“Che la condizione assistenziale di quanti in Basilicata sono affetti da patologie oncologiche non sia ottimale è un dato di fatto alla luce degli elevati indici di emigrazione sanitaria che si registrano per queste patologie e della scarsa idoneità delle strutture sanitarie di garantire ai pazienti reti oncologiche, in grado di assicurare una presa in carico globale del paziente, dalla diagnosi fino all’assistenza post ospedaliera, con un vero e proprio allarme per quanto concerne le cure palliative domiciliari”.
A dichiararlo, in una nota, è il consigliere regionale Michele Napoli che, sulla base delle risultanze del 10° Rapporto F.A.V.O.(Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, aggiunge: “ Il cancro oggi si cura con molta più efficacia, ma quando la malattia è nelle fasi finali troppo spesso a pazienti e familiari non viene riconosciuto l’ultimo desiderio: trascorrere gli ultimi giorni di vita a casa propria, circondati dai propri affetti e dalle opportune terapie antidolore erogate mediante l’assistenza domiciliare”.
“ Sono ancora troppi” per Napoli”I soggetti sofferenti di tumore che muoiono in ospedale,laddove la disponibilità delle cure palliative erogate al domicilio del paziente oltre a garantire una maggiore qualità di vita del paziente stesso e dei propri congiunti, consentirebbe anche una notevole riduzione dei costi economici derivanti dall’assistenza in ospedale”.
A tal proposito il Rapporto FAVO-spiega il Vice Presidente del Consiglio Regionale- evidenzia come le cure palliative domiciliari possono ridurre le ospedalizzazioni durante gli ultimi due mesi di vita dei malati da una media di 20 ad una di soli 4 giorni, con un risparmio di circa 2mila euro a paziente.
“Nonostante le cure palliative rientrino nei Livelli Essenziali di Assistenza(LEA) e devono essere erogate secondo criteri di qualità, appropriatezza ed efficacia” ha concluso Napoli, “ Si assiste soprattutto al Sud alla difficoltà di attuare un modello di assistenziale di valore, che altri sistemi sanitari hanno fatto proprio con convinzione, come dimostra l’esperienza dell’Emilia Romagna e in particolare della città di Bologna, dove la percentuale di decessi al domicilio tra le persone assistite a domicilio è pari al 75 per cento”.
Mag 21