dirigenza del liceo materano “Duni – Levi”, dell’associazione Leggo quando voglio/poesia in azione, dei Presìdi del libro di Matera-Onyx libro, del DICEM.
Quello di mercoledì 23 maggio sarà un pomeriggio denso di parola e realtà, poesia e attualità quello che vedrà la scrittrice romana Maria Grazia Calandrone impegnata in una passeggiata poetica nei Sassi, partenza alle 17.30 in piazza S. Giovanni e in una conversazione alle 19 a Casa Cava in Via S. Pietro Barisano a Matera.In un incontro aperto al pubblico sarà possibile confrontarsi – ancora una volta – sul tema della bellezza e dei mestieri culturali, e del ruolo degli intellettuali oggi. La cittadinanza tutta è invitata, ingresso libero.
Dopo aver incontrato un artista visivo, un editore, un giornalista, un didatta dei musei, una regista e attrice, un musicista, un’artista della scultura, l’ultimo appuntamento di quest’anno è con la parola detta a voce alta e scritta di MariaGrazia Calandrone. I ragazzi del liceo Duni_Leviche durante l’anno han seguito il laboratorio di scrittura e lettura condotto da Silvana Kühtz e Andrea Bitonto, durante il pomeriggio del 23 leggeranno alcune poesie e interverranno nella passeggiata poetica e a casa cava.
Maria Grazia Calandrone è molto attiva nella difesa dei diritti dei più deboli da sempre, lavora nelle carceri, nelle scuole, lo scorso inverno è andata a Sarajevo a scrivere poesie per un progetto internazionale e inter artistico sui rifugiati. Le poesie risultanti sono parte di un video reportage uscito per corriere TV, e il reportage in prosa e foto uscirà su Il Reportage a luglio prossimo. “Al momento quel che mi interessa” sottolinea la Calandrone“è intervenire sulla realtà, la poesia è un mezzo di conoscenza che non può prescindere dalla realtà. Il poeta attinge a quello che lo circonda, descrive, testimonia e denuncia. I poeti attraversano, raccontano la storia, fanno un’indagine concreta, vivono nel mondo, nei fatti e hanno il dovere di intervenire il più possibile nel dibattito pubblico. Mi interessa poco la discussione sulla poesia, mi interessa la realtà, i poeti se possono col loro sguardo e col mezzo della lingua possono trovare un’esperienza di contatto con le persone. Nelle carceri la mia esperienza è profondamente umana. Trovo persone che una volta in carcere hanno iniziato a scrivere lettere in versi, incontrarli è per me sempre un’esperienza significativa. La poesia serve a ricostituire un tessuto sociale, di questo sono convinta e visto il titolo di questa rassegna, trovo indispensabile credere alla bellezza, nonostante tutto e tutti”.
Il bene morale e Serie fossile sono due dei suoi ultimi libri editi da Crocetti, e sarà possibile trovarli entrambi a Casa Cava per la collaborazione con la libreria The Sassi Bookstore.
“davanti al mare è questo orfanotrofio
senza utopia, la forza armata
di questa inespugnabile infelicità
che non ha più nessuno da aspettare
e invidia la vita
siamo noi gli ignavi, abbiamo vite
armate
per non riconoscere la nostra paura nella paura
degli altri, il nostro
respiro nel respiro
degli altri – il singolo respiro
nella massa di quel respiro umano che si gonfia e non basta
a fermare l’ondata
immagina che sia tua
la vita che chiede asilo
immaginiamo che sia nostra
la disperata utopia
di questo gigantesco
voler rinascere
immaginiamo siano i nostri corpi
questi corpi lasciati
a cadere nell’indifferenziato come orfani
l’assoluto abbandono della nascita di un orfano è senz’altro paragonabile all’abbandono nel quale è gettata ognuna di queste vite
che chiede di rinascere
quando sono i figli a morire, non esiste nemmeno la parola per dirlo. anche la liturgia, in quei rari, emblematici casi, si avvale di perifrasi : O Maria cumfilio tuo mortuo…
biancore sovraumano di legno morto
– figlio mio
fatto di carne
umana
combustibile,
marcescibile
figlio mio
nel bruciare
del sale, riconosco il tuo odore di selva
e di laboratorio solare, quel profumo sensibile di pelle fresca e cotone
lavato – poi
per un attimo, riconosco lo sguardo dei tuoi occhi
che ho portato con me, in questa vita
che non arriva più.”
Maria Grazia Calandrone