“La Centrale Enel a biomasse presente nella Valle del Mercure continua ad operare al di là delle condizioni previste dal decreto che ne ha consentito la realizzazione”. E’ questa la denuncia che, tramite interrogazione parlamentare, i senatori del MoVimento 5 Stelle Saverio De Bonis, Agnese Gallicchio e Silvana Abate, hanno formulato al ministro dell’Ambiente relativamente all’impianto operante nel Parco del Pollino.
“Com’è noto – spiegano i tre parlamentari – l’impianto è localizzato nel Comune di Laino Borgo in provincia di Cosenza, ma al confine con la Basilicata, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino. La relazione di Piano per il Parco del Pollino del 2011 precisava come il progetto di riattivazione in esercizio con impiego di biomasse quale combustibile, apparisse improponibile, per la scarsa efficienza dell’impianto con rendimenti di appena il 26% e le eccessive dimensioni dello stesso, in contrasto con un modello di filiera biomassa-energia sostenibile. Inoltre nel vecchio regolamento del Parco del Pollino era sì prevista l’attività di impianti del genere, ma a patto che non superassero i 3 MW elettrici. L’11 giugno del 2015 il Consiglio dei Ministri, dopo che più volte la Giustizia amministrativa, accogliendo i ricorsi dei Comuni di Rotonda e Viggianello, delle associazioni e dei comitati, aveva annullato le autorizzazioni rilasciate poiché palesemente illegittime, aveva approvato, a firma del presidente Matteo Renzi, una deliberazione in cui si dava atto che sussisteva la possibilità di procedere alla riattivazione e all’esercizio di un impianto di energia elettrica alimentato a biomassa vegetale prodotta in via diretta con l’esclusione di prodotti classificabili come rifiuti, della potenza di 35 MW netti, a condizione che fossero rispettate le prescrizioni impartite in sede di conferenza di servizi, che fossero attuate le disposizioni contenute nell’Accordo di compensazione sottoscritto il 14 ottobre 2014, e che in sede di approvazione del Piano del Parco da parte delle Regioni interessate venisse apposta espressa deroga relativamente alla potenza installata. Ad oggi quest’ultima condizione non è senz’altro rispettata, visto che non è stato modificato il Piano del Parco e anche per le altre ci sarebbe molto a cui ridire. Non è chiara infatti la provenienza delle biomasse che alimentano la centrale, che certamente non derivano da processi virtuosi e di filiera corta. D’altra parte la maxi inchiesta Stige della DDA di Catanzaro, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri, ha certificato che la criminalità organizzata ha messo in atto un modello organizzativo estremamente efficace che si è ampiamente infiltrato nelle forniture a tutte le centrali calabresi e quella del Mercure, per il notevole fabbisogno di forniture che richiede e l’ assenza di validi controlli è, ad oggi, proprio quella più appetibile.”
“In conclusione – spiegano i senatori – sulla Centrale Enel di Laino Borgo non è possibile continuare a far finta di nulla: l’impianto va ridimensionato e lo Stato deve intervenire affinchè non vengano compiuti abusi. Al momento, per come sta operando, questo insediamento rappresenta infatti uno sfregio su uno dei patrimoni naturalistici più rilevanti del nostro territorio, una ferita che non possiamo tollerare.”