Una nuova “federazione” dedicata alle professioni, un esercito di 300 mila persone che non sono iscritti ad alcun ordine. A questo “popolo” di lavoratori autonomi Confcommercio Imprese Italia vuole dare rappresentanza unitaria. Un progetto riunito in un “manifesto” con dieci priorità che spaziano dal fisco alla previdenza fino ai temi del credito.
Anche la Basilicata come il resto del Paese, sottolinea il presidente di Confcommercio Potenza Fausto De Mare, si conferma terra delle partite Ivae del lavoro autonomo. Un dato su tutti: tra il 2008 e il 2015 a fronte di una riduzione netta dell’occupazione complessiva, i professionisti sono cresciuti del 15% e, in quest’ambito, le nuove professioni sono aumentate di oltre il 50%, collocandosi per la quasi totalità nel commercio, nel turismo e nei servizi. Siamo di fronte ad un bivio- prosegue – o valorizzare queste professionalità facendole crescere o condannarle ad un ruolo residuale, se non si risolvono i problemi strutturali della nostra economia, in particolare l’eccesso di burocrazia e di pressione fiscale. L’impegno di Confcommercio è quello di essere sempre più casa comune di questo articolato settore, proprio per dare voce unitaria e autorevole al lavoro autonomo e professionale. Un impegno che ha un significato particolare in Basilicata che si conferma quale prima regione nel Sud per numero di liberi professionisti pro-capite, con 18,7 figure ogni mille abitanti, pur permanendo il divario con il Nord Italia per incidenza sul totale degli occupati, incidenza da noi intorno al 6%.
Sono più di 1.300.000 i liberi professionisti in Italia, pari a circa il 6% degli occupati complessivi, con un reddito medio pro capite di oltre 38.000 euro. A rivelarlo è una dettagliata ricerca sul tema «Le professioni, tra rappresentanza e riforme» condotta da Confcommercio. Sul totale dell’universo dei professionisti italiani — spiega la ricerca — la maggioranza (983.000) è iscritta ad albi o ordini, con un reddito medio pro capite di quasi 45.000 euro, mentre i professionisti non ordinistici, cioè le nuove professioni (free lance, professionisti indipendenti), sono 344mila con un reddito medio pro capite di 16.500 euro.Negli ultimi 6 anni sono questi ad aver registrato la maggiore crescita: +51,6% contro il +14,8% dei liberi professionisti e il +5,8% di quelli iscritti agli ordini. A livello geografico si segnala un vero e proprio boom nel Mezzogiorno dove, al calo degli occupati in generale di quasi mezzo milione, tra il 2009 e il 2015 i professionisti indipendenti crescono di quasi il 73%. In questa categoria rientrano le figure regolamentate ma che non hanno ordini come, ad esempio, le guide turistiche, gli amministratori di condominio, i consulenti tributari, gli informatici, i weddingplanner, i designer, i grafici, i formatori. I nuovi professionisti si inquadrano per la quasi totalità nei servizi di mercato (97%), svolgono soprattutto attività professionali, scientifiche e tecniche (per il 52,1%), con un reddito medio pro capite di 18mila euro. Guadagna di più chi opera nelle attività di consulenza gestionale (oltre 24mila euro) e nei servizi informatici (oltre 21mila euro).
Tra il 2008 e il 2015, le attività che hanno registrato i maggiori tassi di crescita del numero di professionisti sono: istruzione e formazione (+130,4%), sanità e assistenza sociale (+89%), attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+55,7%), attività professionali, scientifiche e tecniche (+44,1%).
«Le nuove professioni (non riconducibili ad ordini) – dice De Mare – sono dunque un motore dell’economia. Se fino a una decina di anni fa tali professioni erano ritenute importanti per lo sviluppo economico del nostro Pese, ora sono fondamentali. In particolare lo sviluppo delle partite Iva nell’ICT, oltre a produrre occupazione e ricchezza in maniera diretta, hanno un impatto sugli attuali modelli economici e di politica gestionale. Parlare oggi di economia digitale vuol dire parlare anche dell’evoluzione delle professioni che la agevolano”.
Mag 23